Guerra in Ucraina, dai missili NATO su Mosca al rifornimento degli Alleati – Parte I

Di Lorenzo Poli. È passata una settimana dal vero inizio della guerra in Ucraina ed, esattamente come da copione delle guerre in Afghanistan e in Iraq, i media occidentali mainstream si sono riempiti di propaganda di guerra e di quella “faziosa neutralità” che li rende neutrali sul piano d’immagine e faziosi sul piano geopolitico. Per questi motivi voglio fare delle giuste premesse per capire cosa sta succedendo.

Era il luglio 2017 quando la Presidente della Lituania, Dalia Grybauskaitė, assisteva alle esercitazioni internazionali delle forze aeree NATO durante l’Operazione “Tobruq Legacy 2017” a Šiauliai, annunciando la decisione di predisporre installazioni permanenti di sistemi antiaerei missilistici americani Patriot. All’inizio delle esercitazioni da parte degli Stati Uniti su territorio lituano, l’esercito era stato dotato di missili americani Patriot, utilizzati nell’ambito delle esercitazioni. All’inizio di luglio 2017, inoltre, era stato firmato un accordo per la consegna dei sistemi missilistici Patriot anche alla Polonia.

Nel frattempo anche la frontiera Baltica è diventato un nuovo baluardo della NATO e basta leggere questo “focus Difesa” per capire di cosa si tratta: https://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/periodico_2015/Documents/R2_2015/web-airpolicing.pdf

Venerdì 28 agosto 2020, sei bombardieri strategici B-52 della US Air Force hanno trasvolato in un solo giorno tutti e 30 i paesi della Nato in Nordamerica ed Europa, affiancati nei diversi tratti da 80 cacciabombardieri dei Paesi Alleati. L’esercitazione denominata «Cielo Alleato», secondo quanto dichiarato dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dimostrato «il potente impegno degli Stati uniti verso gli Alleati e conferma che siamo in grado di scoraggiare l’aggressione».
I B-52, trasferiti il 22 agosto dalla base aerea Minot in Nord Dakota a quella di Fairford in Gran Bretagna, sono stati ulteriormente potenziati, conservando il loro ruolo di bombardieri strategici a lungo raggio.

La US Air Force, ad aprile 2020, ha affidato alla Raytheon Co. la costruzione di un nuovo missile da crociera a lungo raggio, armato di testata nucleare, per i bombardieri B-52. Con questi e altri bombardieri strategici da attacco nucleare, compresi i B-2 Spirit, la US Air Force ha effettuato sull’Europa, dal 2018, oltre 200 sortite, soprattutto sul Baltico e il Mar Nero a ridosso dello spazio aereo russo. A queste esercitazioni partecipano i paesi europei della Nato, in particolare l’Italia.

Quando, il 28 agosto, un B-52 ha sorvolato il nostro paese, gli si sono affiancati caccia italiani per simulare una missione congiunta di attacco. Subito dopo cacciabombardieri Eurofighter Typhoon dell’Aeronautica italiana sono partiti per schierarsi nella base di Siauliai in Lituania, supportati da un centinaio di militari specializzati. I militari sono rimasti dall’1 settembre 2020 all’aprile 2021, per «difendere» lo spazio aereo del Baltico. È la quarta missione Nato di «polizia aerea» effettuata nel Baltico dalla nostra Aeronautica. I caccia italiani sono stati pronti 24 ore su 24 allo scramble (decollo immediato, ndr), al decollo su allarme per intercettare aerei «sconosciuti», che sono sempre aerei russi in volo tra qualche aeroporto interno e l’exclave (una porzione di territorio di uno stato completamente circondata dal territorio di un altro o di altri, vista dal territorio di origine, ndr) russa di Kaliningrad attraverso lo spazio aereo internazionale sul Baltico.

La base lituana di Siauliai, in cui sono schierati, è stata potenziata dagli Stati Uniti, che ne hanno triplicato la capacità investendovi 24 milioni di euro. Il perché è chiaro: la base aerea dista appena 220 km da Kaliningrad e 600 da San Pietroburgo, distanza che un caccia tipo l’Eurofighter Typhoon percorre in pochi minuti.

Perché la Nato ha schierato a ridosso della Russia questi e altri aerei a duplice capacità convenzionale e nucleare? Non certo per difendere i paesi baltici da un attacco russo. La Nato, mentre si impegnava in altre guerre in Medioriente con Trump, stava già preparando l’escalation contro la Russia a partire dai Paesi Baltici.

Il 13 febbraio 2022, una fornitura di missili antiaerei Stinger dalla Lituania ha raggiunto l’Ucraina. Lo ha detto la prima ministra lituana, Ingrida Simonyte. “Spero e mi auguro sinceramente che l’Ucraina non debba mai usarli”, ha scritto in un messaggio su Twitter la premier… che è un po’ come vendere un fucile ad un cacciatore per poi augurarsi che non venga usato contro animali. Poco prima, all’aeroporto Boryspil di Kiev erano atterrati atri due cargo con la bandierina americana e 200 milioni di dollari di munizioni varie e lanciagranate.

In caso di un attacco in forze con i carri, l’ordine atlantico sarebbe di “rallentare l’invasione” con incursioni leggere ma “senza tentare lo scontro diretto”, per attirarli poi in trappola dove sono state concentrate armi e attrezzature di alto profilo ricevute dagli americani e dai britannici. Sono 17 i voli già atterrati dal Pentagono su 45 previsti, 2.000 tonnellate di armi ed equipaggiamento ricevuti dai vari alleati tra cui i missili anticarro Javelin, guidati a infrarossi e capaci di colpire a tre chilometri da un lanciatore a spalla. Nelle armerie ucraine ci sono tonnellate di missili a corto raggio Nlaw e i micidiali droni turchi Bayraktar TB2, che l’Ucraina fabbricherà in casa in joint venture con il genero di Recep Tayyip Erdogan. Ci sono inoltre i missili anti-nave Neptune, nati in Ucraina, vecchi carri T64 e nuovi carri T84.

Oltre a lanciagranate e munizioni, Inghilterra, Danimarca e USA hanno rifornito Kiev di sistemi di sminamento e di ricostruzione in terreno ostile; il Canada ha fornito armi di difesa, mentre dalla Germania sono arrivati ospedali militari, abiti e elmetti. Svezia e Norvegia hanno provveduto a fornire sistemi di protezione delle frontiere e della sicurezza nucleare. La Francia si è occupato dei sistemi di sminamento e dei mezzi della guardia costiera.

Ora la guerra è iniziata: l’esercito ucraino dal 21 febbraio ha attaccato i territori russofoni ed oggi la Russia ha risposto. L’Ucraina, su spinta della NATO, ha provocato e la Russia ha risposto in linea con la difesa dei territori del Donbass autonomo. Alla Russia, però, questa guerra non conviene.

In questi giorni i  media mainstream ci hanno detto che Biden ha avvertito che se Putin non avesse posto fine all’avanzata, gli USA sarebbero stati costretti ad intervenire. Ma di quale avanzata? Come se fosse stato Putin il primo ad avanzare, come se fosse Putin a volere la guerra, come se fosse Putin a voler “annettere” illegalmente il Donbass. L’Ucraina ha avuto 8 anni di tempo per rispettare gli Accordi di Minsk del 2014, che prevedevano un “cessate il fuoco” immediato, lo scambio dei prigionieri e l’impegno, da parte dell’Ucraina, di garantire maggiori poteri alle regioni di Doneck e Lugansk. Tuttavia, nonostante abbia portato ad un’iniziale diminuzione delle ostilità, gli accordi non sono stati rispettati.

In questi anni, la NATO ha puntato i missili verso la Russia, mentre l’Ucraina ha vessato i territori russofoni ed ha represso la Resistenza antifascista del Donbass. In queste settimane, prima dello scoppio “ufficiale” della guerra, l’Ucraina è stata rifornita di armamenti da tutta Europa, non le Repubbliche Popolari del Donbass. Nel frattempo la NATO vorrebbe che l’Ucraina facesse parte dei suoi paesi come “cuscinetto” al confine con la Russia (esattamente come fu per la Georgia) e questo potrebbe portare ad un forte sbilanciamento degli equilibri geopolitici mondiali.

Concludiamo l’articolo con una domanda retorica: chi ha voluto la guerra? La Russia o la NATO?