Gaza – Infopal. Un’organizzazione israeliana per i diritti umani, ieri, ha rivelato un altro, drammatico, aspetto della sofferenza dei civili palestinesi nella Striscia di Gaza, vittime del giornaliero olocausto compiuto da Israele, e ha invitato la Croce Rossa a intervenire subito.
La famiglia è bloccata tra le rovine della propria casa, distrutta: da 4 giorni sta curando i propri feriti con acqua e sale.
L’organizzazione “B’Tselem” ha spiegato che la famiglia di Hussein al-Aydi abita in una zona isolata, nei pressi di Hajar ad-Dik, a metà strada per il valico di al-Mintar, a sud-est della città di Gaza.
Secondo i rapporti, di cui il nostro corrispondente di Infopal.it ha ricevuto copia, la casa della famiglia è stata bombardata il 3 gennaio: sono stati distrutti il tetto, le porte, le finestre e la rete idrica.
Durante il bombardamento della casa sono stati feriti 6 membri della famiglia: due donne di ottanta anni, sono state colpite alla testa e alla faccia; due ragazzi, feriti in diverse parti del corpo; una ragazza e un bambino di 3 anni.
La famiglia, composta da 20 persone, vive accanto alla casa pericolante. Dal giorno del bombardamento, l’edificio è circondato dai soldati israeliani che continuano gli scontri con la resistenza.
Nel rapporto si legge: “Per il quarto giorno consecutivo, la famiglia è senza riparo, non riesce nemmeno a scappare. Appena tentano di muoversi, l’esercito israeliano sparo loro addosso”.
Il rapporto dell’organizzazione israeliana conferma che la famiglia vive senza luce e senza riscaldamento, con poco cibo – consumano un solo pasto leggero al giorno, composto da un po’ di pane con sale e limone -, bevono l’acqua piovana raccolta in un barile. I contatti con gli al-Aydi avvengono attraverso un cellulare, che Hussein carica con la batteria della sua moto.
I malati soffrono molto, non riescono a muoversi, sui loro corpi si vedono macchie blu, forse a causa di un’emorragia. Poiché mancano le medicine, essi vengono curati dai loro familiari con acqua e sale e qualche calmante, mentre due bambini rischiano di morire per la febbre alta provocata dalle ferite ormai infette.
Attraverso B’Tselem, Hussein al-Aydi lancia un appello al mondo affinché la sua famiglia venga salvata e conferma che l’esercito vieta alle ambulanze di raggiungerli per soccorrere i feriti che stanno morendo lentamente.