Dopo la chiusura forzata della centrale elettrica di Gaza, peggiorano le condizioni umanitarie dei circa 1,7 milioni di abitanti nella Striscia di Gaza

Gaza – Pchr. Dopo la chiusura forzata della centrale elettrica di Gaza, peggiorano le condizioni
umanitarie dei circa 1,7 milioni di abitanti nella Striscia di Gaza.

Il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) teme seriamente che le condizioni umanitarie della
popolazione peggiorino con l’aggravarsi della crisi elettrica a Gaza.
La mattina di venerdì 1° novembre 2013, la centrale elettrica di Gaza ha smesso di funzionare, vista la
mancanza del combustibile necessario per il suo funzionamento. Il PCHR teme che la crisi attuale possa
condizionare significativamente l’accesso di 1,7 milioni di Palestinesi ai servizi di prima necessità, compreso
il rifornimento di acqua potabile, e che questa crisi possa causare, allo stesso tempo, il blocco di settori
indispensabili quali la sanità, l’igiene pubblica e l’istruzione.

Secondo l’analisi fornita dal PCHR a proposito dell’ormai cronica crisi energetica che colpisce la Striscia di
Gaza, l’Autorità Palestinese per l’Energia ha annunciato che le attività alla centrale elettrica di Gaza sono
state totalmente interrotte la mattina di venerdì 1° novembre 2013. L’Autorità per l’Energia avrebbe sostenuto che la medesima autorità a Ramallah ha interrotto il rifornimento di combustibile necessario per far funzionare la centrale imponendo una tassa sul prezzo del combustibile. Tuttavia, l’Autorità Palestinese per l’Energia ha dichiarato di non essere in grado di pagare le tasse sul prezzo del combustibile industriale. In tutta risposta, l’Autorità per l’Energia a Ramallah ha negato qualsiasi altro rifornimento di combustibile destinato alla centrale. Risultati: totale assenza di
combustibile e chiusura della centrale.
La chiusura della centrale elettrica di Gaza ha inciso pesantemente sulle condizioni umanitarie della
popolazione della Striscia visto il deficit creato in termini di bisogni energetici quotidiani. La Compagnia per
la Distribuzione dell’Energia (GEDCO) ha dovuto aumentare le ore previste per il taglio dell’energia elettrica
da 8 a 12 ore ogni giorno, nelle case e nelle strutture che offrono servizi di prima necessità. Di
conseguenza, questo programma (che viene applicato a tutti gli effetti) secondo il quale l’energia verrà
distribuita per sei ore e poi tagliata per dodici ore non farà altro che peggiorare le condizioni umanitarie in
cui vive la popolazione della Striscia di Gaza. Va ricordato che la centrale elettrica forniva circa 65
megawatt negli anni della sua ricostruzione e riabilitazione dopo essere stata colpita e distrutta dalle forze
Israeliane nel giugno del 2006. La centrale funzionava dal giugno 2012 fino a produrre 100 megawatt.
L’Autorità per l’Energia ha affermato che a Gaza viene fornita l’energia elettrica in questo modo: 120
megawatt provengono da Israele e 27 megawatt dall’Egitto.

La centrale di Gaza vede ridursi pesantemente i rifornimenti di combustibile (indispensable per il suo
funzionamento) da parte dell’Egitto attraverso i tunnel scavati sotto il confine tra Gaza ed Egitto: i
rifornimenti, infatti, sono stati quasi completamente interrotti per circa due mesi. Di conseguenza,
L’Autorità per l’energia di Gaza ha dovuto acquistare combustibile da Israele grazie alla sua controparte a
Ramallah. A quel punto l’Autorità Palestinese (PA) a Ramallah ha eliminato le tasse per l’acquisto del
combustibile. Ma l’Autorità per l’Energia a Ramallah ha chiesto alla sua omologa a Gaza di pagare le tasse
sui rifornimenti di combustibile vista l’attuale crisi finanziaria della PA. L’Autorità per l’Energia a Gaza si é
rifiutata di pagare le tasse sostenendo di non poterselo permettere.
Il PCHR studia gli effetti della crisi energetica sulla Striscia di Gaza da quando la centrale elettrica ha smesso
di funzionare dopo l’attacco e la distruzione da parte delle forze israeliane nel giugno del 2006, che ha avuto
effetti catastrofici sull’apporto e la distribuzione di energia elettrica nella Striscia di Gaza. Il PCHR sta anche
seguendo l’impatto dell’attuale scissione politica palestinese: i due partiti non sono riusciti a trovare
soluzioni che tenessero in conto il bene dei civili palestinesi a Gaza, a impedire che le condizioni umanitarie
a Gaza peggiorassero e tantomeno a fornire le risorse energetiche e il combustibile necessari per far
funzionare la centrale elettrica di Gaza.
Il PCHR teme seriamente che le condizioni umanitarie della popolazione peggiorino ulteriormente dal
momento che la crisi energetica ha inciso sui bisogni quotidiani della popolazione, violando il loro diritto
d’accesso a servizi di prima necessità, quali l’accesso alle strutture mediche e alle cure, alle strutture
educative (incluse scuole e università), ai servizi idrici, compresa l’acqua potabile nelle case, e a tutti gli altri
servizi primari.
Seguendo passo passo gli effetti del peggioramento della crisi energetica, il PCHR ha osservato un serio
deterioramento delle condizioni umanitarie degli abitanti di Gaza:

• Circa 1,7 milioni di abitanti della Striscia di Gaza devono far fronte a carenze che investono qualsiasi
aspetto della loro vita quotidiana, cosa che ha condizionato le loro esigenze primarie, compresi i
servizi sanitari, l’accesso all’acqua, i servizi d’igiene pubblica e la possibilità di rispondere alle
esigenze degli studenti di scuole e università.
• Il peggioramento delle condizioni sanitarie nelle strutture mediche della Striscia di Gaza dovuto, da
un lato, all’incapacità di compensare il taglio prolungato dell’elettricità, e dall’altro all’incapacità di
fornire il combustibile necessario per azionare i generatori d’energia alternativi in queste stesse
strutture; si aggiunga il guasto di molti macchinari e strumenti medici negli ospedali e nelle
strutture mediche della Striscia di Gaza.
• Centinaia di pazienti negli ospedali corrono seri rischi di salute perchè la strumentazione medica
non è gestita regolarmente, soprattutto nelle unità di terapia intensiva e in altre unità come
cardiologia o nefrologia.
• Gli enti locali, compresi i comuni e le amministrazioni locali dei villaggi, non sono in grado di fornire
combustibile alternativo per assicurare il funzionamento dei servizi di primaria importanza rivolti
alla popolazione, inclusa l’acqua e i servizi di igiene e sanità pubblica. Le proteste dei cittadini hanno
iniziato a farsi sentire perché non dispongono nemmeno d’acqua nelle proprie case, soprattutto
negli edifici più alti.
• Diversi fornai nella Striscia di Gaza hanno detto di aver in parte interrotto il proprio lavoro per via
del taglio prolungato dell’elettricità e della scarsa disponibilità di combustibile utiizzato per far
funzionare le macchine. Chiunque può notare file enormi di gente che si accalca per ore di fronte ai
forni per soddisfare un proprio bisogno primario.
• I servizi legati all’istruzione nelle università e nelle strutture educative vivono un serio disordine, che
ha comportato l’interruzione delle attività in molti laboratori e il rinvio di alcune prove per via della
carenza di elettricità e della mancanza di risorse energetiche alternative. L’aggravarsi della crisi
energetica ha coinciso con gli esami di metà trimestre che sono iniziati circa una settimana fa nelle
scuole e nelle università della Striscia di Gaza. La maggior parte delle scuole statali è ancora senza
elettricità e non è in grado di fornire soluzioni alternative agli studenti.
• Centinaia di organizzazioni e associazioni nella Striscia di gaza hanno dovuto rimandare le proprie
attività e i propri programmi per la totale assenza di elettricità tutto il giorno e l’impossibilità di
fornire fonti elettriche alternative per far funzionare i propri strumenti e macchinari.
• Il malessere della popolazione di Gaza si è aggravato seriamente, specialmente per chi vive nei
palazzi più alti e chi ha bisogno di prendere l’ascensore per salire e scendere del proprio
appartamento. Dozzine di abitanti, inclusi gli anziani e le persone affette da malattie croniche, ne
hanno risentito enormemente.

Il PCHR sta seguendo la crisi energetica a Gaza con molta preoccupazione e:
1.Si rivolge a tutte le autorità di competenza, compreso il governo di Ramallah, il governo
palestinese a Gaza e la Compagnia di Distibuzione dell’Energia Elettrica a Gaza perché si impegnino
a fornire il combustibile necessario per far funzionare la centrale elettrica e per garantire il normale
svolgimento di tutte le attività senza interruzioni.
2. Mette in guardia sulle gravi conseguenze della chiusura della centrale elettrica in tutti i settori più
importanti, inclusi i servizi di base, per circa 1,7 milioni di palestinesi che vivono a Gaza:
l’approviggionamento di acqua potabile, i gravi disagi nelle strutture mediche, compresi ospedali e
centri medici, oltre agli impianti fognari e al settore dell’istruzione.
3.Chiede alla comunità internazionale di far pressione su Israele, le forze d’occupazione secondo la
legge umanitaria internazionale, perché venga posto fine al blocco imposto sulla striscia di Gaza dal
Giugno 2007; perché rispettino i propri impegni stabiliti dalla legge nei confronti della popolazione
della Striscia di Gaza e assicurino l’accesso a tutti i medicinali, il cibo e i servizi primari, incluso il
combustibile da impiegare per far funzionare la centrale elettrica di Gaza.

Traduzione di Chiara Nanni