Resoconto convegno ‘C’è un giudice per Gaza?’.

Resoconto libero del convegno “C'E' UN GIUDICE PER GAZA?”

organizzato dalla Fondazione Basso il 22/5/09 a Roma

Il convegno è stato incentrato sulla questione della competenza della
corte penale internazionale (CPI) a giudicare sui crimini compiuti a
Gaza da Israele.
Come saprete è stata presentata una denuncia da parte di numerose
associazioni e ONG che è in attesa di un vaglio preliminare di
ammissibilità da parte del procuratore presso la CPI:
Al convegno sono intervenuti personaggi di grande competenza, tra cui
Salvatore Senese, docenti di diritto internazionale italiani, francesi
belgi, avvocati e magistrati europei, Raji Surani avvocato presidente
del Centro dei diritti umani di GAZA, che ha curato i dossier sui fatti
di gaza utilizzati per redigere la denuncia alla CPI..
Secondo alcuni relatori esistono delle norme universali di diritto
internazionale penale che fondano una responsabilità penale indivduale.
Su queste basi la stessa Israele ha processato Eichman per crimini
contro l'umanità al di fuori di qualsiasi specifico trattato
internazionale.
La giustizia internazionale è stata peraltro sempre espressione del
dominio dei vincitori sui vinti, e qualora fosse messo in stato di
accusa Israele questo comporterebbe una significativa inversione di
tendenza.
Garantire l'impunità ai responsabili israeliani non potrebbe che essere
considerato come un incitamente a proseguire nella loro politica criminale.
Una delle questioni principali è la valutazione della competenza della
CPI che può esercitarsi solo nei confronti di Stati che hanno
sottoscritto il trattato istitutivo della CPI. La palestina ha aderito
al trattato il 21 Gennaio del 2009, ma non vi è univocità di vedute sul
fatto che possa essere considerato uno Stato a tutti gli effetti; è per
questo che la sua adesione è stata accettata “con riserva”.
La Palestina non è mai stata indipendente neppure per un giorno nella
propria storia: può un territorio non indipendente essere considerato un
soggetto del diritto internazionale?
Non sarebbe comunque la prima volta che viene riconosciuta la statualità
ad un territorio non indipendente, o che non abbia aderito formalmente
alla CPI.
E' già stata riconosciuta la competenza della CPI per fatti commessi in
Costa d'Avorio, che non aderisce alla CPI.
Lo statuto della Corte non contiene peraltro la definizione di Stato, e
quindi l'unico modo per capire se è uno stato o meno è fare ricorso ai
precedenti ed alla pratica del diritto internazionale.
Nel 1945 sono stati rappresentati all'interno di organismi
internazionali anche Stati sotto dominazione straniera (Ucraina e
Bielorussia, ammessi nell'ONU, ma sotto dominio URSS), così come in
epoca successiva l'Algeria, il Sarawi, la Guinea Bissau, sotto
l'occupazione portoghese, la Namibia sotto occupazione Sudafricana.
Molti di questi stati avevano un controllo sul territorio ancora
inferiore a quello esercitato dal Governo palestinese, che pure ha
milizie ufficiali tribunali , ministeri, parlamento etc.
Insomma, anche senza tutti i requisiti canonici previsti dal diritto
internazionale per l'esistenza di uno Stato (territorio, popolazione,
sovranità), sono numerosi i casi in cui sono stati comunque riconosciute
titolari di soggettività internazionale delle comunità territoriali.
La Palestina peraltro ha avuto ripetuti riconoscimenti internazionali, 
ed è ufficialmente riconosciuta da ben 33 stati che hanno sottoscritto
lo statuto della CPI.
E' riconosciuta ed accettata dalla comunità internazionale, e dunque
(secondo Eric David), sussiste la giurisdizione della CPI per i crimini
commessi sul suo territorio, in quanto formalmente aderente alla
convenzione. Se il Procuratore della CPI ritenesse insussistente la
giurisdizione, ciò comporterebbe una inammissibile e grave interferenza
nelle scelte politiche e giuridiche degli stati che comunque riconoscono
la Palestina come Stato.
Il problema della giurisdizione della CPI sarebbe comunque superabile se
fosse lo stesso consiglio di Sicurezza dell'ONU a chiedere una pronuncia
in tal senso, ma è un organismo in cui chi ha il diritto di veto lo
farebbe senz'altro valere (USA).
Va comunque detto che è la stessa IV convenzione di
Ginevra,universalmente riconosciuta, che impone un obbligo legale a
tutti gli stati aderenti di impegnarsi a garantire il rispetto dei
diritti umani dei palestinesi, e la Corte Internazionale di Giustizia
dell'AIA ha già ripetutaemnte affermato l'applicabilità della
Convenzione di Ginevra al territorio palestinese.
La Palestina ha peraltro dichiarato di voler aderire alla Convenzione di
Ginevra, ma la Svizzera ha risposto che non è in grado vi dare una
risposta certa se la sua adesione sia valida o meno (per la mancanza di
sovranità).  Così la Palestina ha richiesto l'adesione all'OMS nel 1989,
ma anche tale organismo, su pressione degli USA, ha rinviato la
decisione in ordine alla sua accettazione e sembra che non si sia ancora
pronuciata. (secondo Palmisano).
Richard Falk, relatore speciale ai diritti umani dell'ONU, che ha
inviato una relazione scritta,  propone la costituzione di un Tribunale
Penale ad hoc su istanza della Assemblea Generale dell'ONU (art. 22
CArta ONU), anche questo di difficile attuazione per ovvi motivi politici.
In ogni caso molti relatori sottolineano che a luglio ci sarà la
celebrazione del VII anniversario della CPI e che in quella sede
potrebbero essere apportate delle modifiche allo statuto della CPI che
consentano di eliminare ogni dubbio sulla possibilità della Palestina di
sottoporsi alla giurisdizione della CPI.
L'intervento più toccante è quello ovviamente di Raji Sourani, che
pensava di aver visto il peggio nella propria vita dedicata alla
denuncia ed alla documentazione dei crimini israeliani, ma quanto
successo dopo il 27 dicembre 2008 è andato oltre ogni immaginazione.
Già prima di quella data la situazione era insostenibile, non avevano
neanche una lastra di cemento per coprire una tomba.
Il 27 dicembre in soli tre minuti sono state uccise 283 persone, 470
ferite in modo permanente, e colpiti 93 obiettivi.
Sourani sottolinea come in questo caso, per la prima volta nella storia,
i crimini sono stati trasmessi in diretta TV (non la RAI ovviamente). 
Tutto è noto, è documentato. Lo scopo della sua associazione è
l'affermazione dello “stato di diritto”.
Con la sola forza della disperazione, continuano a presentare denunce
alle autorità giuridiaziarie israeliane, ma al 98 % delle denunce non
segue neppure l'apertura di una inchiesta.  Ricorda i processi che si
celebrano in Spagna, ove sussiste una giurisdizione universale per i
crimini contro l'umanità, ovunque commessi. I tribunali spagnoli hanno
già avuto modo di condannare dei militari israeliani.
A queste iniziative giudiziarie fa riscontro l'ipocrisia della politica,
in quanto lo stesso ministro degli esteri spagnolo ha chiesto
ufficialmente scusa ad Israele per le sentenze di condanna pronunciate
dai tribunali del suo stesso stato.
Negli ultimi giorni peraltro il governo Zapatero ha presentato un
disegno di legge per abrogare la giurisdizione universale dei tribunali
spagnoli sulla scia di quanto successo pochi anni fa in belgio.
Insomma, per concludere, l'impressione  è che dal punto di vista
giuridico ci siano tutti i presupposti perchè Israele sia sottoposto
alla giurisdizione oltre che della CPI anche di altri Tribunali. Il
problema è che questo si realizzerà ben difficilmente perchè la politica
è del tutto priva di scrupoli, e finchè Israele sarà sul carro dei c.d.
vincitori, le speranze di far valere il diritto internazionale sono
ridotte al lumicino.
Il diritto internazionale è alla fine solo uno strumento del più forte
per dare legittimtià alla sua supremazia sui più deboli.
Non per questo credo si debba rinunciare a invocarne l'applicazione in
tutte le sedi ed in tutte le istanze, fosse solo per denunciare e
rendere manifesta l'ipocrisia del sistema in cui viviamo, che si fregia
di dirsi democratico e fondato sullo stato di diritto.
Per questo ritengo che sia estremamente importante l'iniziativa di cui
si è discusso il sabato nella sede della Fondazione Basso di dare vita
ad una sorta di Tribunale Russel sulla Palestina, un tribunale di
opinione, che serva a rivitalizzare l'unica cosa che può avere un minimo
di influenza su chi ci governa, che è l'opinione pubblica.
Solo un Tribunale di opinione consentirebbe di abbracciare nella sua
ampiezza l'insieme dei diritti fondamentali che sono stati violati da
Israele.

A latere del convegno ho avuto occasione di parlare con la prof.
Palazzi, docente di diritto internazionale e giudice del tribunale
internazionale per i crimini nella ex Jougoslavia, che mi ha confermato
la fattibilità, sul. piano meramenente teorico, di fare davanti a
tribunali italiani delle cause civili e penali, in cui è possibile
trovare dei criteri di collegamento con la nostra giurisdizione interna.
Ci sono precedenti negativi, come il giudizio civile per il
bombardamento della TV serba di Belgrado,  o procedimenti penali che
hanno avuto il loro corso, come il perseguimento dei militari argentini
responsabili dei crimini in danno di cittadini italiani.
Credo che questi possano essere punti di partenza per studiare delle
iniziative giudiziarie in italia.  Ho preso contatti con dei valenti e
giovani giuristi che collaborano con la fondazione Basso, che mi hanno
già spedito del materiale su cui lavorare.
Gli articoli del codice penale in base ai quali è possibile studiare la
procedibilità, davanti a un tribunale italiano, di qualche crimine
commesso nella Striscia di Gaza e/o West Bank, sono art. 7, comma 5
(reati commessi all'estero: che apre alla giurisdizione universale), e
art. 8 (delitto politico commesso all'estero, sulla base del quale sono
stati istruiti i processi italiani contro militari argentini) c.p..
Altro materiale sono le due sentenze di condanna dei militari argentini,
la sentenza Ferrini / Repubblica di Germania ( S.U. CAss. n .
5044/2004), e la sentenza sulla TV serba che ha dichiarato comunque il
difetto di giurisdizione (Cass S.U 8/2/02) Ne ho copia per gli interessati.
A forza di battere, anche la goccia finisce per bucare la roccia.

Avv. Dario Rossi

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