Um Al-Fahm: sempre attiva nella difesa di Al-Aqsa

Gerusalemme-PIC. Nei cortili della moschea di Al-Aqsa, venerdì mattina 14 luglio, tre palestinesi della città di Um Al-Fahm hanno sparato a due poliziotti israeliani, prima di essere a loro volta uccisi.

I fatti si iscrivono all’interno dello spirito di resistenza musulmano-araba degli abitanti di questa città, nel cuore della Palestina del nord. Occupata dal 1948 per nove decadi ha mostrato un enorme coraggio nel difendere la Palestina e la moschea di Al-Aqsa.

Al-Fahm è la zona più vasta a nord dell’area del Triangolo Palestinese. Prima della Nakba era stata precedentemente associata alla provincia di Jenin. Alla vigilia della Nakba, le forze irachene entrarono nella città restandoci per circa un anno, prima di passarla nelle mani delle forze giordane, che la cedettero a Israele con l’armistizio del 1949 (l’Accordo di Rodi). Gli abitanti della città vi rimasero senza abbandonarla.

Um Al-Fahm era la città più grande della Palestina, con un’area di 150.000 dunum (1 dunum= 1.000 m²), diventata al momento di soli 22.000 dunum. Si stima che 52mila Palestinesi vi vivano attualmente. Um Al-Fahm possiede la più grande popolazione palestinese, tra i Territori occupati nel 1948, dopo Nazareth.

Il nome della città era associato al carbone (Fahm), perché nel corso dei secoli veniva prodotto in grandi quantità. Il commercio di carbone da parte degli abitanti della città fu il principale mezzo di sostentamento per generazioni.

La prima volta in cui venne menzionata Um Al-Fahm fu nel 1265, quando il famoso leader musulmano Al-Zaher Baybars la diede al principe Jamal Al-Din Akush Al-Nujaibi e i suoi confini raggiunsero la città di Cesarea.

Al-Fahm possiede quattro vicoli famosi: Mahamid, Mahajneh, Jabarin e Igbaria. La maggior parte delle famiglie è dell’area di Hebron, più precisamente di Beit Jibrin e Tel Safi.

Una storia di rivoluzioni

La gente di Um Al-Fahm è orgogliosa della propria storia di resistenza e di rifiuto verso il colonialismo e l’occupazione, durante la quale, la città ha continuato a generare rivoluzionari in difesa della Palestina.

Durante la dominazione britannica della Palestina, gli abitanti di Um Al-Fahm combatterono diverse battaglie contro i colonizzatori.

Tra le battaglie più importanti va ricordata la “Battaglia della scuola”, avvenuta il 30 gennaio del 1930 tra la gente del posto e le forze britanniche, e la “Battaglia di Ein Zaytuna”, che avvenne il 19 settembre del 1938, nella quale i ribelli causarono enormi perdite alle truppe di invasori.

In seguito all’occupazione da parte di Israele, la città è diventata – grazie al forte spirito nazionalista e al rifiuto dei suoi abitanti di sottomettersi agli invasori -, il fulcro di perenni tensioni che hanno disturbato l’occupazione e i suoi apparati di sicurezza.

Ci furono diversi scontri tra l’occupazione e la popolazione di Um Al-Fahm, specialmente nel maggio del 1958, nel Giorno della Terra che viene commemorato dal 1976, e in quelli di Al-Ruha dal 1998 – in seguito alla decisione dell’occupazione di confiscare migliaia di dunum di terra dall’area per le esercitazioni militari.

A causa della risolutezza della sua popolazione e dell’orgoglio nazionale palestinese, Israele ha sempre visto Um Al-Fahm come la città araba più estremista nella Palestina occupata del 1948. La città è stata il bersaglio di strategie aggressive, da parte di alcuni fanatici israeliani, che volevano obbligare la popolazione locale a prendere in considerazione l’opzione di abbandonarla.

La strategia più rilevante venne attuata dal leader del movimento Kach, Rabbi Meir Kahana, che effettuò una visita provocatoria alla città, nel 1984, invitando la sua popolazione a migrare verso i paesi arabi. Ci furono anche le due visite provocatorie dell’attivista di destra, Baruch Marzel, nel 2009 e nel 2010, per incitare la messa al bando del Movimento Islamico.

Lo shaykh di Al-Aqsa e il suo sostenitore

Quando Al-Fahm viene menzionata, torna subito in mente shaykh Raed Salah, capo del Movimento islamico nei Territori occupati del 1948, e sindaco di Um Al-Fahm per 12 anni, che ha dedicato il suo tempo e i suoi sforzi a servire e difendere la moschea Al-Aqsa.

Il ruolo di shaykh Salah nel proteggere la moschea Al-Aqsa e altri luoghi sacri iniziò a crescere nel 1996, quando riuscì a sventare molti piani israeliani mirati a svuotare la moschea dei suoi fedeli.

Salah riuscì a ricostruire la moschea di Marwani, riaprendone le porte. Restaurò, inoltre, l’antica Al-Aqsa, pulendo i suoi cortili e illuminandoli, creando dei bagni e degli impianti di abluzione, oltre all’organizzare dei gruppi di memorizzazione del Corano nelle terrazze della moschea.

Lo shaykh ha inoltre contribuito all’istituzione del fondo per i bambini di Al-Aqsa, che mira a promuovere i progetti di restauro della moschea e ad avvicinarli ad essa.

Salah ha fatto rivivere l’amore per la moschea Al-Aqsa nel cuore dei Palestinesi nei Territori del 1948, evidenziando le minacce da parte degli israeliani, organizzando un evento annuale chiamato “Al-Aqsa in pericolo”, che si svolge annualmente a Um Al-Fahm e a cui partecipano decine di migliaia di Palestinesi.

Salah e diverse altri cittadini di Um Al-Fahm pagano un enorme prezzo per tutto questo.

Nel 2000, Um Al-Fahm giocòo un ruolo importante nelle feroci proteste che fecero seguito alla profanazione da parte dell’allora premier israeliano Ariel Sharon alla moschea Al-Aqsa. In queste proteste, tre giovani di Um Al-Fahm furono uccisi e centinaia feriti.

Traduzione di Iman Hakki