Presentati due ricorsi dal PCHR per il prigioniero al-Qeeq all’ufficio dei diritti umani delle Nazioni Unite

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L’8 febbraio 2016 il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) ha presentato due ricorsi separati al Relatore Speciale per la tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti, e al Gruppo di lavoro per la detenzione arbitraria, concernenti i crimini di tortura, trattamenti degradanti e reclusione arbitraria (detenzione amministrativa) perpetrati dalle forze israeliane nei confronti del giornalista Mohammed Osama al-Qeeq (33 anni), del villaggio di Doura, Hebron.

Il 21 novembre 2015 i militari israeliani avevano arrestato Mohammed Osama al-Qeeq, reporter del canale saudita al-Majd, che si trovava in quel momento in casa. E’ stato sottoposto a duri interrogatori, durante i quali veniva torturato, ammanettato, prima di venire incarcerato sotto detenzione amministrativa. Per questo al-Qeeq ha iniziato lo sciopero della fame.

Al-Qeeq prosegue lo sciopero della fame dal 25 novembre 2015, per protestare contro i sei mesi di reclusione amministrativa. Da allora le sue condizioni di salute si sono deteriorate, perciò al-Qeeq è stato portato all’ospedale di Afoulah, Israele, dove si trova tutt’oggi. Fonti delle organizzazioni per i diritti umani riportano che il giornalista soffre di emicranie perenni e dolori allo stomaco e alle articolazioni, vomita sangue e ha perso in tutto 13 kg.

Il 12 gennaio 2016 i militari israeliani hanno sfamato al-Qeeq con la forza, dopo averlo ammanettato, somministrandogli fluidi per via endovenosa, in aperta violazione della sua volontà, il che equivale ad un crimine internazionale, punibile con la reclusione, per coloro che hanno ordinato la procedura e per coloro che l’hanno eseguita.

Quello che l’esercito israeliano sta facendo al giornalista al-Qeeq, un civile, costituisce una chiara violazione delle leggi internazionali e dei diritti umani, in quanto queste azioni costituiscono un crimine contro l’umanità, secondo il paragrafo 1 (e-f) dell’articolo 7 dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, e dell’articolo 147 della Quarta Convenzione di Ginevra. In più questa condotta è in aperta violazione del diritto di al-Qeeq a subire un giusto processo, che include il diritto di ricevere una difesa adeguata e di essere informato delle accuse nei suoi confronti, diritti garantiti dall’articolo 9 del Patto Internazionale sui diritti civili e politici. Questo crimine viola inoltre la Convenzione contro la tortura e altri trattamenti crudeli inumani o degradanti.

Lo scopo dei ricorsi presentati dal PCHR è di attirare l’attenzione della comunità internazionale sulle sofferenze subite da più di 7.000 prigionieri palestinesi, reclusi nelle prigioni israeliane, inclusi 700 prigionieri in detenzione amministrativa.

Traduzione di Marta Bettenzoli