‘Yehoshua elogia “frontiera” e chiede senso responsabilita’.

M.O. Yehoshua elogia "frontiera" e chiede senso responsabilita’

Non ha tradito le aspettative la conferenza che si e’ aperta oggi all’Istituto Van Leer di Gerusalemme che vede riuniti scrittori israeliani e italiani sul tema "La letteratura e l’impegno". Il piu’ celebrato degli autori israeliani contemporanei, Abraham B. Yehoshua, ha incantato i presenti, tra i quali i presidenti di Israele e Italia, Shimon Peres e Giorgio Napolitano, giunti poco prima per inaugurare i tre giorni di dialoghi ed incontri, con un’appassionata difesa del concetto di "frontiera", intesa non solo nel suo senso fisico e territoriale anche come bisogno di "responsabilita’" da una parte e dall’altra parte della barriera. La conclusione dell’intervento e’ stata seguita da un lungo applauso e dalle congratulazioni di Napolitano e Peres allo scrittore israeliano.

Seduto accanto allo scrittore e germanista Claudio Magris, profondo conoscitore dell’ebraismo e della letteratura israeliana, Yehoshua ha fatto riferimento al romanzo che sta ultimando, che narra la vicenda di un regista israeliano 70enne al quale vengono mostrati i film che aveva girato negli anni Cinquanta e Sessanta. Una delle pellicole vede per protagonista una ragazza che percorre le strade di una Gerusalemme molto diversa da quella attuale, spaccata in due dal muro che tra il 1948 e il ’67 (prima dell’occupazione israeliana della zona palestinese della citta’) separava il settore ebraico da quello sotto il controllo giordano. I ricordi di gioventu’ di Yehoshua quindi camminano sulle gambe di quella ragazza – "Shimon", ha detto lo scrittore rivolgendosi al presidente Peres, "dove ora c’e’ la tua scrivania un tempo c’era un ulivo bellissimo" – che passando accanto alla barriera di cemento che divideva Gerusalemme, non prova alcun turbamento, anzi si sente rassicurata.

La frontiera, in apparenza superata dalla globalizzazione, ha spiegato lo scrittore israeliano rivolgendosi indirettamente ai dirigenti politici, non e’ un concetto errato. "Un merito che attribuisco al sionismo – ha affermato – e’ stato proprio quello di aver dato un significato concreto all’idea di patria (per il popolo ebraico)", un termine, ha aggiunto "che anche la Bibbia cita solo 22 volte". Patria e confini certi per gli ebrei ma Yehoshua ha invocato anche "senso di responsabilita" nella gestione della frontiera, verso chi vive dall’altra parte della barriera.

Le parole dello scrittore, noto per il suo impegno pacifista, hanno percio’ rappresentato una sollecitazione ai leader politici israeliani a procedere verso la separazione, quindi, verso la fine dell’occupazione militare dei Territori e la nascita di uno Stato palestinese, coesistente in pace con quello ebraico. La strada che, probabilmente, Yehoshua indichera’ in modo piu’ netto e politico il prossimo 6 dicembre quando dovrebbe vedere la luce il nuovo partito socialdemocratico israeliano, noto a tutti come "il partito degli scrittori", che negli auspici degli israeliani piu’ progressisti dovrebbe sostituirsi al Partito laburista in lento ma inesorabile declino.

La conferenza all’Istituto Van Leer vedra’ impegnati domani e giovedi’ decine di scrittori israeliani e palestinesi a discutere temi come il retaggio della memoria, l’attualita’ del passato, la provocazione delle parole, la verita’ della poesia. E servira’ anche a fare il punto sulle floride relazioni culturali tra i due Paesi segnate negli ultimi anni da una forte crescita dell’interesse del pubblico italiano verso gli autori israeliani. Shimon Peres da parte sua ha elogiato la letteratura italiana e ricordato in particolare tre autori, con origini ebraiche, che per lungo tempo hanno dominato le sue letture: Elsa Morante, Alberto Moravia e Primo Levi.

Tra gli scrittori italiani che pertecipano alla conferenza figurano Corrado Augias, Ascanio Celestini, Alain Elkann, Giulio Ferroni, Alessandro Piperno, Lidia Ravera e Susanna Tamaro. Tra quelli israeliani, oltre a Yehoshua, si segnalano David Grossman, Nissim Calderon, Yael Hedaya, Eli Amir, Alon Hilu e Yehudit Rotem.

Il presidente Napolitano, nel suo intervento di inaugurazione della conferenza, e’ voluto tornato sul caso dell’ultima Fiera del libro di Torino, che ha avuto come ospite d’onore Israele e che per questo ha suscitato qualche polemica. Napolitano ha ribadito di aver voluto "inaugurare personalmente la Fiera del libro di Torino a dispetto di qualche residua contestazione faziosa". "Mi e’ sembrato giusto – ha aggiunto – mettere in luce quel che ci unisce anche nell’impegno a fare della letteratura e della cultura un potente fattore di avvicinamento e di solidarietà tra i popoli e di comune civilizzazione contro ogni forma di imbarbarimento del mondo globalizzato in cui siamo chiamati a vivere".

Il capo dello Stato ha sottolineato di essere a Gerusalemme proprio per "confermare l’impegno dell’Italia in ogni modo lo sforzo necessario perchè avanzi e si concluda finalmente il processo di pace, perchè Israele possa vivere e progredire in piena sicurezza, in pacifica coesistenza e amicizia con tutti gli Stati della regione, compreso il nuovo di Stato che potrà sorgere in questa terra nel segno dell’autodeterminazione del popolo palestinese".

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