OCHA: Israele continua ad uccidere i bambini palestinesi

Ramallah-PIC. Due bambini palestinesi sono stati uccisi dai militari israeliani durante le proteste della “Grande Marcia del Ritorno” nella Striscia di Gaza assediata mentre non costituivano alcun pericolo per i soldati, come ha riferito l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA). 

I due ragazzi (di 14 e 17 anni) sono stati colpiti da proiettili ed uccisi venerdì 8 febbraio in due diversi episodi avvenuti in prossimità della recinzione di confine. 

Secondo le associazioni per i diritti umani, entrambi gli incidenti sono avvenuti tra i 60 ed i 250 metri dalla rete di recinzione ed i due bambini non costituivano una minaccia per le forze israeliane. Nello stesso giorno, secondo fonti israeliane, alcuni Palestinesi hanno lanciato ordigni esplosivi contro i militari israeliani ed hanno tentato di danneggiare la recinzione di confine con Israele, ma non vi sono stati feriti. 

L’OCHA ha riferito che altri due Palestinesi sono deceduti per le ferite riportate in nei giorni precedenti, mentre 530 sono rimasti feriti. 

Le altre due vittime, entrambi uomini, sono morte per le ferite subite durante le manifestazioni delle settimane precedenti (18 e 29 gennaio), tra cui una dimostrazione svolta sulla spiaggia per protestare contro il blocco navale; una delle vittime è stata colpita da proiettili e l’altra da un lacrimogeno. 

Questi incidenti, aggiunge l’OCHA, portano il numero delle fatalità palestinesi durante le proteste di Gaza, iniziate nel marzo 2018, a 263, tra cui 49 bambini. 

Tra i feriti durante il periodo delle proteste, 248 sono stati trasportati in ospedale, tra cui 64 persone colpite da proiettili; i restanti sono stati medicati sul campo, secondo il Ministro della Sanità di Gaza. 

In almeno altre 40 occasioni, al di fuori delle proteste, le forze israeliane hanno sparato in aria per avvertimento, sia a terra che in mare. Un Palestinese è rimasto ferito in uno di questi episodi. Oltre a ciò, cinque bambini palestinesi sono stati arrestati mentre, secondo quanto riportato, stavano tentando di entrare in Israele. In altre tre occasioni i militari israeliani sono entrati a Gaza attuando distruzione di terreni ed operazioni di scavo nelle vicinanze del perimetro di recinzione.

In Cisgiordania, due Palestinesi, tra cui una ragazza, sono stati colpiti ed uccisi, mentre un ragazzo è rimasto ferito, dalle forze israeliane in due presunti attacchi vicino ai posti di blocco israeliani. Il 30 gennaio, una guardia di sicurezza privata israeliana ha colpito ed ucciso la ragazza palestinese di 16 anni presso il posto di blocco di al-Zaayyem (a Gerusalemme), dopo un presunto tentativo di attacco con coltello; il suo corpo è tuttora trattenuto dai militari israeliani.

Il 4 febbraio gli israeliani hanno colpito ed ucciso un ragazzo ventenne e ferito un sedicenne. Dall’inizio del 2019, tre Palestinesi, tra cui un bambino, sono stati uccisi dalle forze israeliane in presunte aggressioni anti-occupazione compiuti in Cisgiordania.

Sempre in Cisgiordania, 35 Palestinesi, tra cui almeno undici bambini, sono stati feriti dalle forze israeliane durante le proteste e gli scontri. Almeno la metà di tutti i feriti (16) si sono registrati durante la manifestazione settimanale che si tiene contro l’espansione coloniale sulle terre palestinesi, nel villaggio di al-Mughajjir [Ramallah].

Sul totale dei feriti riportati durante questo periodo, il 34% sono stati causati da proiettili, il 31% da inalazione di lacrimogeni che hanno richiesto l’intervento medico, il 31% da proiettili rivestiti in gomma, ed il restante 4% con altri mezzi.

Allo stesso tempo, quindici strutture sono state demolite o sequestrate a Gerusalemme occupata e nell’Area C a causa della mancanza di permessi di costruzione emessi da Israele, dislocando 39 Palestinesi e colpendo anche i mezzi di sussistenza di almeno altre 70 persone. Sette delle dieci strutture colpite a Gerusalemme occupata, tutte residenziali, sono state demolite dai loro stessi proprietari dopo aver ricevuto le ordinanze finali di demolizione per evitare di incorrere in ulteriori multe, secondo le testimonianze raccolte. Le altre cinque strutture erano situate nell’Area C. In tutto, 48 strutture sono state demolite o sequestrate da Israele in Cisgiordania dall’inizio del 2019.

Il 6 febbraio, le forze israeliane hanno dislocato, per circa 14 ore, 400 Palestinesi nella zona settentrionale della Valle del Giordano durante esercitazioni militari di Israele. Ciò ha interrotto la vita e l’accesso ai servizi di due comunità di pastori che si trovano in una zona denominata “zona di fuoco”: Khirbet al-Ras al-Ahmar e Hammamat al-Maleh. Le comunità situate in queste zone sono spesso disturbate da un ambiente coercitivo che mette i loro residenti a rischio di sfollamento forzato.

Sempre nella parte settentrionale dell’Area C, nella Valle del Giordano, le autorità israeliane hanno sradicato circa 500 alberi, hanno distrutto 4 dunum di terre coltivate ed hanno causato danni ad una rete di irrigazione, con la scusa che quest’area è “zona statale”.

Circa altri 425 alberi e 14 veicoli sono stati danneggiati da vandali, ed un Palestinese è stato ferito durante una aggressione compiuta da coloni israeliani, ha riferito inoltre l’OCHA.

Traduzione per InfoPal di Aisha Tiziana Bravi