23 palestinesi feriti durante repressione israeliana contro manifestazione a Beita

Nablus – WAFA. Venerdì, le forze israeliane (IOF) hanno represso una protesta contro le colonie nella cittadina di Beita, a sud di Nablus, ferendo 23 palestinesi.

Le IOF hanno attaccato violentemente i palestinesi che si erano radunati in cima al Jabal Sabih (il monte Sabih), vicino alla cittadina, nelle prime ore del mattino, per affrontare i coloni che avevano pianificato di raggiungere la collina per ricostruire l’avamposto illegale di Givat Eviatar.

I soldati, pesantemente armati, hanno aperto il fuoco contro i nativi, che si erano barricati nel sito. 16 palestinesi hanno sofferto gli effetti dell’inalazione di gas lacrimogeni, uno è stato ferito con proiettili d’acciaio rivestiti di gomma ed un altro con una bomboletta di gas lacrimogeno.

Le IOF hanno anche inseguito i manifestanti determinati ad affrontare l’intrusione dei coloni, causando ferite a cinque persone, che sono cadute da luoghi alti.

Due dei cinque palestinesi che sono caduti sono stati portati d’urgenza in ospedale, mentre tutte le altre vittime sono state trattate sul posto.

L’esercito israeliano si sta preparando per una possibile protesta contro le colonie, schierando rinforzi e utilizzando bulldozer per bloccare tutte le strade verso il sito con cumuli di terra, impedendo al personale medico di raggiungere il luogo dello scontro per evacuare le vittime.

I palestinesi nei Territori occupati dal 1967 ed il resto della Palestina storica si sono ribellati contro decenni di colonialismo israeliano ed Apartheid. Gli abitanti di Beita non solo hanno protestato contro i decenni di oppressione israeliana, ma anche contro l’aumento del saccheggio israeliano della loro terra.

In quasi un mese, circa otto palestinesi della cittadina sono stati uccisi e oltre 620 sono rimasti feriti, mentre cercavano di resistere all’avamposto costruito in cima al monte.

Oltre al Monte Sabih, alcuni mesi fa le forze israeliane hanno eretto un altro avamposto in cima al Monte al-Arma, a nord di Beita, poiché entrambi i monti godono di una posizione strategica in quanto si affacciano sulla Valle del Giordano, una fertile striscia di terra che corre verso ovest lungo il fiume Giordano e che costituisce circa il 30% della Cisgiordania.

La presa delle colline rappresenta uno strumento difensivo, in quanto garantirebbe all’occupazione israeliana una vista panoramica sulla Valle del Giordano e sull’intero distretto di Nablus. Questo è il motivo per cui le autorità d’occupazione israeliane hanno assegnato loro un posto nel progetto di espansione delle colonie.

La costruzione dei due avamposti in cima al monte Sabih, a sud di Beita, e al monte al-Arma, a nord della città, oltre ad una tangenziale a ovest, è una misura israeliana per spingere le cittadine e le città palestinesi in enclavi affollate, ghetti, circondati da mura, colonie e installazioni militari, e per interrompe la loro contiguità geografica con altre parti della Cisgiordania.

Il numero di israeliani che vivono in colonie per soli ebrei nella Gerusalemme Est occupata e in Cisgiordania, in violazione del diritto internazionale, è salito ad oltre 700 mila, e l’espansione delle colonie è triplicata dalla firma degli Accordi di Oslo nel 1993.

La legge sullo stato-nazione di Israele, approvata nel luglio 2018, sancisce la supremazia ebraica e afferma che costruire e rafforzare le colonie è un “interesse nazionale”.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.