Un inasprimento della censura di internet rende di fatto impossibile la libera espressione negli Emirati Arabi

Dubai- Ma’an. Con un decreto emanato all’inizio di novembre allo scopo di inasprire la censura sulla fruizione di internet, “gli Emirati Arabi Uniti hanno di fatto precluso qualsiasi possibilità di libera espressione bloccando l’unico forum ancora attivo in rete”, ha riportato mercoledì il Centro Osservazione per i Diritti Umani.

Gli Emirati Arabi, alleati degli Stati Uniti, rappresentano un polo turistico e commerciale di primaria importanza che non è stato nemmeno sfiorato dall’ondata rivoluzionaria che ha portato nell’ultimo anno al rovesciamento di ben quattro regimi nell’area. Questa confederazione ha sempre mostrato una certa intolleranza al dissenso, basti pensare al fatto che, dall’inizio dell’anno, ben 60 membri del movimento islamista sono stati arrestati e permangono tutt’ora detenuti.

L’agenzia di stampa nazionale WAM ha riportato in data 12 novembre che il decreto voluto dal presidente, lo sceicco Khalifa bin Zayed al-Nahayan sancisce l’arresto per chiunque derida su internet le figure di spicco degli Emirati o ne faccia caricature.

“Tale decreto rende estremamente evidente come le autorità del paese siano fermamente intenzionate ad impedire ed  soffocare il diritto di critica”, ha affermato Joe Storck, direttore del Centro d’Osservazione per i Diritti Umani.

“La determinazione a punire il dissenso via internet, indipendentemente dal fatto che esso sia più o meno aggressivo, è del tutto incompatibile con l’immagine che i governanti stanno cercando di promuovere degli Emirati, e cioè quella di una nazione dedita al progresso ed alla tolleranza”, ha aggiunto.

Una fonte vicina all’ambito governativo degli Emirati ha dichiarato che il decreto mira a tutelare i diritti e le credenze della popolazione che potrebbero essere danneggiati dalle nuove tecnologie introdotte nel campo della comunicazione.

“Questa legge non limita la libertà d’espressione, la quale è garantita dalla stessa costituzione degli Emirati”, ha dichiarato la fonte, “al contrario, tale decreto si pone l’obiettivo di rendere maggiormente efficace il sistema legislativo del paese, permettendogli di poter intervenire su una più vasta quantità di atti offensivi potenziali su vari campi, inclusi quelli del terrorismo, del commercio di esseri umani, del riciclaggio di denaro e del furto d’identità”.

Estremi per l’arresto

La WAM ha riportato che il decreto prevede l’incarcerazione di coloro che creano siti o fanno uso di strumenti di comunicazione allo scopo di deridere o danneggiare la reputazione dello stato o dei suoi rappresentanti.

Tra questi ultimi si annoverano il presidente, il vice presidente, tutti i parlamentari attivi nei sette emirati che costituiscono la federazione, prìncipi, la bandiera nazionale, l’inno nazionale, l’emblema statale e qualsiasi altro suo simbolo.

I social network hanno rinvigorito la circolazione di opinioni negli Emirati, uno dei massimi esportatori di petrolio nonché fondamentale snodo commerciale, in cui i mezzi di comunicazioni di massa ufficiali sono soggetti ad uno stretto controllo e la libertà d’espressione è notevolmente limitata.

Persone di ogni estrazione sociale fa uso di siti come facebook o twitter, dai ministri e membri delle famiglie reali ai semplici cittadini, sostenitori o oppositori che siano.

Il decreto emanato il 12 novembre copre una vasta quantità di reati, che includono il traffico di esseri umani e la prostituzione.

Comprende però, tra i reati perseguibili con la reclusione, l’uso di “qualsiasi informazione, immagine, caricature volto a minare la sicurezza dello stato ed i suoi interessi o comprometterne l’ordine” ha riportato WAM.

Inoltre, “chiunque faccia uso di internet al fine di indire manifestazioni, marce o altri eventi simili senza essere stato autorizzato dalle autorità competenti, può essere perseguito con il carcere”.

Il Centro d’Osservazione per i Diritti Umani ha dichiarato che la vaghezza con cui il decreto è stato redatto lo rende in grado di colpire chiunque critichi le autorità, o chieda riforme o intenda organizzare manifestazioni.

“Sebbene alcune misure siano effettivamente mirate ad evitare la proliferazione in rete di fenomeni quali il razzismo o il furto di documenti segreti, l’obiettivo primario del decreto resta quello di limitare ulteriormente la libertà d’espressione e di libera associazione”, ha dichiarato il direttore del Centro d’Osservazione per i Diritti Umani con sede a New York.