‘A nessuno importa dei rifugiati di Gaza’.

Da http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=1761&lg=it

"A nessuno importa dei rifugiati di Gaza"

 

Noora Nadi, 17 Dicembre 2006

Tradotto da Gianluca Bifolchi

La vedova Noora Nadi, 40 anni, una rifugiata palestinese che vive nel campo di Baqaa, a 20 Km a ovest di Amman, fa i salti mortali per mantenere i suoi tre ragazzi dopo la morte di suo marito due anni fa.
 
Lei ha parlato a IRIN della sua disgrazia e del grigio futuro che le si prospetta.

"Ho lottato duro per mantenere la mia famiglia da quando mio marito è morto. L’UNRWA [Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso che si occupa dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente] non mi fornisce assistenza finanziaria e i funzionari del governo giordano dicono che non ho i titoli per l’assistenza sociale, come molte vedove in questo paese perché non ho la nazionalità giordana.

Sto pagando il prezzo della decisione di miei genitori di venire in Giordania dopo la guerra arabo-israeliana del 1967. I rifugiati che vennero nel paese dopo quella data ebbero passaporti temporanei, ma non la nazionalità giordana, contrariamente a quelli che arrivarono in Giordania dopo il conflitto arabo-israeliano del 48. Questo ultimi possono lavorare ovunque ed entrare nelle università di stato, ma noi siamo trattati come stranieri.

Il mio figlio di 22 anni non può lavorare nel pubblico impiego perché non è considerato giordano, nonostante sia nato qui.

Io lavoro in qualche fattoria qui attorno per raccogliere frutti e prendermi cura di animali dall’alba al tramonto. Mia madre sta male ed è troppo anziana per prendersi cura di se stessa.

Non so cosa accadrà alla mia famiglia se io mi ammalo. A nessuno sembra importare dei rifugiati di Gaza. Ho chiesto all’ambasciata palestinese di aiutarmi a tornare a Gaza, dove la maggior parte della mia famiglia vive, ma loro hanno cestinato la mia richiesta dicendo che un accordo con Israele stabilisce che io non posso fare ritorno prima che venga trovata una soluzione difinitiva al problema dei rifugiati.

In Giordania mi trattano come se io fossi una ricca turista. Non mi è permesso di farmi curare in un ospedale pubblico gratis, e le liste di attesa delle cliniche dell’UNRWA sono molto lunghe. Temo che se uno dei miei ragazzi si ammala dovrò vendere i mobili per trovare le medicine.

E’ arrivato l’inverno. Quando piove il soffitto fa acqua sulle nostre teste. Io non ho denaro per le riparazioni. Inoltre, non posso permettermi il gasolio del riscaldamento centrale e i miei figli non hanno abbastanza indumenti per tenersi al caldo.

Io sono una rifugiata che ha perso tutto: la mia patria, mio marito ed ora ho paura di perdere i miei figli. L’ONU deve far fronte alle sue responsabilità ed aiutarmi in quelche modo. Altrimenti deve pensarci la Giordania permettendo a mio figlio di lavorare".

Questo articolo arriva a voi attraverso IRIN, un servizio di informazioni umanitario dell’ONU, ma non riflette necessariamente la posizione dell’ONU o delle sue agenzie. Tutto il materiale IRIN può essere ripubblicato e ristampato gratis; fate riferimento alla pagina del copyright per le condizioni di uso. IRIN è un progetto dell’Ufficio per i Coordinamento degli Affari Umanitari dell’ONU.

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Originale da 

Tradotto dall’inglese all’italiano da Gianluca Bifolchi, un membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft per ogni uso non-commerciale : è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l’integrità e di menzionarne l’autore e la fonte.
URL di questo articolo: http://www.tlaxcala.es/pp.asp?lg=it&reference=1761

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