“Emergenza” Covid-19: superare le polarizzazioni e puntare il dito contro i responsabili

Di L.P. La situazione sta degenerando a tutti i livelli. Si sta tornando ad una insensata militarizzazione della crisi sanitaria; c’è una comunicazione allarmistica incapace di dare giuste indicazioni alla gente; e dei Dpcm che, come ha affermato Massimo Cacciari, sono “deliri normativistici” che non stanno portando soluzioni al problema e non hanno scientificità.

Gli ultimi dati dell’ISS parlano chiaro a livello nazionale: 0,5% di malati critici in terapia intensiva, 4,8% ricoveri di malati gravi, 20,5% sono lievemente sintomatici, 14,8% sono paucisintomatici (1) e il 59,3% sono asintomatici. Scienziati come Giorgio Palù, che per primo criticò la gestione sanitaria della Regione Lombardia basata sull’ospedalizzazione del virus rendendolo un “virus nosocomiale”, stanno dicendo che la situazione è ben diversa da come si sta dipingendo. Lo stesso Palù distingue tra “sintomatico” e “contagioso”, che sono due concetti ben diversi: positivo al test non vuol dire contagioso. Ci sono positivi che contagiano, positivi che non contagiano e positivo non vuol dire malato. Questo è quello che la gente dovrebbe comprendere, senza che venga confusa con tanto di allarmismo. Su che base scientifica oggi si indirebbe un eventuale lockdown (2) generalizzato? Nessuna. Al massimo si può pensare a lockdown, come ha detto Palù, ristretti in grado di fermare il virus in determinate zone geografiche, ma un lockdown generalizzato è incomprensibile con effetti devastanti.

Inoltre, alla luce degli eventi di Napoli in questi giorni, si è visto sempre più una polarizzazione distopica del dibattitto sul Covid-19. Ogni dibattito sul Covid-19 si sta sempre più dividendo tra “affermazionisti” e “negazionisti” del Covid-19. Questo è la banalizzazione che si vuole imporre ad un argomento molto più complesso che non dovrebbe creare strutture moralistiche per la quale chi è affermazionista è il “buono” e il negazionista è il “cattivo” e non dovrebbe creare fazioni. Peccato che la realtà sia ben diversa! Questa divisione è volutamente indotta per avere sotto controllo le opinioni, etichettarle e impedendo che ci siano pensieri divergenti che non rientrano in quelle categorie. Una polarizzazione che, oltre ad essere inutile e controproducente, fa male al nostro senso critico e all’informazione. Dove sono finite le sfumature? Oggi “o sei un complottista o porti la mascherina anche da solo in auto. O vuoi vaccinarti anche contro la febbre gialla vivendo a Milano o sei un no-vax di destra. O sei un terrapiattista o giustifichi tutto ciò che viene fatto in nome del progresso della tecnologia”, come riporta l’agenzia stampa internazionale Pressenza Italia ironizzando su come si venga considerati per le proprie posizioni. Oggi è diventato facile chiudere ogni dibattito dando del “negazionista” a qualcuno che, non essendo negazionista, non rientra nelle polarizzazioni.

Ci rendiamo conto che è difficile pensare quando non si riesce ad uscire dagli orizzonti delle polarizzazioni che ci impongono, ma ad oggi questo dibattito si è ridotto, in termini più o meno radicali, ad un tifo da stadio che invade l’opinione pubblica. La riflessione politica sparisce e prende piede una dimensione fideistica che fa dell’illogica la sua sostanza. Risultato: abbiamo dei pazzi che negano l’esistenza del Covid-19 dopo che il virus ha fatto fuori un numero ingente di vittime; e dei dementi che negano il business che Bill Gates e le case farmaceutiche stanno facendo sulla nostra pelle. Davvero vogliamo ridurci a minus habens? Davvero crediamo che tutto sia bianco o nero?

Siamo realisti, non generalizziamo, non banalizziamo, ma piuttosto pensiamo e analizziamo. Io preferirei puntare il dito contro i veri responsabili, contro le false soluzioni e contro chi farà business su una tragedia che ci ha riguardato tutti.

Alla luce del libro “Ricchi e Buoni? Le crudeli trame del filantrocapitalismo” di Nicoletta Dentico e del rapporto “Gates to a Global Empire” dell’organizzazione ambientalista Navdanya International sui crimini e i danni di Bill Gates nel “Terzo Mondo” sull’economie locali, sulla salute e sull’ambiente, si dovrebbe problematizzare la figura di Bill Gates e il suo ruolo nella gestione della emergenza sanitaria. L’investimento di 130 milioni di euro in vaccini da parte dell’Italia, avvenuto dopo una telefonata tra Conte e Bill Gates, è andato a due fondazioni create da Bill Gates: la CEPI e la GAVI, quest’ultima grande finanziatrice dell’OMS. Non a caso il filantro-capitalista Bill Gates, super-finanziatore dell’OMS, ha investito durante la pandemia più di 400 milioni di dollari in case farmaceutiche e non sicuramente per beneficenza. Si potrebbe spiegare quindi la guerra mediatica delle case farmaceutiche contro le cure a base di idrossiclorichina. Sulla base dei risultati a cui è giunto lo studio Recovery Trial, la grande sperimentazione dell’Università di Oxford fatta a marzo 2020 e finanziata dalla fondazione Gates per la ricerca di farmaci anti-Covid, l’Oms ha formalizzato la decisione di sospendere in tutto il mondo, l’uso dell’idrossiclorochina per la cura del Covid19. Cura che ha portato ottimi risultati anche in Spagna, ma che non avrebbe portato a nessun business. Solo a fine settembre, uno studio certificato dal comitato etico dell’International Medical Journal dimostrerà scientificamente l’inattendibilità del Recovery Trial e l’efficacia dell’idrossiclorochina.

Con il Covid-19, c’è chi ha avuto modo di guadagnare alle spalle di tutti, come Confindustria che con una lettera al governo chiese di includere più attività, anche non necessarie, nel Codice ATECO e che tra Brescia e Bergamo ha impedito un vero e proprio “tutto chiuso”. Questo perché il profitto ha più valore della salute, perché la produzione non può mai fermarsi. La stessa Confindustria che ha spinto affinché si promuovesse lo smartworking (3) come “normalità” per flessibilizzare e ridurre i contratti. Volontà per altro espressa anche dal suo Presidente Carlo Bonomi e messa per iscritto nel nuovo documento di Confindustria “il coraggio di cambiare”.

Le politiche neoliberiste e i tagli alla sanità pubblica in questi anni hanno favorito spese militari, privatizzazione della sanità, interessi e finanziamenti alle cliniche private.

La gestione politica dell’emergenza sanitaria in Lombardia, in cui la giunta regionale leghista lombarda ha ospedalizzato il virus, rendendo le strutture sanitarie dei veri e propri focolai, come le RSA e gli ospedali di Nembro e Alzano, coprendo interessi industriali della bergamasca come Tenaris, Persico, Brembo e ABB.

Sarebbe interessante affermare che il Covid-19 non è stata una pandemia, che indica il diffondersi di un agente infettivo in grado di colpire più o meno indistintamente il corpo umano con la stessa rapidità e gravità ovunque, ma, come affermato The Lancet, una sindemia che implica una relazione tra più malattie e condizioni ambientali o socio-economiche, il cui interagire rafforza e aggrava ciascuna di esse. A mostrarcelo sono i morti in Lombardia, la maggior parte dei quali era pluri-patologica e viveva in un ambiente fortemente inquinato come la Pianura Padana.

Come ha detto Vandana Shiva in un articolo su Contropiano “l’emergenza sanitaria del coronavirus è inseparabile dall’emergenza sanitaria dell’estinzione, dall’emergenza sanitaria della perdita di biodiversità e dall’emergenza sanitaria della crisi climatica”. Polveri sottili, zootecnia intensiva e la deforestazione che rubano habitat alle specie viventi, sono tra le principali cause della diffusione dei virus. Cause ambientali che a loro volta sono frutto dell’inquinamento dato dal nostro malsano sistema economico.

L’informazione che hanno fatto passare il messaggio, irresponsabilmente, che in questi mesi è esistito solo il Covid, come se la salute fosse monotematica.

Puntare il dito anche contro quei virologi che da sconosciuti diventano eroi e statisti, o contro chi tra loro, per presunto conflitto d’interesse, ha fin da subito snobbato la cura con il plasma iperimmune che in Lombardia ha curato molte persone. Una cura che ha un costo bassissimo, che però non portava profitto alle case farmaceutiche e che era molto facile da procurare. Se fossimo stati per questa persona saremmo ancora qua ad aspettare i suoi “anticorpi monoclonali umani” che lui stesso ha brevettato e che hanno un costo elevatissimo rispetto alla cura al plasma. Questa persona, che non è nemmeno virologo, si chiama Roberto Burioni contro cui Codacons ha fatto un esposto all’Anac e all’Ordine dei Medici per conflitto d’interesse.

I decreti del governo Conte che hanno ridotto le persone a infanti che devono essere supervisionati, favorendo la nascita di “sbirri da cortile” pronti a colpevolizzare per quanto e come la gente usciva di casa.

Domandarsi sulle possibili con-cause iatrogene nella gestione sanitaria del virus. L’associazione Italia-Cuba, fin da marzo, aveva sollecitato il Ministro Speranza ad importare l’Interferone Alfa 2B, un farmaco anti-virale cubano molto efficace che stava portando ottimi risultati in Cina. Speranza ha ignorato la cosa e non si è potuto agire subito.

Sarebbe interessante indagare sulle cause iatrogene dovute all’approccio medico al Covid-19. I risultati delle autopsie eseguite all’Ospedale di Bergamo e al “Luigi Sacco” di Milano su campioni di tessuto polmonare di 38 pazienti (deceduti per COVID-19 nei due ospedali lombardi tra il 29 febbraio e il 24 marzo 2020), hanno mostrato un danno alveolare diffuso, come congestione capillare, necrosi, edema e trombi, mentre al momento del ricovero, i deceduti presentavano caratteristiche cliniche e radiologiche di polmonite interstiziale. Essendo un virus trombogenico che in molti casi provoca tromboembolie polmonari, è stato giusto affrontarlo solamente con la terapia intensiva?

Questi dovrebbero essere i temi di cui dovremmo occuparci e denunciare pubblicamente.

(1) In patologia, forma morbosa che si manifesta con sintomi inferiori di numero e di minore intensità rispetto al consueto (da Wikipedia).

(2) Confinamento, blocco; prigionia

(3) Lavoro agile: «Una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa» (Da Wikipedia)

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