Gruppi di difesa dei diritti umani: lo spargimento di erbicida da parte di Israele sui terreni di Gaza viola il diritto internazionale

PIC. Di Michael Schaeffer Omer–Man. In una lettera urgente inviata ai responsabili militari israeliani, gruppi di difesa dei diritti umani chiedono che Israele cessi immediatamente di spargere prodotti chimici dannosi su Gaza.

L’esercito israeliano continua a spargere erbicidi pericolosi nei campi agricoli della Striscia di Gaza, tre anni dopo il rapporto di +972 Magazine su questa pratica. Questa settimana, tre gruppi di difesa dei diritti umani palestinesi e un gruppo israeliano hanno inviato una lettera ai responsabili militari israeliani, chiedendo loro di cessare immediatamente lo spargimento di prodotti chimici dannosi a Gaza.

L’ultimo episodio, in cui è stato utilizzato un prodotto cancerogeno, risale ai primi di dicembre. Numerose raccolte sono state danneggiate a Gaza, secondo i gruppi di diritti umani. “I contadini hanno subito perdite massicce a seguito dello spargimento e sono stati esposti a rischi sanitari associati agli agenti chimici utilizzati”, hanno dichiarato Al Mezan, Gisha e Adalah nella loro lettera al ministro israeliano della Difesa, Benjamin Netanyahu, al procuratore generale del Paese e all’avvocatura generale militare.

I gruppi di difesa hanno aggiunto mercoledì, in una dichiarazione comune: “Lo spargimento di prodotti chimici è una misura altamente distruttiva, che viola i diritti umani fondamentali, il diritto israeliano e il diritto internazionale”.

Israele ha mantenuto per anni una “zona di esclusione”  unilaterale all’interno della Striscia di Gaza e ha inviato regolarmente dei bulldozer e altro dall’altro lato della separazione per livellare la terra e distruggere piante e alberi, al fine di garantire una migliore visuale. Dall’inizio del 2015, l’esercito israeliano ha attraversato la barriera più di 217 volte in operazioni di questo tipo, una media di più di due volte a settimana.

Nel dicembre 2015, l’esercito israeliano ammise per la prima volta, in risposta alle domande di +972 Magazine, di aver fatto anche uso di erbicidi all’interno di Gaza. Secondo un reportage di Amira Hass per Haaretz, circa 35000 acri di terre agricole di Gaza sono state danneggiate da questa pratica. Lo spargimento ha danneggiato anche le colture israeliane vicino alla separazione. La lettera dei gruppi di difesa dei diritti umani rivela che i prodotti chimici sparsi dal fornitore dell’esercito israeliano, Roundup, sono stati dichiarati cancerogeni dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e non adatti all’irrorazione aerea, a causa dei rischi per la salute e per le colture vicine.

Nel 2016, i contadini chiesero all’esercito israeliano di essere indennizzati per i danni subiti. L’esercito ha finora rifiutato.

Nonostante l’esercito israeliano abbia confermato a +972 e in seguito a Gisha di aver cosparso erbicidi sulla Striscia di Gaza, il ministro israeliano della Difesa ha affermato in una dichiarazione che gli aerei sorvolano esclusivamente il territorio israeliano. I contadini di Gaza, al contrario, hanno dichiarato che gli aerei volano sicuramente nello spazio aereo di Gaza.

Inoltre, secondo i documenti ottenuti dal gruppo di difesa dei diritti, l’irrorazione è effettuata deliberatamente quando la direzione del vento permette di spingere i prodotti verso l’interno di Gaza e non sui campi israeliani.

E’ noto che, durante la guerra del Vietnam, gli Stati Uniti sparsero l’agente Orange, il napalm e altri erbicidi e esfolianti per distruggere vaste zone della giungla per fini militari. Quando si conobbero gli effetti di tali pratiche sulla salute e sull’ambiente, venne ratificata la Convenzione sulle modifiche ambientali restringendo l’uso della guerra biologica. La convenzione entrò in vigore nel 1978.

Israele non fa parte di questa convenzione.

Israele “liberò” unilateralmente la Striscia di Gaza nel 2005, ritirando le truppe che vi stazionavano da più di 40 anni. L’esercito israeliano non ha rinunciato comunque al suo controllo sulla Striscia, che mantiene su diversi punti: le persone e i beni che hanno bisogno di un’autorizzazione per entrare e uscire da Gaza; le frontiere marittime della Striscia, comprese le zone di pesca in cui è possibile pescare; la “zona di esclusione” all’interno di Gaza, alle sue frontiere orientale e settentrionale; il suo spazio aereo; il suo registro anagrafico; gli spostamenti tra Gaza e il resto dei territori occupati. 

Traduzione per InfoPal di Chiara Parisi