Il campo conta circa 45 famiglie residenti in piccoli caravan. Durante la nostra chiacchierata, in occasione della visita della delegazione Al-Marhama nei campi profughi in Libano, gli ho chiesto da quante persone fosse composta la sua famiglia e la sua reazione mi ha lasciata un po’ perplessa, non si capiva cosa provasse di preciso in quel momento, ma dopo qualche secondo ha risposto che vive insieme a sua madre e a suo fratello Mo’tasem, di 13 anni. Poi ha aggiunto che il padre si è risposato con un’altra donna e che attualmente vive a Beirut.
Ad un certo punto Mo’men si blocca, mi guarda e con gli occhi lucidi riprende il discorso raccontandomi che poco tempo fa aveva perso il fratellino, Montasem, di circa 1 anno. La cosa più straziante è la causa del decesso, che nel XXI secolo non può essere accettata: Montasem è morto a causa di un raffreddore che la famiglia, non avendo soldi, non è riuscita a curargli. Così, con un sorriso amaro, ha concluso: “E’ un uccello in paradiso”.
Mo’men sopravvive alle crudeltà della vita, sperando in un futuro migliore e sognando di poter diventare ingegnere o dottore, un giorno.