Nella Striscia di Gaza erano circa 100mila i presenti alla sfilata. Preventivamente, Israele aveva disposto cecchini, mezzi blindati e carri armati sul confine orientale e su quello a nord. Dopo l’orario della preghiera del mezzogiorno, la folla è più che raddoppiata.
34 palestinesi sono stati feriti a Gaza, tra cui un bambino, nella repressione a Beit Hanoun. Altri tre sono stati feriti a sud di Gaza (Khan Younes), tra i quali un altro bambino.
Rientra nel dato anche Yousef Hammad, giornalista corrispondente della radio locale al-Watan.
Pesante è stato anche il sorvolo di Gaza per la ricognizione della repressione da terra: elicotteri e aerei da guerra hanno fatto temere il peggio.
Tutti gli eventi di ieri sono stato organizzati dai vari comitati e hanno ruotato intorno alla Global March to Jerusalem (Gmj), matrice anche delle manifestazioni nel resto del mondo, compresi i Paesi arabi confinanti con la Palestina occupata. Localmente, le moschee e i comitati popolari hanno lavorato per la raccolta di adesioni.
La delegazione egiziana, in questi giorni in visita a Gaza, ha preso parte alla marcia di Gaza. Erano inoltre presenti delegazioni da Gran Bretagna, Irlanda, Turchia e Indonesia.
E’ stata una partecipazione attiva. Majid az-Zibdah, uno dei partecipanti alla marcia di Gaza, ha detto: “I palestinesi a Gaza hanno sfilato nonostante lo stato d’emergenza che ci umilia e ci lascia senza carburante, elettricità o servizi di base”.
A chiusura della manifestazione, in molti hanno riconosciuto il merito del Ministero dell’Interno per essere riuscito ad assicurare una sfilata in piena sicurezza su tutto il territorio. Dall’ufficio del Ministero, tuttavia, non sono mancate accuse rivolte alla sicurezza di Ramallah: “Grave coordinamento con l’occupante anche in questa giornata nazionale”.
Fermare l’ebraicizzazione di Gerusalemme. Ahmed Abu Halbiyah, dal Comitato per Gerusalemme del Clp, ha ricordato che al centro della manifestazione del 2012 vi è Gerusalemme, e ha ricordato l’apprensione di tutti per la colonizzazione e l’ebraicizzazione della città. “Israele cerca di annientare la nostra presenza millenaria e la storia arabo-islamica della Palestina, come se non fossimo mai esistiti. Per questo, nega a oltranza i nostri diritti nazionali violando i nostri Diritti Umani”.
Qalandiya, Ramallah (Nabi Saleh, Ni’lin, Bil’in, Budrus) e i villaggi delle manifestazioni non-violente settimanali, ma anche al-Khalil (Hebron) e Betlemme sono stati i teatri delle proteste maggiormente attive.
Presso il checkpoint di Qalandiya, i palestinesi hanno sfilato alla presenza di esponenti politici e di visitatori internazionali, e nessuno è stato risparmiato dalla brutalità usata dai soldati per ordine della propria leadership.
Ieri è stata manifestata tutta la rabbia dei palestinesi per la ghettizzazione alla quale li ha confinati Israele, ed è stato ricordato alla silente comunità internazionale quanto sia sacra e lecitamente perseguibile questa loro causa.
A Bil’in è stato ferito anche il cameraman di TV Palestina. Come ogni venerdì, anche ieri i manifestanti si sono spinti fino ad Abu Limun, zona palestinese libertata dagli israeliani.
Ahmed Awad, dal comitato popolare di Budrus, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Il nostro sacrosanto diritto alla resistenza e alla difesa della nostra sovranità sulla Palestina, su Gerusalemme e sulla moschea di Al-Aqsa si concretizza oggi più che mai. Gli israeliani non riusciranno a cancellare dalla storia il popolo palestinese”.
L’ingresso di Beit Sahour, a sud di Gerusalemme, era stato chiuso preventivamente dagli israeliani.
A Beit Ummar (Al-Khalil/Hebron), secondo Yousef Abu Maria – coordinatore del locale comitato popolar – , la repressione è stata molto pesante.
Repressivo l’intervento israeliano anche a Kafr Qaddoum (Qalqiliya), dove Israele tiene solitamente sigillato l’ingresso principale. Qui sono stati numerosi gli intossicati, e un manifestante è stato ferito. A Kafr Qaddoum gli israeliani hanno impedito alle ambulanze di avvicinarsi per soccorrere i manifestanti intossicati.
Riepilogando: sono stati oltre 70 i feriti tra Striscia di Gaza e Cisgiordania.
Un morto a Gaza, circa 40 gli arrestati o i manifestanti posti in stato di fermo tra Gerusalemme e Cisgiordania.
A fine giornata, all’emittente del Qatar al-Jazeera, l’arcivescovo della chiesa ortodossa di Sebastia, ‘Atallah Hanna, chiederà la liberazione di tutti i palestinesi arrestati ieri e rimarcherà quanto segue: “Non ci sarà nessuna Gerusalemme senza Palestina e nessuna Palestina senza Gerusalemme”.