L’ANP chiede la protezione internazionale per i luoghi sacri e condanna l’espansione degli insediamenti

Quds Press. Lunedì, l’Autorità palestinese ha richiesto la protezione internazionale per i luoghi sacri cristiani e islamici e, allo stesso tempo, ha denunciato l’espansione degli insediamenti nella Cisgiordania occupata.

Il ministero palestinese degli Affari esteri e degli espatriati ha condannato gli appelli delle organizzazioni religiose ebraiche di assaltare la moschea di Al-Aqsa e di “accendere un menorah (candeliere ebraico) al suo interno”.

In una delle dichiarazioni, il Ministero ha accusato il movimento dei fedeli del Monte del Tempio di aver incitato la popolazione ebrea a partecipare alle incursioni nella moschea di Al-Aqsa, in coincidenza con la Festa delle luci ebraica, l’Hanukkah.

Oltre a condannare chiunque inciti ad “accendere i candelabri nella moschea”, il ministero si è rivolto anche a coloro che sostengono i “comportamenti razzisti contro il Dipartimento delle dotazioni islamiche, e suggeriscono di sottrargli il potere”. Il ministero ha definito tutto ciò “un tentativo di creare divisione all’interno della beata moschea di Al-Aqsa”.

Le istituzioni palestinesi ritengono “il governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, pienamente e direttamente responsabile di questi appelli d’odio, dei rischi e delle conseguenze che questi possono avere”.

L’autorità palestinese ha affermato di continuare a seguire da vicino l’escalation di violenza contro i luoghi sacri cristiani ed islamici, prima fra tutti la moschea di Al-Aqsa. In coordinamento e collaborazione con la Giordania, la Palestina ha “l’obiettivo di denunciare le violazioni e gli attacchi da parte di Israele e di rendere più saldo il rapporto tra Palestina e Giordania, sia a livello della comunità araba e islamica, sia a livello regionale ed internazionale, con lo scopo di fornire la massima protezione ai luoghi sacri”

Il ministero degli Esteri ha condannato “con la massima fermezza le decisioni del governo israeliano di costruire 4 enormi strade, che conducono agli insediamenti, e di costruire un ponte su Qalandia (antico aeroporto tra Gerusalemme e Ramallah), per cui Israele ha messo a disposizione un budget di circa 400 milioni di shekel (circa $ 123 milioni), per attuare il proprio piano di imporre la sovranità sulla Cisgiordania occupata”.

Ha aggiunto che “il piano coloniale espansionistico di Israele, con la costruzione del ponte sull’aeroporto di Gerusalemme (Qalandia) e la realizzazione di enormi strade che collegano tra loro gli insediamenti, ha l’obiettivo di separare Gerusalemme Est dai territori palestinesi, creando quello che lo stato di occupazione chiama “La grande Gerusalemme”. Con la capitale palestinese invasa dagli insediamenti, anche la Cisgiordania si spaccherebbe in due. Non vi sarebbero più strade che collegano i due territori tranne che alcuni valichi sotto il controllo di Israele”.

Il ministero ha sottolineato che una scelta di questo tipo “rende impossibile l’esistenza di uno stato palestinese sovrano con capitale Gerusalemme est, al momento sotto occupazione”

Il piano di espansione è la conferma “del disinteresse totale di Israele per le posizioni contrarie agli insediamenti espresse dagli altri stati”. Per questo motivo, l’Autorità palestinese ha invitato la comunità internazionale a prendere una posizione seria “per costringere lo Stato occupante a cessare ogni attività di insediamento”.

Domenica, il canale ebraico Kan ha riferito che ci sono stati progressi nel progetto di costruzione di più di 9000 unità di insediamento nella città di Atarot, a nord di Gerusalemme, un insediamento completamente nuovo nel territorio dell’aeroporto di Qalandia.

Traduzione per InfoPal di Sara Origgio