Mohammad Mahmoud Dawoud Halabiyeh in carcere per una corsa

A cura dei Giovani Palestinesi d’Italia. Mohammad Mahmoud Dawoud Halabiyeh è stato arrestato a 16 anni. La sua colpa? Ora ve lo raccontiamo.

Il 16 febbraio 2010 Mohammad si trovava in un quartiere di Gerusalemme con i suoi amici Anas e Ayyad, e mentre passavano davanti a una base militare israeliana furono sorpresi da una pattuglia della polizia di occupazione. Tenendo le armi puntate, i soldati avanzarono verso i ragazzi che, spaventati, alzarono le braccia in segno di resa, senza in realtà aver fatto niente. Mohammad, invece, iniziò a correre verso casa. Nel tragitto, saltò giù da una casa abbastanza alta cadendo di faccia e fratturandosi così la tibia e la fibula della gamba sinistra.

Raggiunto da un soldato, Mohammad gli disse del dolore e delle fratture. Il soldato ridendo gli lanciò una bomba sonora a meno di mezzo metro di distanza. Quando fu portato via, fu sottoposto a violenze verbali con insulti rivolti a lui e alla madre, che continuarono anche dopo essere giunto alla base militare. L’abuso verbale e fisico durò circa mezz’ora finché non fu trasferito all’ospedale per l’aggravarsi situazione della gamba.
Ciò non fermò i soldati che lo arrestarono e più volte fu percosso su tutto il corpo e intenzionalmente preso a calci alla gamba ferita.

Le torture e i maltrattamenti continuarono per i 5 giorni consecutivi dal suo arresto. Si raggiunse il limite nell’ospedale Hadassah, dove i soldati israeliani spingevano più volte le siringhe nella mano e nella gamba del ragazzo, gli coprivano la bocca con del nastro adesivo, gli davano pugni in faccia.

Fu sottoposto ad azioni barbare, come colpi inferti all’addome con un bastone, deprivazione del sonno nel tentativo di impedirgli di raccontare i maltrattamenti subiti da parte della polizia israeliana.

Impavido, Mohammad rilasciò una dichiarazione ufficiale al suo interrogatore in cui descrisse tutte le torture e gli abusi subiti. I soldati israeliani, infastiditi delle pesanti accuse, minacciarono il ragazzo di morte se non le avesse ritirate.

Per oltre un anno, Mohammad fu processato in tribunali militari israeliani per cinque accuse relative al lancio di cocktail Molotov, e lasciato nella prigione di Ofer, in una sezione con detenuti adulti, in violazione del diritto internazionale.

Il 6 giugno 2011, il giudice ritenne Mohammad colpevole di tutte le imputazioni e il 18 luglio 2011
venne condannato a tre anni di prigione.
Durante il suo arresto, nei primi 4 mesi, non gli fu permesso di ricevere alcuna visita dei suoi familiari.

Tale situazione è del tutto normale nelle carceri israeliane perché le autorità dello stato israeliano cercano di isolare i prigionieri durante il periodo iniziale di detenzione.

Per ragioni di “sicurezza”, a Mohammad non fu nemmeno permesso di usare il telefono e quindi non ebbe contatti con il mondo esterno, se non con il suo avvocato. Dopo i 4 mesi, la sua famiglia ebbe la possibilità di vederlo una volta al mese, e poi una volta ogni due settimane.