Giorgio Napolitano e la memoria.

Giorgio Napolitano e la memoria

(29 gennaio 2007)

Il discorso del Presidente della Repubblica, tenuto al Quirinale in occasione della Giornata della Memoria, ci sconcerta e rattrista, come italiani antifascisti, come ebrei e come persone che, al disopra di ogni fazione politica, ritengono un’assoluta esigenza di giustizia assicurare al popolo palestinese libertà e indipendenza, e al popolo israeliano pace e armonia con i suoi vicini e con gli stessi suoi cittadini non ebrei ma arabi, il 20% della popolazione dello stato ebraico. Signor Presidente, siamo tutti ben convinti che lo sterminio perpetrato dai nazisti – non solo degli ebrei, ma anche degli zingari – sia il più atroce crimine razzista che un moderno stato abbia organizzato e attuato con atroce, burocratica precisione. Noi, e le nostre famiglie, abbiamo memoria diretta di quella tragedia. Proprio per questo non ammettiamo che Israele, diventato stato nazionale, usi nei riguardi dei palestinesi, di cui ha occupato la terra manu militari, metodi iniqui e oppressivi, peggiori dei ghetti e dei pogrom usati a suo tempo contro gli ebrei in Europa. Ogni sorta di persecuzione, angheria e crudeltà è attuata nei Territori palestinesi contro gli abitanti locali, a cui Israele confisca la terra. E ogni sorta di discriminazione contro i palestinesi che pure sono cittadini di Israele è usata nello stato ebraico. Lei ne è certamente informato, Signor Presidente, e sembra che se ne renda conto, perché alla sua condanna dell’antisionismo, che Lei impropriamente identifica con l’antisemitismo, aggiunge l’espressione «…al di là dei governi che si alternano nella guida di Israele» evidentemente alludendo alle azioni di questi governi.

Noi siamo convinti che sia inaccettabile che lo sterminio degli ebrei, di cui gli europei sono stati gli autori e le vittime, sia fatta pagare ai palestinesi, privandoli di terra e libertà. Siamo rattristati, e sdegnati, che il sionismo abbia usato e usi tuttora dei peggiori metodi di sopraffazione del nazionalismo razzista, invece di stabilire rapporti di amicizia con il popolo palestinese, che viveva da sempre in quella terra. Si sarebbe potuto mostrare che la cultura internazionalista e universalista degli ebrei contribuiva a cambiare il mondo in senso ugualitario, antirazzista, libero e democratico. Le sue parole, Signor Presidente, rischiano di portare acqua al mulino di chi, affamando i palestinesi, in particolare nella Striscia di Gaza, e costruendo il Muro in Cisgiordania, lavora a una nuova pulizia etnica, in nome della «sicurezza di Israele». Ci aspettavamo che Lei, Signor Presidente, rappresentando la nostra Repubblica nata dalla Resistenza contro il nazifascismo oppressore, affermasse il principio di non discriminare per «razza» e religione senza le sottigliezze diplomatiche che dimostrano la sudditanza italiana ai potenti del mondo e il colpevole silenzio verso le terribili condizioni in cui vive, oggi, il popolo palestinese occupato.

Paola Canarutto, Giorgio Forti, Miryam Marino e Ornella Terracini di Ebrei Contro L’Occupazione;
Nicoletta Procella e Mario Calmieri di Stelle Cadenti

fonte: lettera a Il Manifesto

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