Studiosi islamici: chi combatte in Siria e Iraq non fa jihad ma fitna

Riyadh-Quds Press. I sauditi che combattono in Siria e in Iraq non compiono alcun jihad, bensì, si gettano nella perdizione. Lo afferma un gruppo di studiosi islamici sauditi, criticando la grande affluenza di molti loro giovani concittadini a combattere con i gruppi armati nei due paesi arabi travolti da crisi interne.

Gli studiosi hanno giustificato le proprie affermazioni con il fatto che nei paesi in questione “manca una chiara guida che accomuni i gruppi armati sotto la propria bandiera”.

Alcuni degli studiosi, le cui affermazioni sono state riportate sul giornale saudita Okaz, lunedì 29 aprile, hanno definito i giovani in questione “illusi che non si rendono conto della gravità degli appelli al jihad”, aggiungendo che “queste vie illegali portano alla fitna (discordia) e provocano gravi conseguenze”. Gli studiosi hanno sottolineato che coloro che rivolgono gli appelli al jihad a questi giovani sono dei “seminatori di fitna”.

Il giornale, riportando le parole dello Shaykh Abdul Aziz All al-Sheikh, Gran Mufti e presidente dell’Alto Comitato di studiosi dell’Arabia Saudita, scrive: “I giovani che si recano in Iraq e Siria non compiono il jihad, in quanto essi non conoscono sotto quale bandiera combattono, e ciò fa di essi una facile preda per le trappole dei nemici”,

Dal canto suo, Abdullah Bin Mani’, membro dell’Alto Comitato degli studiosi, ha affermato che “nessun jihad può essere proclamato nell’ambito di una guerra civile, in quanto è difficile distinguere tra amici e nemici, soprattutto se si tratta di uno stato musulmano”. Egli ha sottolineato “la necessità di consultare le persone competenti di fronte a queste avversità”.

Decine di giovani sauditi sono partiti alla volta della Siria per combattere a fianco del Fronte al-Nusra, contro il regime siriano, mentre anni fa, altri si recarono in Iraq.