19enne palestinese sepolto dopo che le autorità israeliane ne hanno trattenuto il corpo per 10 mesi

393979CGerusalemme-Ma’an. Dopo aver tenuto il suo corpo in un obitorio per oltre dieci mesi, le forze israeliane hanno riconsegnato il corpo di Thaer Abu Ghazaleh, 19 anni, alla sua famiglia nella Gerusalemme Est occupata, dopo la mezzanotte di lunedì 29 agosto.

Abu Ghazaleh venne ucciso dalle forze israeliane ai primi di ottobre, dopo aver effettuato un attacco al coltello a Tel Aviv ferendo quattro israeliani.

La madre del ragazzo ha confidato il proprio dolore a Ma’an, dicendo che la famiglia avrebbe celebrato il 20° compleanno del figlio, sabato, ma che il suo corpo invece era in un obitorio sotto custodia israeliana.

Abu Ghazaleh è stato sepolto nel cimitero di al-Mujahidin nella Gerusalemme Est occupanta, fuori dalle mura della Città Vecchia.

La madre ha voluto mettere dei fiori sulla tomba dopo la sepoltura, dicendo di averne messi 19 sulla tomba e di avere tenuto il 20°  “perché sia con me tutta la vita e ricordarlo”.

Ha aggiunto che la famiglia ha riavuto il corpo di Abu Ghazaleh sulla porta del cimitero, con un gran numero di soldati israeliani e agenti di polizia intorno al cimitero.

“Lo abbiamo avvolto, eseguito la preghiera funebre, allora l’ho preso tra le braccia e gli ho dato l’ultimo saluto prima che lo seppellissimo”, ha detto la madre.

La madre, in lutto, ha detto che l’ultima volta che ha visto Abu Ghazaleh prima che fosse ucciso era durante la festa musulmana dell’Eid al-Adha dello scorso anno, sottolineando che lei adesso vive a Hebron, mentre suo figlio abitava a casa loro nella Gerusalemme Est occupata.

Le forze israeliane hanno chiuso tutte le strade che circondano il cimitero – che si trova quasi di fronte alla strada per la Porta di Erode nella Città Vecchia – per più di due ore, per sgomberare pedoni e passanti che formavano una folla in attesa che il corpo di Abu Ghazaleh venisse consegnato.

L’esercito ha anche trattenuto la famiglia per due ore all’ingresso della Porta di Erode, e le ha impedito di uscire dalle mura della Città Vecchia fino a quando il corpo è stato consegnato al cimitero, solo in quel momento è stata autorizzata ad attraversare le strade vuote e pesantemente sorvegliate per partecipare al funerale, secondo quanto affermato da Nasser Qaws, direttore dell’ufficio di Gerusalemme dell’organizzazione dei prigionieri palestinesi (PPS).

L’avvocato Muhammad Mahmoud del gruppo per i diritti dei prigionieri ‘Addameer  ha detto che le forze dei servizi segreti israeliani hanno restituito il corpo dopo la mezzanotte, a condizione che solo 25 membri della famiglia partecipassero al funerale.

Ha aggiunto che la famiglia è stata anche costretta a pagare una tassa di di 20.000 shekel (circa 5.290 dollari) quale “garanzia” per assicurarsi che rispettasse le regole imposte loro.

Secondo Qaws, sia giornalisti che passanti sono stati allontanati dalla zona, dopo che le forze israeliane hanno minacciato di annullare la restituzione del corpo.

Oltre ai giornalisti, a cui non è stato permesso di andare a casa del giovane, nella Città Vecchia, dopo la sepoltura, le forze israeliane non hanno neanche permesso alla famiglia di montare una tenda all’esterno dall’abitazione, come è prassi per ricevere le persone che vengono a porgere le condoglianze nei tre giorni dopo la sepoltura.

Traduzione di Edy Meroli