Organizzazione umanitaria chiede all’emiro del Qatar di fare pressioni per liberare detenuto

Londra – Quds PressL’Organizzazione araba per i Diritti umani con sede in Gran Bretagna ha invitato l’Emiro del Qatar Shaykh Hamad Bin Khalifa al Thani a “far pressione con ogni mezzo sulle autorità degli Emirati perché garantiscano la liberazione, prima possibile, del dottor Mahmud al-Jida, detenuto dal febbraio scorso”.

L’Organizzazione ha dichiarato, in un comunicato inviato a Quds Press il 24 giugno, che “la campagna di arresti scatenata dalle autorità degli Emirati in coincidenza con la primavera araba non si è limitata ai cittadini residenti negli Emirati, ma ha incluso anche i cittadini del Qatar e del Bahrein e, quando le autorità non sono riuscite ad arrestarli, ne hanno richiesto la consegna a diversi Stati, tra i quali il Kuwait”.

L’Organizzazione ha reso noto che un cittadino qatariota, il dottor Mahmud ‘Abd al-Rahman al-Jida, nato nel 1962, direttore dei Servizi sanitari nell’Ente petrolifero del Qatar, sposato e padre di otto figli, detenuto nelle carceri degli Emirati dal 26 febbraio scorso, è stato arrestato all’aeroporto di Dubai mentre rientrava in Qatar dalla Thailandia”.

Il comunicato afferma che a Mahmud sono state vietate le normali visite dei familiari nei primi tempi della detenzione e che è stato possibile soltanto a due dei figli visitarlo il 2 aprile scorso, e che la visita, durata appena dieci minuti, si è svolta alla presenza dei poliziotti degli Emirati, nella sede dell’Agenzia della sicurezza dello Stato. I figli hanno descritto il padre, durante la visita, “umiliato, piegato nel corpo e nello spirito”. Il padre avrebbe sussurrato velocemente ai figli: “All’inizio della detenzione sono stato maltrattato e messo in una cella di isolamento”.

L’Organizzazione araba osserva che il dottor Mahmud al-Jida “è uno dei detenuti politici presi di mira dall’apparato di sicurezza, e di cui è stato dipinto un ritratto fuori dalla realtà, per persuadere l’opinione pubblica dei suoi immaginari piani eversivi”.

L’Organizzazione afferma la propria convinzione che tutti gli arrestati negli Emirati per motivi di sicurezza abbiano subito torture e trattamenti lesivi della dignità, come è accaduto al dottor Mahmud.

Il comunicato si conclude affermando che ”è certo che un gran numero di detenuti ha riferito storie spaventose di torture, come pure è certo che l’Agenzia generale e la polizia si sono scambiati i ruoli nell’attribuire una parvenza di legalità alle confessioni estorte sotto tortura”.

Traduzione per InfoPal a cura di Federica Pistono