Palermo prima in Italia a sostegno di Marwan al-Barghouthi e dei prigionieri palestinesi

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Da Palermo, Salvatore Michele Di Carlo per InfoPal.

Da Palermo una luce s’è alzata e ha raggiunto la cella di Marwan”.

Con queste parole Fadwa al-Barghouthi, avvocato palestinese e moglie di Marwan, ha salutato la nostra città riunitasi attorno a lei per celebrare il conferimento della cittadinanza onoraria ad uno dei simboli viventi della resistenza palestinese e della dignità di un popolo sotto decennale occupazione.

L’evento è stato organizzato in collaborazione con il Comune di Palermo, la Casa della Cultura Araba al-Quds, ed il comitato internazionale Free Marwan -sezione Palermo- nell’ambito della campagna internazionale per la liberazione dei prigionieri politici detenuti all’interno delle carceri dell’occupazione israeliana, ed è stato momento di profonda riflessione sull’assurda ed ingiusta realtà palestinese.

Dalla sala delle lapidi di Palazzo delle Aquile, sede del comune di Palermo, s’è voluto lanciare un segnale chiaro, finalmente ufficiale, rivolto alla comunità nazionale ed internazionale.

Prima ed unica fra le città d’Italia, Palermo ha voluto rendere omaggio al dolore e alla sofferenza di 5224 palestinesi, attualmente prigionieri di uno stato occupante.

Ha voluto celebrare la loro resistenza e speranza, riconoscere e ribadire il loro esempio.

L’evento ha visto la partecipazione assieme al sindaco Leoluca Orlando, Adham Darawsha, presidente della Consulta delle Culture, e Giusto Catania, assessore alla Partecipazione e alla Migrazione, dell’ambasciatrice dello Stato di Palestina in Italia, Mai al-Kaila, e di Luisa Morgantini, già vice-presidente del Parlamento Europeo, impegnata con la sua Assopace a sostenere la lotta non violenta per i diritti del popolo palestinese.

Le parole spese durante la cerimonia sono state profonde e cariche di significato. S’è parlato di pace, di dignità, di resistenza e di giustizia. Ma soprattutto di speranza.

Speranza che la decisione della giunta comunale ha voluto alimentare dando a Marwan Barghouthi la cittadinanza onoraria e comunicandogli, tramite la moglie, tutta la solidarietà e il sostegno della nostra città.

Non sono mancati, dunque, momenti di riflessione circa l’attualità della politica israeliana in materia di detenzione e diritti umani. 

Illuminanti a tal proposito le parole e la testimonianza diretta e personale esposte da Fadwa Barghouthi e da Mai al-Kaila durante il dibattito tenutosi presso il Teatro Jolly e moderato dalla giornalista Lidia Tilotta.

Il racconto della moglie di Marwan ha dato voce alla dignità e alla compostezza di una donna vittima di grande sofferenza, moglie di un uomo che ha trascorso gran parte della propria vita tra il carcere e l’esilio. 

Le sue parole sono state dense ma posate, calme. Il suo è stato un andare indietro a toccare le tappe principali della vita di Marwan, dall’arresto al tempo degli accordi di Oslo, dal successivo esilio, fino al nuovo arresto avvenuto nel 2002, del quale proprio oggi si sono celebrati i dodici anni. Gli occhi di Fadwa guardavano fissi la platea silenziosa, mentre con la voce ci parlava di un militante tenace e coraggioso, fiero e convinto della causa del suo popolo, di un marito assente e lontano, e di un padre a cui è stato proibito vedere crescere i propri figli.

Altrettanto significativo il discorso dell’ambasciatrice palestinese in Italia, essa stessa testimone oculare dei crimini dell’occupazione israeliana poiché prigioniera politica nel 1987.

Le sue parole hanno espresso la denuncia nei confronti delle politiche perpetrate negli anni da Israele nei confronti dei palestinesi.

Lucida la sua ricostruzione della personale esperienza detentiva. Chiara e forte la sua opposizione.

Le due donne hanno infine offerto alla città l’esempio da seguire: la sfida, questo il termine esatto utilizzato dall’ambasciatrice, che ognuno di noi deve intraprendere e portare avanti contro l’occupazione della Palestina.

Ogni palermitano deve essere fiero di condividere la propria cittadinanza con Marwan Barghouthi, ed idealmente, con tutti i suoi compagni di battaglia, con tutti i prigionieri palestinesi.

Palermo, 15/04/2014

In collaborazione con La Casa della Cultura Araba al Quds