Sionismo e manipolazioni linguistiche: il termine ‘semita’.

“Semita”

di Joe Fallisi

Il termine “semita” ha ormai assunto carattere magico-incantatorio, ideologico al massimo grado. La (pretesa) connotazione unitaria di etnia a esso relativa fu stabilita tre secoli fa. Nel 1781 A. L. Schlötzer designò col nome di “semitiche” le lingue parlate da ebrei, aramei, arabi e assiri, in riferimento al passo della Genesi – 10, 21-31 – dove gli eponimi delle suddetti popolazioni risultano come figli di Sem, da cui poi il nome di “semiti” esteso a tutte quelle affini. Ma gli studi linguistici, storici e antropologici contemporanei, anche e soprattutto dopo la scoperta della civiltà di Ebla (1964), mettono seriamente in forse l'ipotesi di una “razza” semitica originaria. Quel che è certo è che semiti si possono definire in modo proprio solo i popoli stanziati in origine prevalentemente nell'Asia anteriore parlanti lingue, dette semitiche, che presentano un numero assai elevato di caratteristiche comuni. Quali sono le grandi partizioni di tali lingue? Il semitico orientale (accadico – con due varianti: assiro e babilonese, quest'ultimo poi sostituito, nella sua forma ultima, neobabilonese, dall'aramaico), che rappresenta la prosecuzione e lo sviluppo del semitico arcaico parlato in Siria ai tempi di Ebla (III millennio a. C.); il semitico nordoccidentale (amorreo, ugaritico e, più tardi, fenicio, ebraico, aramaico antico, yaudico, medio aramaico occidentale – nabateo, palmireno, aramaico giudaico palestinese, aramaico cristiano palestinese, samaritano -, medio aramaico orientale – hatreno, siriaco, aramaico giudaico babilonese, mandaico(1) – moabitico e ammonitico); il semitico sudoccidentale o meridionale (arabo – l'arabo preclassico, coi dialetti taymanitico, dedanitico, lihyanitico, thadudeno e safaitico, l'arabo classico e il sudarabico – sabeo, mineo, qatabanico, awsanico, hadramutico, con dialetti come il mehri, il socotri, lo sheri o gibali – e lingue semitiche di Etiopia o etiosemitiche – settentrionali: ge'ez, tigré, tigrino o tigrigna, meridionali: amarico, harari, guraghé, argobba, gafat). E' chiaro che gli ebrei (o meglio i cosiddetti ebrei parlanti l'ebraico – minoranza nella minoranza), tra le genti del mondo definibili semite, rappresentano una parte molto esigua. E tuttavia, follemente, il Kosherbig Brother vuole obbligarci all'identificazione unica: ebrei = semiti, semiti = ebrei. Dunque, chi critica e combatte il comportamento di costoro (e innanzi tutto dell'entità sionista) non può che venir definito, tout court, “antisemita”.

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