1.000 strutture civili demolite dalle autorità israeliane nel Negev

unnamedGerusalemme occupata-PIC. Le autorità israeliane hanno demolito 1.041 strutture beduine nel Negev tra il 2013 e il 2015, e oltre 1.711 sono state distrutte dai proprietari dopo aver ricevuto ordine di demolizione.
Secondo un nuovo rapporto del Negev Coexistence Forum for Civil Equality (NCF), nel solo 2015 quasi 1.000 strutture sono state demolite nel Negev – 365 da parte delle autorità israeliane e 617 dagli stessi proprietari.
Le ondate di demolizioni hanno sfollato migliaia di beduini nel corso degli ultimi tre anni, secondo l’autore del rapporto, Michal Rotem.
Chi ha demolito la propria casa è stato spinto a farlo da agenti della  polizia israeliana e dagli ispettori comunali, che spesso vanno anche a casa loro per fare pressione. Le stesse tattiche sono state usate per costringere circa 210 proprietari a demolire la propria casa anche se non avevano ricevuto l’ordine, con la minaccia che lo avrebbero emesso se l’edificio fosse rimasto in piedi.
La scarsa attenzione che la situazione dei beduini del Negev riceve ruota intorno a villaggi non riconosciuti della zona – località che Israele non riconosce come legali, e che non sono collegati alle reti elettriche o reti idriche. Questi villaggi sono stati oggetto del famigerato Piano Prawer, che ha cercato di spostare con la forza gli abitanti di questi villaggi in località designate.
Alcune località sono ancora soggette a totale demolizione per essere sostituite da città ebraiche, come è il destino che incombe su Umm el-Hiran e Atir.
Nel 2014, Rotem rivela, il 46 per cento delle demolizioni ha avuto luogo in villaggi non riconosciuti.
In una dichiarazione, Haia Noach, direttore esecutivo dell’NCF, ha accusato il governo di non aver lavorato per tutta la popolazione del Negev, invece di “approvare sempre più insediamenti ebraici, spinge la comunità beduina in città urbane affollate che non possono più ricevere abitanti”.
Il ritmo incessante di demolizioni nel Negev – che supera anche quello della Cisgiordania – è essenzialmente guidato da una politica di discriminazione etnica che vuole terra espropriata per nuovi insediamenti illegali.
Nei commenti dello scorso anno, dopo l’approvazione del progetto per la costruzione di cinque nuovi insediamenti israeliani sopra i villaggi beduini, Yoav Galant, ministro dell’Edilizia abitativa, ha parlato di “responsabilità di Israele per sistemare il Negev, per trasformarlo in una zona desiderabile e fiorente, in linea con la visione sionista”. La distruzione causata da questa visione è evidente.
Traduzione di Edy Meroli