PCHR organizza un evento in solidarietà al detenuto amministrativo Mohammed al-Qeeq

In collaborazione con il Comitato dei prigionieri delle Fazioni islamiche e nazionali, il PCHR organizza un evento in solidarietà al detenuto amministrativo Mohammed al-Qeeq

Mercoledì mattina, 3 febbraio 2016, il Centro Palestinese per il Diritti Umani (PCHR) ha organizzato un evento al Commodore Hotel a Gaza City, in solidarietà con il giornalista Mohammed al-Qeeq, detenuto in via amministrativae in sciopero di fame. L’evento ha avuto luogo dopo che al-Qeeq è stato in sciopero della fame per 70 giorni consecutivi con il conseguente deterioramento delsuostato di salute tra i vani ripetuti tentativi di alimentazione forzata. Da notare che nei giorni scorsi le forze israeliane hanno costretto al-Qeeq a nutrirsi,violandone il diritto a non essere torturato o trattato con umiliazione e in un modo che mette in pericolo la sua vita.

L’evento è stato aperto dal Dr. Riyadh al-Za’noun, Presidente del Consiglio di Amministrazione, il quale ha sottolineato che al-Qeeq aveva iniziato pubblicamente questo sciopero della fame dopo aver subito oppressione e ingiustizie durante la detenzione amministrativa. Al-Za’noun ha rilevato che la detenzione amministrativa cui è stato condannato al-Qeeq rappresenta un crimine di guerra e una detenzione della libertà di parola, legalizzata dai tribunali israeliani, sebbene la vita di al-Qeeq sia in pericolo. Tutto ciò accade agli occhi del mondo che però rimane immobile.

Nel suo discorso, Yasser Saleh, rappresentante del Comitato dei Prigionieri delle Fazioni islamiche e nazionali, ha sottolineato che al-Qeeq è una persona libera, che si è impegnato a mostrare al mondo le quotidiane violazioni commesse contro il popolo palestinese. Saleh ha aggiunto che le forze israelianemiravano, con la detenzione di al-Qeeq,a colpire e a mettere a tacere lo staff del giornale e a contrastarne la libertà di espressione. Inoltre, ha fatto notare chequando al-Qeeqnon era in prigione faceva resistenza all’occupazione israeliana svolgendo la sua attività di giornalista, mentre in prigione fa resistenza patendo la fame. Saleh ha rilevato che al-Qeeq sta provando a mettere fine alla politica di detenzione amministrativa che può essere applicata contro tutticoloro che praticano la libertà di opinione ed espressione, nonostante le sue critiche condizioni di salute che gli hanno causato la perdita dell’udito e del linguaggio nonché l’offuscamento della vista.

Emad al-Efranji, direttore del Forum dei giornalisti palestinesi, ha affermato che l’occupazione israeliana è motivo di sofferenza del popolo palestinese da decine di anni; quell’occupazione israeliana che ha sradicato il popolo palestinese e occupato la sua terra. Secondo al-Efranji, le forze israeliane arrestano i giornalisti per nascondere la verità, uccidendo e arrestandoli o confiscandone le attrezzature, accusandoli, altresì, di “incitamento dei media”. Al-Efranji ha sottolineato che i giornalisti palestinesi sono conosciuti per la loro devozione sul posto di lavoro, irritandol’occupazione con penne e telecameree, per questo, accusati.

Inoltre, secondo l’avvocato Raji Sourani, direttore del PCHR, non si può parlare di giustizia e legge sotto l’occupazione israeliana, e chi che crede che Israele rispetti i diritti umani e pubblici si sbaglia, perché Israele è l’opposto della giustizia, dei diritti umani e della libertà di espressione. Al-Sourani ha rilevato che,dall’inizio dell’occupazione, i tribunali militari israeliani non hanno mai applicato la legge o la giustizia; piuttosto praticano la legge della giungla giacché tutte le ordinanze militari violano la legge, la giustizia e i diritti umani. Sourani prosegue affermando che al-Qeeq ha vinto la sua battaglia sin da quando ha iniziato lo sciopero della fame, chiarendo che la libertà e la dignità riflettono uno stato di superiorità morale, umanitaria e culturale contro le pratiche incivili dell’occupazione. Inoltre, ha sottolineato che tutte le persone coinvoltenel crimine di alimentazione forzata contro al-Qeeq, tra cui legislatori e dottori, coloro coinvolti direttamente in questo crimini, saranno perseguiti.

Nel suo intervento telefonico da Ramallah,la giornalista Fayhaa Shalash, moglie di al-Qeeq, ha fatto notare che suo marito è stato in sciopero della fame e ha bevuto solo acqua senza assumere alcun integratore. Inoltre, ha affermato che le forze israeliane impediscono alla famiglia di fargli visita e,nonostante sia in ospedale, il giornalista è ancora in manette. Ha sottolineato che né lei né la sua famiglia hanno informazioni sullo stato di salute del loro familiare ma ne seguono gli sviluppi solo dalle notizie. Suo marito, ha rilevato Shalash, rifiuta qualsiasi accordo con l’occupazione israeliana e chiede solo la libertà.

Alla fine dell’evento, i partecipanti hanno tenuto dei discorsi, invitando a unire gli sforzi per sostenere al-Qeeq e i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

Traduzione di Patrizia Stellato