L’Associazione dei Palestinesi in Italia, tra Festival, progetti e missioni umanitarie

downloadDomenica 23 aprile si è svolto a Milano il XVIII Festival di solidarietà con il popolo palestinese, organizzato dall’onlus ABSPP – Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese – e dall’Associazione dei Palestinesi in Italia. Il Festival ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico – circa 2000 persone –, di una nutrita rappresentanza delle comunità islamiche italiane e di relatori di spicco provenienti dal mondo politico italiano e arabo. InfoPal ne ha parlato con il presidente API, l’arch. Mohammad Hannoun.

InfoPal. Qual è il bilancio di questa edizione del Festival?

M.H. E’ indubbiamente molto positivo. L’ampia partecipazione e rappresentanza delle comunità islamiche rivela che i musulmani hanno a cuore la Palestina e questo è molto incoraggiante. Va sottolineata anche la presenza di vari politici italiani, soprattutto in un momento di forte attacco mediatico contro il Festival, l’API, l’Abspp e la mia persona. I parlamentari nostri ospiti non si sono fatti spaventare dagli attacchi che certi media hanno lanciato a ridosso dell’evento. Dunque, la loro partecipazione significa che sono con noi, con la Causa Palestinese, e che non hanno tenuto conto dei vergognosi articoli, indegni di un Paese sovrano e democratico, scritti da determinati giornali. Certi media, che si fanno portavoce in Italia del colonialismo sionista, hanno tentato la via della diffamazione contro di noi, nella speranza di allontanarci dal mondo politico e dell’attivismo pro-Palestina in Italia, ma hanno sbagliato i loro calcoli, nonostante l’uso manipolatorio dell’informazione da loro effettuato. La presenza al Festival di un vasto pubblico e di politici di spicco lo ha dimostrato. Nell’incontro tra parlamentari italiani e arabi, svoltosi in quell’occasione, sono state fatte dichiarazioni importanti, di condanna della colonizzazione sionista e della confisca di terra palestinese in corso da decenni. Noi sappiamo di appartenere a un popolo oppresso e apprezziamo chi ci sostiene.

InfoPal. Quali sono stati gli obiettivi del Festival di Solidarietà?

M.H. Direi principalmente i seguenti: 1) sensibilizzare la comunità islamica; 2) creare voci pro-Palestina in Italia; 3) finanziare progetti di solidarietà

InfoPal. Quali sono i progetti presentati?

M.H. Ne abbiamo presentati diversi e destinati alla Striscia di Gaza, a Gerusalemme, all’adozione a distanza degli orfani in Palestina e nei campi profughi nei Paesi arabi e al sostegno dei bisognosi in generale.                                                                                                                                                           I problemi principali di Gaza sono: 1) l’acqua. E’ di mare, non potabile; 2) la ricostruzione a seguito di tre offensive israeliane. Ci sono ancora oltre 5000 famiglie senzatetto e altre in case danneggiate e pericolanti. La gente preferisce dormire in una casa pericolante piuttosto che rinunciarvi. Altri hanno piazzato tende davanti alle macerie della propria abitazione.                                                         Per quanto riguarda Gerusalemme: i cittadini palestinesi soffrono molto per la demolizione delle case, la disoccupazione, le scuole insufficienti e sovraffollate, la povertà. Tutti effetti delle politiche di discriminazione israeliana contro i Palestinesi. Prevediamo dei fondi da destinare a progetti a loro sostegno.

InfoPal. E’ in partenza per una nuova missione umanitaria tra i profughi palestinesi in Libano. Ce ne vuole parlare?

M.H. La missione partirà domenica 30 aprile, con ritorno in Italia il 3 maggio. La delegazione è composta da cinque parlamentari: Michele Piras, Giovanna Martelli, Franco Bordo, Fabrizio Del Prete e una responsabile del movimento Sel. Inoltre ci saremo io e Sulaiman Hijazi, in rappresentanza di Abspp e Api. Ci poniamo tre obiettivi: 1) far conoscere ai politici italiani la realtà dei profughi palestinesi in Libano (si tratta di oltre 500mila persone che affollano campi gestiti dall’Unrwa), le loro condizioni a livello sanitario, scolastico, umanitario; 2) incontrare le realtà politiche palestinesi in Libano; 3) incontrare le autorità libanesi per sensibilizzarle sui diritti dei profughi in Libano; 4) incontrare i dirigenti dell’Unwra.

InfoPal. Dal 17 aprile è in corso uno sciopero della fame dei prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane. Si tratta di un’iniziativa di massa. Che analisi ne fa?

M.H. E’ uno sciopero che sta crescendo in quantità e qualità. E’ iniziato con 1500 e ora si parla di 2500 prigionieri coinvolti.  C’è una programmazione a scaglioni, per non partire con tutti e 7000 i detenuti presenti nelle carceri israeliane: si aggiungono ogni giorno decine di prigionieri. Per la prima volta i prigionieri di Fatah partecipano allo sciopero, con la personalità di spicco di Marwan Barghouti. Coinvolge tutti i partiti. Sarà uno sciopero ad oltranza fino all’ottenimento dei loro diritti umani basilari. Non è il primo sciopero, ma in termini numerici è il più grande. Sono decisi a continuare. C’è un coinvolgimento internazionale e va affiancato da tutte le realtà palestinesi e della diaspora. A Milano, domenica, ci sarà una manifestazione-presidio in loro sostegno.