Torture fisiche e psicologiche contro il prigioniero Ahmed Manasra: la denuncia della famiglia

Gerusalemme/al-Quds. La famiglia del prigioniero Ahmed Manasra (20 anni), della Gerusalemme occupata, ha rivelato che nel giovane “sono insorti disturbi psicologici esacerbati dal continuo isolamento e sradicamento dal suo ambiente, dalla sua famiglia e dai suoi compagni di carcere”, e ha sottolineato che “è stato sottoposto alle più gravi forme di torture fisiche e intimidazioni psicologiche”.

In un comunicato rilasciato mercoledì sera, la famiglia ha affermato che Ahmed “fu arrestato mentre era minorenne, fu duramente picchiato, riportando una frattura e un ematoma nel cranio”.

Ha sottolineato che “fu sottoposto alle più gravi forme di torture fisiche e psicologiche, a metodi di interrogatorio lungo e senza interruzioni, alla privazione del sonno e del riposo, a grandi pressioni psicologiche che un ragazzo di quell’età non poteva sopportare. A seguito di tali torture fisiche e abusi psicologici, Ahmed soffre di mal di testa, dolori gravi e cronici”.

La famiglia ha affermato che, dopo aver appreso delle condizioni di suo figlio, ha cercato, attraverso il suo avvocato e le istituzioni per i diritti umani, di far entrare in carcere un medico e uno psichiatra per conoscere la sua situazione. Dopo molti tentativi, è stato visitato da uno psichiatra che ha constatato che Ahmed soffre di disturbi psichiatrici a causa delle condizioni di oppressione e violenza, compresa la frattura al cranio, e in conseguenza del suo isolamento in una cella angusta, separato dal resto dei prigionieri.

Secondo il comunicato della famiglia, “lo psichiatra ha spiegato che i farmaci assunti dal prigioniero sono inappropriati e aggravano le sue condizioni psicologiche, e che ha bisogno di una diagnosi e di un trattamento professionale adeguati con cure adatte, che venga posto fine al suo isolamento”, e che “il miglior trattamento è la presenza di un assistente sociale nel carcere o nello spazio esterno che lo aiuti a superare la crisi psicologica che l’occupazione ha provocato con l’isolamento e il trattamento inappropriato, e l’uso eccessivo di psicofarmaci e ipnotici”.

La famiglia ritiene “l’occupazione e le sue varie forze responsabili della salute fisica, psicologica ed emotiva del detenuto Ahmed”, sottolineando che le condizioni vissute dal figlio “sono le stesse dei detenuti malati all’interno delle carceri israeliane”.

Il prigioniero Ahmed Manasra fu arrestato quando era un bambino (a 13 anni, ndr), e venne condannato per aver compiuto un attacco con il coltello nell’insediamento di Psgat Ze’ev, nell’ottobre 2015.

(Fonte: Quds Press).