“Protective Edge” è il nome innocente dato alla strage sistematica di famiglie e bambini. Uno sterminio iniziato oltre 60 anni fa, con una macchina di propaganda politica (economica, ideologica e mediatica) nata, tuttavia, oltre 100 anni fa, e passata in mezzo a due guerre mondiali.
La Resistenza palestinese si è fatta onore, difendendo il proprio popolo con armi vecchie e pressoché fatte in casa, e con il know-how di vecchi amici e alleati, e colpendo militari e non civili, a differenza di Israele che ha ucciso in maggioranza civili – soprattutto donne, bambini, anziani, malati.
La differenza morale tra i due, nonostante la torbida, disgustosa, propaganda mediatica israelo-occidentale, è enorme, e a favore dei palestinesi.
In tanti manifestano in tutto il mondo il proprio sdegno, l’orrore per quelle immagini di bimbi fatti a pezzi. Ma in troppi, tra politici, governanti, diplomatici (con l’eccezione di Argentina, Brasile, Bolivia e altri stati latino-americani, e di funzionari Onu presi dallo sconforto) e gente comune, se ne fregano.
In questi giorni, ad esempio, le nostre tv sono impegnate a dare risposta a questo quesito: essere anti-sionisti è essere antisemiti? Il loro timore è, infatti, di essere accusati della seconda cosa, nel caso in cui qualche breve e debolissimo servizio dovesse mai mostrare la sofferenza palestinese e le atrocità israeliane. Sia mai che qualche direttore – i pochi che non fanno parte della potente Israeli lobby – dovesse essere sostituito o licenziato!
Ci si faccia una risata, li si quereli o li si mandi al diavolo, ma non ci si faccia più spaventare. E’ ciò che vogliono e per questo hanno una hasbara, propaganda, ben orchestrata e finanziata, e capillarmente diffusa. Ma se non fossero nel torto marcio, non si preoccuperebbero di costruire e diffondere menzogne e di perseguitare chiunque esca dal gregge di pecoroni. E’ questione di logica.
Per le implicazioni politiche, geopolitiche regionali, storiche, strategiche ma anche spirituali, in atto, la causa palestinese è fondamentale, rispetto ai tanti altri disastrosi focolai di guerre e morte presenti sul Pianeta: qui, in questa regione del Vicino Oriente, è in gioco il futuro dell’Umanità. Un’umanità con un progetto antico e con il libero arbitrio: la scelta dell’oscurità o della luce. Della vita o della morte.