Anche la Namibia si oppone alla Germania a dimostrazione del fatto che Gaza ha rivoluzionato il Sud globale

MEMO. Di Ramzy Baroud. La distanza tra Gaza e la Namibia si misura in termini di migliaia di chilometri, ma la distanza storica è molto più breve. Proprio per questo la Namibia è stato uno dei primi Paesi a prendere una posizione netta contro il genocidio israeliano a Gaza.

La Namibia fu colonizzata dai tedeschi nel 1884, mentre i britannici colonizzarono la Palestina negli anni Venti, consegnando il territorio ai colonizzatori sionisti nel 1948. Sebbene le componenti etnico-religiose di Palestina e Namibia siano diverse, le loro vicende storiche sono simili.

È normale pensare che la storia che accomuna molti Paesi del Sud globale sia solo quella dello sfruttamento e della colonizzazione occidentale. Tuttavia, è anche una storia di lotta e di resistenza collettiva.

Fin dalla preistoria la Namibia era abitata. Questa storia dalle lunghe radici ha permesso ai namibiani, nel corso di migliaia di anni, di stabilire un senso di appartenenza alla terra e gli uni agli altri, cosa che i tedeschi non hanno saputo comprendere o apprezzare. Quando i tedeschi colonizzarono la Namibia, la chiamarono “Africa Tedesca del Sud-Ovest” e fecero quello che tutti gli altri colonialisti occidentali hanno fatto praticamente in tutti i Paesi del Sud Globale, dalla Palestina al Sudafrica, all’Algeria: hanno cercato di dividere il popolo, sfruttando le sue risorse e massacrando coloro che resistevano.

Pur essendo un Paese con un’esigua popolazione, la gente della Namibia ha opposto resistenza ai colonizzatori, con la conseguente decisione tedesca di sterminare gli indigeni: in effetti, hanno praticamente ucciso la maggior parte della popolazione.

Dall’inizio del genocidio israeliano a Gaza, la Namibia ha risposto all’appello di solidarietà con i palestinesi, insieme a molti Paesi africani e sudamericani, tra cui Colombia, Nicaragua, Cuba, Sudafrica e Brasile, oltre a Cina e molti altri.

Sebbene l’intersezionalità sia un principio molto celebrato nel mondo accademico occidentale, non è necessaria alcuna teoria accademica perché le nazioni oppresse e colonizzate del Sud globale mostrino solidarietà reciproca. Così, quando la Namibia ha preso una posizione netta contro il più grande sostenitore militare di Israele in Europa – la Germania – lo ha fatto sulla base della completa consapevolezza della propria storia.

Il genocidio tedesco dei Nama e degli Herero (1904-1907) è infatti noto come il “primo genocidio del XX secolo”.

“Il genocidio israeliano in corso a Gaza è il primo genocidio del XXI secolo”.

L’unità tra Palestina e Namibia è ora cementata dalla sofferenza di entrambi i popoli.

Ma non è la Namibia ad aver avviato una causa legale contro la Germania presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ). È il Nicaragua, un Paese dell’America centrale che si trova a migliaia di chilometri di distanza sia dalla Palestina che dalla Namibia. La causa intentata dal Nicaragua accusa la Germania di aver violato la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. Il caso vede la Germania – giustamente – come partner del genocidio in corso dei palestinesi.

Questa accusa da sola dovrebbe terrorizzare il popolo tedesco, anzi il mondo intero, poiché la Germania è legata ai genocidi fin dai suoi primi giorni come potenza coloniale. L’orribile crimine dell’Olocausto e le altre uccisioni di massa compiute dal governo nazista tedesco contro gli ebrei ed altri gruppi minoritari in Europa, durante la Seconda guerra mondiale, sono state la continuazione dei crimini tedeschi commessi contro gli africani già decenni prima.

La classica analisi sul motivo per cui la Germania continua a sostenere Israele si basa sul senso di colpa tedesco per l’Olocausto. Questa spiegazione, tuttavia, è in parte illogica e in parte errata. Illogica perché se la Germania ha effettivamente interiorizzato il senso di colpa per i suoi precedenti eccidi di massa, non sarebbe logico che Berlino aggiungesse ulteriori sensi di colpa aiutando e favorendo l’uccisione di decine di migliaia di palestinesi. Se veramente esiste un senso di colpa, non è autentico.

E inoltre la spiegazione è errata perché trascura completamente il genocidio tedesco messo in atto in Namibia. Incredibilmente, il governo tedesco ha impiegato fino al 2021 per riconoscere l’orribile massacro compiuto in quel povero Paese africano, accettando alla fine di pagare un risarcimento di appena un miliardo di euro in “aiuti comunitari” nel corso di tre decenni.

Il sostegno del governo tedesco all’offensiva militare di Israele contro i palestinesi di Gaza non è motivato dal senso di colpa, ma da un paradigma di potere che regola le relazioni tra i Paesi coloniali. La maggior parte dei Paesi del Sud globale comprende molto bene questa logica, da cui deriva la loro crescente solidarietà con la Palestina.

“La brutalità israeliana a Gaza, così come il sumud, la resilienza e la resistenza palestinese, stanno ispirando il Sud globale a reclamare la propria centralità nelle lotte di liberazione contro il colonialismo”.

La rivoluzione nelle prospettive del Sud globale – culminata nel caso del Sudafrica presso la Corte internazionale di giustizia e nella causa del Nicaragua contro la Germania – indica che il cambiamento non è il risultato di una reazione emotiva collettiva. È invece parte integrante del cambiamento delle relazioni tra il Sud e il Nord del mondo.

Da anni l’Africa sta attraversando un processo di ristrutturazione geopolitica. Le ribellioni anti-francesi nell’Africa occidentale, che chiedono una vera indipendenza dagli ex padroni coloniali del continente, oltre all’intensa competizione geopolitica che coinvolge Russia, Cina e altri, sono tutti segni dei tempi che stanno cambiando.

E, con questo rapido riassestamento, stanno emergendo un nuovo dibattito politico e una nuova retorica popolare, spesso espressi nel linguaggio rivoluzionario che proviene da Niger, Burkina Faso, Mali e altri.

Tuttavia, il cambiamento non sta avvenendo solo sul fronte retorico-politico. L’ascesa dei BRICS come nuova e potente piattaforma di integrazione economica tra l’Asia e il resto del Sud globale ha aperto la strada alla convinzione che le alternative alle istituzioni finanziarie e politiche occidentali sono realmente possibili.

Nel 2023 è stato reso noto che i Paesi BRICS detengono ora il 32% del PIL totale del mondo, rispetto al 30% dei Paesi del G7. Tutto ciò ha un valore anche politico visto che quattro dei cinque fondatori originari dei BRICS sono forti e convinti sostenitori dei palestinesi.

Mentre il Sud Africa ha sostenuto il fronte legale contro Israele, la Russia e la Cina stanno combattendo contro gli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per istituire un cessate il fuoco. L’ambasciatore di Pechino all’Aja si è spinto fino a difendere la lotta armata palestinese come legittima secondo il diritto internazionale. Ora che le dinamiche globali sono a favore dei palestinesi, è tempo che la loro lotta venga sposata dal Sud globale, dove le storie comuni serviranno sempre come base per una solidarietà efficace e costruttiva.

(Foto: il ministro della Giustizia della Namibia, Yvonne Dausab, partecipa alle udienze sui procedimenti consultivi della Corte internazionale di giustizia (ICJ) sulle conseguenze legali delle pratiche di Israele nei Territori palestinesi. Aja, Paesi Bassi, 23 febbraio 2024. [Nikos Oikonomou – Anadolu Agenzia]).

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi