Una realtà brutale: come la povertà alimenta il commercio di organi nel mondo arabo

Raseef22.net. Di Suhad al-Khudari. Nel mondo arabo molte persone bisognose credono di aver trovato la strada per una vita migliore mettendo in vendita i propri organi attraverso gruppi e pagine su siti di social media. (Da InvictaPalestina.org).

La guerra ha distrutto la sua casa a Damasco, così Ayman Yassin (pseudonimo) ha deciso di lasciare la Siria ed immigrare in Iraq un anno fa, in cerca di una nuova vita e nella speranza di ricostruire la sua casa e curare la malattia cardiaca del suo bambino. Dopo che in Iraq il 30enne è riuscito  a mettere da parte 10mila dollari, è stato derubato dal suo datore di lavoro, ma non ha potuto denunciarlo perché temeva di essere chiamato a rispondere legalmente, tanto più che il suo permesso di soggiorno era scaduto e lui non lo aveva rinnovato. Ayman ha trovato la soluzione nel donare per 10mila dollari uno dei suoi reni, in modo da non tornare dalla sua famiglia a mani vuote.

Ayman, uno chef di cucina attualmente residente a Baghdad, racconta a Raseef22: “Ho deciso di donare il mio rene. È vero che sono ancora giovane e quello che è successo non è stata colpa mia, ma ho una responsabilità verso i miei figli. Dio mi ha concesso il mio corpo e con questo corpo voglio rendere felici le persone. Voglio rendere felici i miei figli e mia moglie, così come chiunque prenderà il mio rene e la sua famiglia. Sarò la ragione della felicità di molte persone”.

E aggiunge: “Non avevo altra alternativa, così ho donato il mio rene a un paziente iracheno a Erbil in cambio di denaro che si è poi rivelato falso”. Ayman ricorda il furto: “Se mai pensassi di denunciarlo alle autorità, mi ucciderebbero. Se mi lamentassi, andrei in prigione, pagherei una multa salata e dovrei tornare al mio paese: donare il mio rene è più facile per me che vivere senza soldi per me e la mia famiglia”.

Ayman ha incontrato il broker qualche tempo fa e si è sottoposto a tutti i test e gli esami necessari nell’arco di 12 giorni per assicurarsi che il suo corpo fosse idoneo. Avevano concordato di ricevere 10mila dollari dal paziente un’ora prima dell’operazione, tramite un terzo che li avrebbe ricevuti per suo conto. Solo dopo l’operazione Ayman si è accorto di ciò che era realmente accaduto: “Dopo aver venduto il mio rene,  ho scoperto che avevo effettivamente ricevuto denaro falso. L’ho scoperto solo dopo l’operazione, quando ho cercato di spenderne una parte”.

Pagine per la vendita di organi.

Nel mondo arabo molte persone bisognose credono di aver trovato la strada per una vita migliore mettendo in vendita i propri organi attraverso gruppi e pagine su siti di social media come Facebook e la famosa applicazione di chat “Telegram”, tutti indirizzati da broker che non mostrano la loro vera identità. Alcune di queste pagine hanno titoli come “Donazione di reni e fegato per denaro”, “Donatori di reni in cambio di denaro” e “Acquisto e vendita di organi umani”. La vendita di fegato e reni è la più popolare in questo campo, con i gestori delle pagine che comunicano con i donatori attraverso applicazioni crittografate.

“Non avevo altra alternativa, quindi ho donato il mio rene a un paziente iracheno a Erbil in cambio di denaro. Dopo aver venduto il rene, ho scoperto  di aver ricevuto denaro falso. L’ho scoperto solo dopo l’operazione, quando ho provato a spendetene un po’”.

Secondo quanto ha scoperto Raseef22 all’interno di queste pagine e gruppi, un donatore in Turchia, ad esempio, riceve 16mila dollari per l’organo donato e le relative parcelle, con il costo totale di un trapianto d’organo che arriva a 26mila dollari. In Egitto invece il donatore riceve un importo di 100mila sterline egiziane, e in Iraq 10mila dollari o poco più.

Queste reti sono diffuse nella maggior parte dei paesi della regione. In Egitto, ad esempio, negli ultimi anni sono state scoperte e arrestate molte bande di trafficanti di organi umani, forse la più importante delle quali è la rete internazionale che i membri dell’Autorità di controllo amministrativo (ACA) sono riusciti a fermare nel 2020. La rete, che era composta da 8 persone guidate da una donna palestinese, fabbricava documenti falsi attribuiti ad agenzie governative per attrarre pazienti stranieri desiderosi di eseguire trapianti di reni illegali.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), “il commercio illegale di organi avviene quando gli organi vengono prelevati dal corpo a scopo di transazioni commerciali”. Nel 2007, l’OMS ha valutato, sulla base dei dati degli stati membri di tutto il mondo, che dal 5 al 10% dei trapianti di rene viene eseguito ogni anno con organi provenienti da donatori commerciali e che il 5% di tutti i beneficiari ha partecipato al commercio illegale. Inoltre, secondo un rapporto dell’organizzazione Global Financial Integrity (GFI), il commercio globale illegale di organi umani genera profitti compresi tra i 600 milioni e  l’1,2 miliardi di dollari all’anno.

Un egiziano che cerca di salvarsi.

In Egitto, Raseef22 ha incontrato un giovane che lavorava come fotografo e viveva nel governatorato di Dakahlia. Il 32enne aveva firmato per vendere il suo rene per 100mila lire egiziane per poter aiutare i figli dopo la morte della moglie. Mohammed (pseudonimo) dice: “Un anno e mezzo fa, ho comprato degli elettrodomestici, ma dopo la morte di mia moglie, la mia vita è stata sconvolta. Sono caduto in depressione, ho preso i miei figli e mi sono trasferito in un altro governatorato. Non potevo più vivere e lavorare dove avevo perso mia moglie”.

Aggiunge: “In 6 mesi ho accumulato una notevole quantità di debiti e non sapevo come ripagarli fino a quando non ho visto un annuncio su Facebook sulla donazione di organi in cambio di denaro, quindi ho contattato la pagina e ho incontrato più di un broker. Non avrei mai immaginato di trovarmi in questa situazione e di avere a che fare con persone che giocano con le vite umane in questo modo”.

Mohammad è stato sottoposto a numerosi test ed esami, e ogni volta il risultato non corrispondeva alle specifiche richieste della persona a cui avrebbe donato, fino a quando non è stato trovato “compatibile” con un paziente della regione di Bahwat. Mohammad racconta come il broker dell’uomo gli abbia promesso un posto fisso nel governo e 100mila lire egiziane in cambio della donazione di un lobo del suo fegato.

Secondo un rapporto dell’organizzazione Global Financial Integrity (GFI), il commercio globale illegale di organi umani genera profitti tra i 600 milioni e l’1,2 miliardi di dollari all’anno.

Mohammad afferma: “Tutti gli accordi necessari sono stati condotti tramite il suo broker, che non si mostra mai ai donatori. Ha una vasta esperienza in questo campo e la sua missione è fornire donatori a pazienti finanziariamente capaci che necessitano di un trapianto in cambio di denaro; una piccola somma va al donatore, mentre la somma maggiore va al broker e alle reti che collaborano con lui. Questo broker si tiene in contatto con i donatori tramite WhatsApp, mentre i trasferimenti di denaro vengono effettuati tramite Vodafone Cash. Dopo alcuni scambi di messaggi, ho concordato di eseguire l’operazione in uno dei più grandi ospedali in Egitto.

Minaccia ufficiale.

Pochi giorni prima dell’operazione, Mohammad decise di non portarla più a termine. Sentiva il pericolo della situazione e temeva di perdere la vita, ma le cose non finirono qui. Racconta: “Dopo un mese e mezzo di continui controlli medici per verificare che i miei tessuti fossero compatibili con quelli del paziente, scappai dal broker senza essere pagato e lui iniziò a minacciare di far del male ai miei figli. La cosa mi terrorizzava, perché non era solo un broker, ma anche un capobanda con legami con alti funzionari, e apparentemente aveva ricevuto una grossa somma di denaro dal paziente prima dell’operazione”.

“Non posso dimenticare la minaccia che mi fece il broker dopo che provai a ritirarmi dall’operazione, dopo che i risultati dei test erano  risultati compatibili. Mi disse: ‘Che sciocchezze stai dicendo adesso? Ti sei sottoposto a test e radiografie per 25 mila lire egiziane. Ti prenderò anche se cerchi di scappare!’ E così decisi di scappare. Sentivo che questo broker avrebbe potuto prendere tutti i miei organi e buttarmi via. A lui importava solo il denaro ed è per questo che sono scappato”, aggiunge.

Secondo quanto pubblicato sui gruppi da noi monitorati, i costi delle visite mediche per il donatore oscillano tra le 25 e le 30mila lire egiziane, a carico del ricevente, mentre il prezzo di un rene oscilla tra le 40 e le 50mila lire e quello di un fegato varia da 100 a 120 mila lire ricevute dal donatore.

Mohammad sottolinea che “il broker e sua moglie sono specializzati nel portare donatori di fegato, e completano le pratiche burocratiche necessarie attraverso procedure ufficiali, perché l’operazione si svolge in un ospedale governativo e costa circa un milione di lire; l’ospedale si fa carico di 650.000 lire, mentre  l’operazione viene eseguita da medici egiziani più famosi  in questo campo”.

Un mercato più ampio.

Il mercato del traffico di organi umani non è limitato a uno specifico paese arabo. Lo scorso agosto, il ministero dell’Interno iracheno ha intercettato una serie di operazioni di vendita di organi umani tra Iraq e Ucraina. Il direttore dell’Anti-Human Trafficking Investigation Authority nella zona di al-Karkh, nella parte occidentale di Baghdad, il generale di brigata Wissam Nassif al-Zubaidi, ha dichiarato durante un’intervista alla televisione di stato irachena, che “il prezzo di un testicolo fuori dall’Iraq raggiunge gli 80mila dollari, e il prezzo di un rene raggiunge i 33mila dollari”.

Ha anche aggiunto che “le operazioni di traffico di organi umani in Iraq si concentrano sulla vendita di reni”, confermando di aver smascherato la vendita di testicoli tra Iraq e Ucraina e arrestato i sospetti coinvolti. Al-Zubaidi ha sottolineato che il traffico di organi umani è diffuso in ogni ospedale che esegue trapianti di organi, e che il ministero sta combattendo questo crimine, infatti le operazioni per catturare le bande che praticano questo traffico sono di recente aumentate.

Anche le autorità giudiziarie tunisine hanno scoperto nel novembre 2021 una rete criminale internazionale attiva nel campo del traffico di organi umani tra Tunisia e Turchia. Di conseguenza, la pubblica accusa ha avviato un’indagine contro 10 persone che operavano adescando le loro vittime e approfittando del loro bisogno di denaro per espiantarne gli organi, come evidenziato esaminando i voli tra Tunisia e Turchia attraverso l’aeroporto di Cartagine. Le indagini hanno inoltre rivelato che un tunisino era incaricato di attirare coloro che desideravano vendere i propri organi e di comunicare con stranieri desiderosi di ottenere un rene. Gli interventi venivano eseguiti all’interno di cliniche private in Turchia per 15mila dollari.

Nel 2020 il primo passo che ha portato alla scoperta della rete è avvenuto quando un tunisino residente nelle campagne di Zaghouan ha venduto il suo rene per 16mila dollari, pari a 48.600 dinari tunisini. Mostrò infatti segni di improvvisa ricchezza pochi mesi dopo il suo viaggio in Turchia dove aveva incontrato i membri di una banda internazionale specializzata nel commercio di organi, che attirava le sue vittime attraverso Internet.

Fuga e contrattazione.

Amer Hamdan (pseudonimo) ha lasciato il suo paese, la Siria, dopo un faticoso viaggio per fuggire e raggiungere un paese più sicuro per lui e la sua famiglia dopo che suo padre è rimasto ucciso negli scontri con il regime. Prima che il 33enne scappasse, aveva preso in prestito 700 dollari per riuscire a raggiungere la Turchia, ma le cose non sono state così facili come pensava.

Parlando con Rasseef22, Amer dice: “Non appena sono arrivato in Turchia, la persona da cui avevo preso in prestito i soldi cominciò a minacciarmi: o lo ripagavo immediatamente o avrebbe fatto del male ai miei quattro fratelli, tutti più giovani di me, rimasti a casa. Non ho trovato altro modo che mettere in vendita il mio rene per saldare i miei debiti e l’ho messo in vendita attraverso gruppi dedicati a questo commercio sui social media, in particolare su Facebook”.

Lo scorso agosto, il ministero dell’Interno iracheno ha intercettato una serie di operazioni di vendita di organi umani tra Iraq e Ucraina.

Aggiunge: “Sono riuscito a saldare solo 200 dollari, e ho ancora un debito di 500 dollari. Da quando sono fuggito dalla Siria, la mia mente non si è ancora calmata. Vivo in uno stato di preoccupazione per la mia famiglia, che non ha più nessuno oltre a me. Ora, vivo in una sofferenza ancora maggiore in Turchia e non posso usare la mia identità poiché sono entrato illegalmente, il che rende difficile per me spostarmi”.

Amer non sogna altro che assicurarsi del denaro per pagare i suoi debiti e far uscire di nascosto la sua famiglia dalla Siria, dove vivono sotto un assedio a più livelli. Se tentano di muoversi, il creditore eseguirà la sua minaccia e li consegnerà al regime siriano. Amer naviga quotidianamente su pagine dedicate alla vendita di organi per trovare qualcuno a cui vendere il suo rene.

Diritti dei rifugiati.

Salah Bakhit, avvocato presso la Corte di Cassazione in Egitto, afferma che “secondo il diritto internazionale e nazionale, un immigrato che ha subito ricatti o estorsioni ha il diritto di sporgere denuncia personalmente al Pubblico Ministero, in quanto vi è un dipartimento specializzato per combattere la criminalità internazionale nei confronti di coloro che lo hanno ricattato e sfollato illegalmente, se risiede nel Paese in cui risiede il ricattatore. Se la vittima risiede nel Paese da cui è stato sfollato, allora può informare le autorità competenti in cui ha sede l’ambasciata o il consolato, in modo che possano avviare le loro azioni legali contro il ricattatore”.

Bakhit ritiene che “l’immigrazione clandestina sia uno dei fenomeni che ha spinto i governi nell’adottare misure e strategie per contrastarla e ridurne gli impatti economici, sociali, politici, sanitari e di sicurezza, in quanto ha portato all’emergere di gravi reati come la tratta di esseri umani, il terrorismo e altri reati”.

Sottolinea gli sforzi nazionali per combattere questo problema. Si è arrivati addirittura ad implementare l’accountability al fine di garantire i diritti dei clandestini e ridurre i reati a cui sono esposti. Troviamo che la legge egiziana, ad esempio, punisce chi è coinvolto nell’immigrazione clandestina di queste persone con la reclusione fino a 5 anni, e con una multa non inferiore a 50mila sterline e non superiore a 200mila sterline. Aggiunge: “Questi possono essere applicati nel caso in cui un immigrato in qualsiasi paese arabo sia soggetto a estorsione, tratta di esseri umani o uno qualsiasi di questi crimini diretti contro di lui se immigra illegalmente”.

Criminalità internazionale.

L’avvocato di diritto internazionale, Ashraf Milad, dice a Raseef22: “La Convenzione internazionale per la prevenzione della tratta di esseri umani criminalizza la vendita di organi, che rientra sotto il nome di ‘casi di tratta di esseri umani’, e criminalizza la vendita di qualsiasi organo del corpo umano, ma non c’è protezione internazionale per una persona a meno che non denunci nel Paese in cui è stata effettuata l’operazione, e accusi una parte o una persona di averlo costretto a farlo. Solo allora il caso assume carattere di  valore legale attraverso il quale la persona o la parte coinvolta può essere ritenuta responsabile”.

E aggiunge: “Le parti coinvolte nell’incidente sono ritenute responsabili secondo la legge nazionale del Paese in cui è avvenuto il reato, e se un immigrato in qualsiasi Paese è oggetto di estorsione, deve rivolgersi all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che ha il compito di ritenere responsabile l’autore del reato.Nel caso in cui una persona commetta il reato di vendita volontaria di un proprio organo, e la legge del Paese in cui risiede consente alle persone per farlo in cambio di denaro, non sarà punito, ma se la legge del paese in cui risiede lo criminalizza, come ad esempio l’Egitto e la Turchia, l’autore  sarà soggetto a responsabilità legale”. Qui, Milad fa notare che il caso del giovane che aveva venduto uno dei suoi organi e ottenuto in cambio denaro falso è simile a quello di una persona che aveva pagato una tangente e non ha ricevuto il servizio previsto. Non può sporgere denuncia contro coloro che hanno commesso il fatto fintanto che la legge del paese in cui si è verificato l’incidente lo criminalizza.

Per quanto riguarda l’uso di piattaforme di social media come Facebook e Telegram per promuovere il traffico di organi, l’avvocato indica che “questo rientra nell’ambito del crimine informatico, in quanto la promozione è di per sé un motivo per commettere il reato di traffico di organi purché sia ​​previsto in la legge dello Stato che il metodo utilizzato costituisce reato”. Sottolinea la necessità di una convenzione internazionale firmata da tutti i paesi che criminalizzi il traffico di organi umani. Quanto al coinvolgimento di medici negli ospedali governativi per effettuare trasferimenti di organi in cambio di denaro, “costituisce un reato giuridicamente penale. L’unico caso in cui questo tipo di operazione è consentito negli ospedali è quando la donazione è completamente gratuita e proviene da un donatore parente di primo grado del ricevente”.

Traduzione di Grazia Parolari per Invictapalestina.org