Ex membro dell’ISIS rivela la collaborazione con l’esercito turco: “Per l’ISIS, la Turchia è un alleato”

Newsweek.com. Di Barney Guiton. Secondo le dichiarazioni di un ex membro dell’ISIS, l’esercito turco collaborerebbe con il gruppo terroristico, che ora controlla larga parte dell’Iraq e della Siria, consentendo il passaggio sul territorio nazionale per fornire rinforzi ai combattenti che si scontrano contro le forze curde.

Un ex tecnico delle comunicazioni, che lavorava per lo Stato Islamico e che si fa chiamare con lo pseudonimo di ‘Sherko Omer’ dopo aver abbandonato il gruppo, ha dichiarato anNewsweek di aver viaggiato, nel mese di febbraio, in un convoglio di automezzi che faceva parte di un’unità dell’ISIS: partiti dalla roccaforte di Raqqa, sul confine turco, avrebbero viaggiato attraverso la Turchia per entrare in Siria e sferrare un attacco contro i curdi nella città di Serekaniye, nella regione settentrionale.

“I capi dell’ISIS ci dicevano di non temere nulla, vista la completa collaborazione con i turchi – ha continuato Omer -, ci rassicuravano sostenendo che quello era il modo abituale di viaggiare da Raqqa a Aleppo per raggiungere le aree nordorientali controllate dai Curdi, dal momento che l’YPG [Esercito Nazionale del Kurdistan siriano] controllava ampie porzioni della regione curda, rendendo impossibile l’attraversamento del territorio siriano.

Fino al mese scorso, la Turchia, membro della NATO, aveva impedito ai combattenti curdi di attraversare il confine e entrare in Siria per aiutare i compagni impegnati nella difesa della città di Kobane. I curdi di Kobane hanno rivelato a Newsweek che il governo turco aveva spesso aperto il fuoco contro coloro che cercavano di attraversare la frontiera per portare rifornimenti.

Il portavoce dell’YPG, Polat Can, si è spinto ancora oltre, dichiarando che le forze turche aiutano attivamente l’ISIS. “Ormai abbiamo prove più che sufficienti per sostenere che l’esercito Turco rifornisce l’ISIS di armi e munizioni e consente loro di valicare i confini per permettere ai terroristi di perpetrare attacchi disumani contro la popolazione curda di Rojava [Siria nordorientale]”.

Omer ha spiegato che, mentre lavorava agli ordini dell’ISIS, la Turchia era percepita come un alleato contro il nemico curdo. “Per l’ISIS, l’esercito turco era un alleato, specialmente quando si trattava di attaccare i curdi siriani. I Curdi erano visti come nemici sia dall’ISIS che dalla Turchia. Inoltre, questa alleanza era quanto mai necessaria, perché solo dalla Turchia era possibile schierare combattenti che attaccassero le città curde delle regioni settentrionali e siriane”.

“L’ISIS e la Turchia collaborano attivamente sul campo, perché hanno un nemico comune da distruggere: i Curdi”, ha aggiunto.

Newsweek non è stato in grado di verificare in modo autonomo la versione di Omer, ma nell’ultimo mese, ha raccolto svariate testimonianze, secondo cui le forze turche chiuderebbero un occhio dinanzi alle attività dell’ISIS.

Omer, figlio di un ricco imprenditore del Kurdistan iracheno, si è recato in Siria per arruolarsi nell’Esercito Siriano Libero contro Bashar al-Assad, ma poi si è ritrovato coinvolto nelle attività dell’ISIS, senza poter fuggire. Gli è stato affidato il ruolo di tecnico delle comunicazioni e ha operato nella sede di Raqqa.

“In innumerevole occasioni, ho messo in contatto i comandanti dell’ISIS che operavano in Siria con ufficiali di stanza in Turchia”, ha dichiarato Omer.

“Usavano raramente l’arabo, solo per parlare con i reclutatori; altrimenti, i membri dell’ISIS si esprimevano in turco, perché comunicavano con ufficiali turchi, assumendo un tono molto serio”.

Poi Omer è stato assegnato a un battaglione con la missione di affrontare le forze curde a Serekaniya, in Siria nordorientale; avrebbe viaggiato attraverso la Turchia in un convoglio di automezzi, con soste in rifugi sicuri lungo il cammino, prima di accedere alla Siria dal valico di frontiera di Ceylanpinar.

Il suo racconto prosegue: “Prima di attraversare il confine, il comandante ci ha rassicurato ancora una volta, dicendo che non ci sarebbero stati problemi, in virtù della proficua collaborazione con i turchi; ha parlato più volte alla radio, esprimendosi in lingua turca”.

“Al valico di frontiera di Ceylanpinar, siamo stati avvistati dalla torre di controllo dell’esercito turco. Il comandante ci ha raccomandato di mantenere la calma, restare in posizione e non guardare verso la luce. Ha parlato ancora una volta in turco alla radio e noi siamo rimasti immobili. Dopo dieci minuti, la luce della torre di controllo si è spostata e il comandante ci ha ordinato di procedere, perché quello era il segnale stabilito: avremmo potuto attraversare in sicurezza la frontiera e accedere a Serekaniye”.

Una volta arrivati, Omer sostiene di essersi arreso alle forze curde che hanno attaccato il loro campo. È stato tenuto prigioniero per diversi mesi, poi i suoi carcerieri hanno avuto conferme del fatto che non era stato un combattente dell’ISIS e non aveva in alcun modo preso parte alle violenze.

Traduzione di Romana Rubeo