La guerra dell’Isis contro Hamas a Gaza

MEMO. Di Asa Winstanley. Nel discorso ridicolo all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel 2014, Benjamin Netanyahu dichiarò che l’Isis e Hamas sono rami dello stesso albero velenoso».  E ancora: «Se si parla dei loro obiettivi ultimi, Hamas è l’Isis e l’Isis è Hamas». 
Da allora questo è stato un tema ricorrente dell’inetta propaganda israeliana. Lo stato sionista assorbe fondi internazionali da anni. Le azioni brutali e razziste contro i palestinesi indicano che Israele è diventato sempre meno popolare nel mondo, in particolare tra i giovani, le persone istruite e i liberali.
Le elezioni hanno confermano questo andamento da un po’ di tempo. L’appoggio entusiasta del presidente Usa Trump a Israele ha solo esacerbato questa tendenza, che coinvolge anche i giovani ebrei in America. L’appoggio evidente dei suprematisti bianchi e degli antisemiti (ironicamente pro-Israele) rende le cose ancora peggiori.
Il declino costante di Israele in questo senso indica che esso fa maggior affidamento agli aiuti delle destre estremiste. Tra i sempre meno  amici su cui Israele può contare, negli Stati Uniti, troviamo alcuni tra i più fanatici elementi dei cristiani evangelici di destra. Tra questi troviamo il pastore John Hagee, un odioso piccolo anti-semita che predica che «Hitler era un cacciatore» mandato dal Signore per «acciuffare» gli ebrei e rimandarli in Israele per soddisfare la sua distorta visione di profezia biblica.

Tali personaggi e i peggiori elementi anti-islamici della società spesso si sovrappongono. Tra gli islamofobi – come tra gli anti-semiti – c’è una tendenza a generalizzare nei riguardi di interi gruppi di popolazione. Le parole di Netanyahu all’Onu, perciò, sembrano calcolate per attrarre quel pubblico specifico.
Anzi, come è ben documentato, Hamas e l’Isis, il così detto Stato Islamico, si oppongono profondamente, e sono da anni in guerra aperta tra loro. Hamas ha impedito all’Isis di formare alcun gruppo nella Striscia di Gaza.
Un funzionario di Hamas ha detto il mese scorso a un giornalista di Gaza, Hamza Abu Eltarabesh – collaboratore di The Electronic Intifada – che le autorità palestinesi nell’enclave assediata detengono 550 combattenti, nelle loro carceri, sospetti di appartenere allo Stato Islamico. Il gruppo ha una propria base nella vicina penisola del Sinai.
Lo scorso agosto c’è stato il primo attacco suicida dell’Isis contro Hamas, che ha portato a un giro di vite nei confronti dei simpatizzanti del gruppo infiltrati nella Striscia. A ottobre, Tawfiq Abu Naim, il capo dei servizi per la sicurezza interna di Hamas, è stato ferito in un attentato con autobomba. Alcuni leader di Hamas hanno fatto intendere pubblicamente che l’evidente tentativo di assassinio è stata opera di Israele, che di fatto invia spesso le proprie squadre della morte contro i leader del Movimento di resistenza islamico. Come ha raccontato Abu Eltarabesh, però, è possibile pure che i responsabili siano cellule estremiste collegate all’Isis.


I motivi di questo conflitto sono profondi e hanno ragioni ideologiche e politiche. Come hanno molte volte spiegato i suoi leader, tra i quali Khaled Meshaal, Hamas è fondamentalmente un Movimento di liberazione nazionale con una propensione islamista. L’Isis, al contrario, è un gruppo religioso estremista suprematista, responsabile di violenti attacchi contro altre religioni e altre sette. Semplificando, l’Isis attacca i cristiani, mentre Hamas li protegge. Pertanto, dato che Hamas ha partecipato a elezioni democratiche, l’Isis considera Hamas un gruppo di infedeli.
Ora che l’Isis combatte, essenzialmente, con Israele contro Hamas, alcuni sospettano un coinvolgimento più profondo tra il così detto «Stato Islamico» e il sedicente «Stato Ebraico».
Secondo Abu Eltarabesh «c’è un’evidente confluenza di interessi tra il gruppo del Sinai dello Stato Islamico e Israele nella loro battaglia contro Hamas. Alcuni analisti e membri di Hamas suggeriscono una collusione diretta che coinvolge Israele e lo Stato Islamico. Secondo Hussam Al-Dajani, un lettore politico all’università Ummah di Gaza, entrambi hanno interessi nell’assassinio di Abu Naim».
Voci secondo le quali Israele finanzi, armi e aiuti gruppi jihadisti anti-Hamas a Gaza, girano da anni. Considerato l’appoggio aperto dato da Israele a militanti collegati ad Al-Qa’ida nel sud della Siria, non ci sarebbe nulla di strano.
All’inizio del mese in corso un altro video Isis di terribile propaganda anti-Hamas è stato messo in circolazione. In questo video i combattenti di Hamas vengono attaccati in quanto «apostati», e un uomo palestinese, accusato di aiutare Hamas, viene ammazzato a colpi di arma da fuoco. Il New York Times ha descritto ciò una dichiarazione di guerra su Hamas; a quanto pare gli editori del quotidiano non conoscono la natura fondamentalmente opposta dei due gruppi e la storia di inimicizia letale che esiste tra loro.
Il quotidiano ha anche riportato le dichiarazioni rilasciate da funzionari anziani di Hamas, nelle quali si sostiene che Israele potrebbe essere coinvolto con l’Isis nel Sinai. Salah Bardawil ha definito il video una produzione sionista. Secondo Mahmoud Al-Zahar, l’Isis «non vuole che Hamas abbia delle armi per resistere all’occupazione israeliana». 
In realtà Israele ha una lunga storia di tradimenti e di aiuti ai nemici dei propri nemici – Isis compreso. La dottrina di Israele è: «Che si scannino a vicenda».
E allora, Israele sta armando l’Isis nel Sinai? Non ci sono prove a riguardo, ma, considerati i precedenti storici, non sarebbe la cosa più strana che succede nella regione.
Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice