L'Onu vota per una parziale risposta alla commissione Goldstone

Ginevra – Maan. Il Consiglio per i diritti umani Onu ha approvato ieri alcune delle raccomandazioni della commissione Goldstone, nominata dall'Onu per indagare sull'attacco israeliano nella Striscia di Gaza; il voto ha però sollevato le critiche delle associazioni umanitarie.

La squadra del giurista sudafricano Richard Goldstone ha dimostrato che Israele e i gruppi armati palestinesi commisero crimini di guerra e – probabilmente – contro l'umanità durante il conflitto del 2008-2009.

La mozione avanzata dai gruppi arabi e islamici in seno alle Nazioni Unite chiedeva che il segretario generale dell'Onu e il commissario generale per i diritti umani implemtassero le raccomandazioni del rapporto della commissione.

Una delle raccomandazioni chiave era quella di sottoporre entrambe le parti alla Corte penale internazionale (Cpi) nel caso non fossero riuscite a intraprendere indagini credibili in maniera autonoma.

La settimana scorsa, il Consiglio per i diritti umani ha rilevato che, sia israeliani, sia palestinesi, hanno fallito nell'adempiere a questo compito. Questo, sostengono gli esperti dell'Onu, sta a significare che il passo successivo sarà la convocazione di un processo.

Tuttavia, la bozza appoggiata dall'Autorità nazionale palestinese (Anp) non chiede d'inviare il report alla Cpi; una mancanza che le associazioni umanitarie condannano come ennesima violazione dei diritti delle vittime palestinesi.

L'Alto commissario Onu per i rifugiati ha accolto con favore le parole del rapporto Goldstone sollecitando la commissione palestinese a proseguire nelle indagini e inoltre, ha lodato la collaborazione dell'Anp e il report sulle indagini internazionali redatto dalla commissione indipendente di Isa Abu Sharar.

Da parte sua, l'Agenzia per i rifugiati ha condannato la non-collaborazione d'Israele, che ha intralciato i tentativi della commissione Onu di valutare la risposta israeliana alla richiesta dell'Assemblea Generale e del Consiglio per i Diritti umani di condurre un'inchiesta indipendente e conforme agli standard internazionali.

La mozione chiede quindi che Israele adempia ai suoi doveri ed effettui indagini approfondite, efficaci, rapide e prive d'interferenze politiche, e rinnova inoltre il mandato della Commissione Onu di esperti indipendenti, incaricando l'Alto commissario di continuare ad assisterla nel suo lavoro.

La risoluzione blocca l'attuazione

Nelle settimane precedenti al voto, le organizzazioni umanitarie avevano già avvertito che la risoluzione avrebbe ritardato la fase di realizzazione delle raccomandazioni.

Il tempo speso con le inefficaci procedure interne non porterà a nulla, sostengono gli esperti di diritti umani a Ginevra.

“Hanno ucciso il metodo Goldstone – ha commentato uno di loro – Non rimarrà nessun provvedimento a cui dare seguito”.

“La decisione dell'Anp di non cercare giustizia a livello internazionale perpetua queste pratiche e nega i diritti delle vittime – ha affermato una coalizione di associazioni umanitarie in un appello pubblicato ieri – La leadership palestinese sta asservendo la giustizia alla politica ed estende l'impunità all'esercito israeliano e ai leader politici”.

“Appoggiando questa risoluzione, la leadership palestinese e la comunità internazionale stanno trasmettendo un messaggio pericoloso: quanto è accaduto a Gaza nel 2008-2009 è accettabile”, è stato il commento delle associazioni presenti a Ginevra, che hanno aggiunto: “Con il persistere di una simile impunità, i palestinesi non avranno alcuna garanzia che questi crimini non si ripeteranno”.

L'Anp aveva già suscitato indignazione in patria quando, lo scorso ottobre, il suo inviato a Ginevra aveva rimandato il dibattito sul report sotto le pressioni di Usa e Israele accusando il documento di partigianeria.

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