Israele e il GP. “Sfatiamo il dogma”

Di Roberto Prinzi (FB). Restiamo ai dati e proviamo a sfatare un mantra/dogma continuamente ribadito nelle ultime settimane. Una delle cose che media, diversi intellettuali (persino di sinistra) e le criminali istituzioni ripetono infatti da giorni è che il Green Pass – coniugato da costoro in modo disonesto solo come battaglia contro immaginari eserciti di “No-Vax e Negazionisti”, per evitare di affrontare il problema nella sua complessità – serva a impedire un nuovo lockdown (“che sarebbe devastante e quello sì una limitazione ben più grave delle libertà” (cit. il virologostar Galli poco fa rispondendo a Cacciari su Rete4). Bene, queste affermazioni sono assai discutibili e potrebbero rivelarsi del tutto false perché il Green Pass non dà nessuna certezza a riguardo. 
Anzi. Basta vedere cosa sta accadendo in Israele, il Paese più rapido nel campo delle vaccinazioni, che ha numeri molto buoni tra vaccinati e popolazione al punto da essere esaltato come “modello” (aggiungerei vergognosamente discriminatorio dato che i palestinesi non sono stati affatto tenuti in considerazione da Tel Aviv, anzi..). I dati del Ministero della Salute israeliano presentati oggi sono i seguenti: su una popolazione di 9mil di persone, ben 205.567 hanno avuto terza dose; 5.385.062 due, 5.794.741 solo una. 
Ancora: nel Paese sono attivi 24.268 casi Covid, 234 sono in serie condizioni. Un mese fa ne erano solo 28. 26 israeliani sono morti di Covid dall’inizio di agosto, 10 solo domenica (il dato più alto da aprile) facendo salire il bilancio dall’inizio della pandemia a 6.503. Quindi i dati ufficiali evidenziano un chiaro peggioramento.
Nonostante il numero elevato di vaccinati in Israele, oggi fonti del ministero della sanità hanno fatto sapere che il governo israeliano starebbe pensando di imporre forse nel giro di due settimane un nuovo lockdown. “E’ l’ultima risorsa”, ha fatto sapere il ministro della Salute Horowitz che comunque ha affermato che, almeno per ora, le scuole saranno aperte per il 1 settembre. Sulla stessa lunghezza d’onda la ministra degli Interni Shaked: “Se non viene data una terza dose agli anziani entro una settimana, i casi continueranno ad aumentare e c’è una buona probabilità che ricorreremo al lockdown”. Israele guarda con preoccupazione alla festività di Rosh Hashana che inizia il 6 settembre e che dura tre settimane solitamente contrassegnate da riunioni familiari. 
Nel frattempo, sono state approvate nuove restrizioni: mascherine obbligatorie all’esterno per gruppi di 100 persone a salire (è imbarazzante a tal riguardo il confronto con l’Italia a proposito della mascherina, ma come è ormai palese questo pezzo di stoffa è un mezzo sempre meno sanitario e più impregnato di valori simbolici, didattici e di controllo), personale negli uffici dimezzato, settore privato incoraggiato a far lavorare i dipendenti a casa. Esteso il Green Pass a tutti i raduni a partire dal 20 agosto e restrizioni all’accesso agli eventi pubblici per bambini non vaccinati. Provvedimenti restrittivi che fanno ridere rispetto all’Italia, ma non c’entra qui il tema vaccini: è che in Italia le mosse sono sempre state più draconiane e per un periodo di tempo più duraturo rispetto a Israele. 
Di fronte a questi numeri, provvedimenti e dichiarazioni appare evidente che, pure con il successo del Green Pass da noi, non c’è al momento alcuna certezza che non saremmo di nuovo rinchiusi in casa in zone rosse o arancioni o dispensati dall’imposizione dell’umiliante e vergognoso coprifuoco come questi cialtroni e il “buon senso” delle istituzioni ci vanno ripetendo. Quindi, pensatela come volete sulla questione, ma almeno che non si ripeta più il dogma di media e politica che questo provvedimento palesemente discriminatorio (cittadini con pieni diritti da una parte – i vaccinati – cittadini privati di altri – i non) sia in realtà uno strumento in difesa delle nostre “libertà”. Anche nell’appoggiare questo dispositivo inaccettabile – costruitoormai da oltre un anno a botte di stati di emergenze, ma tanto va bene perché “le istituzioni lavorano per il nostro bene” – non è necessariamente vero che tornerà tutto come prima. Che già a dirlo, per come era il “prima”, rappresenta di per sé un futuro distopico e infernale per chi si è sempre schierato con gli oppressi di questa Terra”.