Spy cables: Abbas e Israele alleati contro l’inchiesta dell’Onu

Al-Jazeera. Analisi: il leader palestinese Mahmoud Abbas avrebbe, secondo una fuga di notizie, cospirato con Israele per prevenire l’accusa di crimini di guerra.

Le rivelazioni sulla resa del Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese a Israele e agli Stati Uniti non costituiscono nulla di nuovo.

I papers palestinesi, presentati da Al-Jazeera nel 2011, contenevano decine di note interne che fornivano la prova della collusione dell’Autorità Palestinese con Israele. Questi hanno rivelato il sostegno alle politiche israeliane che hanno causato l’imprigionamento e la morte dei palestinesi e hanno inoltre descritto la complicità dell’Autorità Palestinese che ha aiutato Israele nel tentativo di eludere le accuse di crimini di guerra per gli attacchi del 2008-2009 alla Striscia di Gaza.

È ciò che è emerso negli Spy Cables, che includono un resoconto da parte del capo dell’intelligence israeliana, Meir Dagan, che ha cercato di fare pressione per conto del presidente Abbas in un tentativo di sopprimere il rapporto Goldstone.

Il giurista sudafricano Richard Goldstone aveva condotto un’inchiesta per conto del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU che ha stabilito che i crimini di guerra sono stati commessi da entrambe le parti durante gli attacchi israeliani del 2008-2009 alla Striscia di Gaza – durante i quali sono stati uccisi 1400 palestinesi, per la maggior parte bambini, e 13 israeliani.

Il Consiglio dei Diritti Umani, che consta di 47 membri provenienti principalmente da paesi in via di sviluppo, era sul punto di comunicare i risultati del giudice Goldstone all’assemblea delle Nazioni Unite. Tale rinvio, all’epoca, è stato ampiamente pubblicizzato come una devastante minaccia ad Israele. Avrebbe, almeno in teoria, aperto la strada ad un’inchiesta formale internazionale sui crimini di guerra (anche se questo sarebbe stato certamente impedito dal veto degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU).

Ma gli americani e gli israeliani hanno preferito troncare un rinvio delle Nazioni Unite sul nascere, lanciando un’aggressiva campagna di lobbying per persuadere gli alleati e perfino gli avversari a reprimere il rapporto Goldstone.

Hanno affermato che se il Consiglio dei diritti umani avesse riferito il rapporto all’Assemblea dell’ONU, avrebbe avuto un effetto dannoso sul processo di pace (già moribondo). All’epoca, il Sudafrica era un membro votante del Consiglio. E malgrado il sostegno di lunga durata che il governo dell’ANC ha fornito alla lotta palestinese per la libertà – e l’alleanza israeliana con il regime dell’apartheid, estromesso nel 1994 – gli israeliani hanno cercato di convincere i sudafricani a votare in loro favore.

Un rapporto segreto dell’intelligence descriva una chiamata urgente da parte del capo del Mossad alla sua controparte sudafricana alla vigilia del voto del Consiglio dei diritti umani. Gran parte del suo rapporto esprime perplessità burocratica riguardante il modo in cui Dagan aveva contattato il capo delle spie sudafricane al suo cellulare personale, dato che quel numero non è mai stato dato a nessuno del Mossad.

Più precisamente sono le registrazioni contemporanee dell’Agenzia di Sicurezza di Stato riguardanti le specifiche suppliche che il capo del Mossad, Meir Dagan, ha fatto durante la telefonata del 15 ottobre 2009:

“ Il Mossad teme che riconoscendo il rapporto si può dare l’impressione ad altre organizzazioni terroristiche che le aree con alta densità di popolazioni possano essere utilizzate come degli scudi umani durante le operazioni terroristiche. Così si potrebbe implementare una nuova forma di terrorismo e di conflitto e si potrebbe vedere come una vittoria del terrorismo”.

-“Se il rapporto venisse riconosciuto il processo di pace potrebbe subire un duro colpo. Israele si sentirebbe incapace di difendersi e avrà ancora più riserve sul processo di pace”.

-“Anche il presidente Abbas (Abu Mazen) avrà delle riserve sul successo per il popolo palestinese, se il rapporto venisse accettato dalla comunità internazionale. In questo modo si cadrà nelle mani di Hamas e la sua posizione così come quella dell’Anp ne risulterà indebolita. (Abbas) può comunque non assumere questa posizione in pubblico e deve essere d’accordo pubblicamente con il rapporto. Il Mossad vede il presidente Abbas come la chiave per stabilizzare la situazione affinché il processo di pace continui”.

Se le presunte affermazioni di Dagan sulle preferenze Abbas si dimostrassero vere, offrirebbero un’ulteriore prova che l’uomo che afferma di guidare il movimento nazionale palestinese ha lavorato anche per difendere il suo occupante dalle responsabilità per i crimini di guerra.

È vero che Abbas ha tutt’oggi accettato di firmare lo statuto di Roma e di aderire al Tribunale penale internazionale, tuttavia rimane improbabile che risulti giusto in seguito ai crimini di guerra commessi nel 2008-09 o nel 2014.

Questo perché la ICC non può avviare una propria indagine se entrambe le parti hanno intrapreso quella che viene vagamente definita un’indagine “credibile”. L’esercito israeliano sta curando 15 indagini penali sulla guerra di 50 giorni, e ha espresso fiducia sul fatto che dovrebbero avviare un’indagine parallela dal tribunale con sede nell’Aja.

Nel 2009, quando Israele ha cercato ancora una volta di indebolire la sorveglianza delle sue azioni da parte delle Nazioni Unite, le sue spie avrebbero dovuto sapere piuttosto che aspettarsi che i Sudafricani cedessero sulla propria linea.

Pretoria è rimasta impassibile rispetto alla telefonata sfrontata di Dagan, e ha votato affinché il Consiglio dei Diritti Umani riferisse il rapporto Goldstone all’Assemblea Generale.

Considerando le registrazioni dello stesso Abbas, comunque, il suo fallimento nell’adunare le forze per ritenere Israele responsabile non avrebbe sorpreso nessuno.

Traduzione di Domenica Zavaglia