Gerusalemme-Ma’an, Imemc, PIC e Quds Press. Per il secondo giorno consecutivo, giovedì, le forze israeliane hanno eseguito una campagna di incursioni e arresti di massa a Gerusalemme: sono stati rapiti 23 Palestinesi. Mercoledì sono stati consegnati ordini di demolizione contro decine di abitazioni gerosolimitane.
Le truppe israeliane hanno assaltato il campo profughi di Shufat e la cittadina di Issawiya, nel distretto di Gerusalemme.
Nel campo profughi, i soldati hanno fatto irruzione da diverse entrate e dislocandosi nelle sue strade, mentre elicotteri sorvolavano l’area a bassa quota. Le incursioni hanno scatenato scontri con i giovani locali. 15 ragazzi sono stati arrestati, diverse case sono state invase e i residenti aggrediti.
Le forze israeliane hanno aggredito Uday al-Dabet, 16 anni (nella foto).
Il pretesto israeliano per l’invasione del campo e della cittadina, e gli arresti, è la “scoperta di munizioni e armi”. Secondo le dichiarazioni dell’esercito, “23 sospetti sono stati arrestati per crimini violenti, terrorismo, spaccio di droga, possesso illegale di armi, furti e altri crimini”.
Mercoledì, la cittadina di Issawiya è stata invasa dalle forze israeliane per consegnare ordini di demolizione a decine di proprietari di case, con il pretesto della mancanza di “permessi edilizi”.
Un membro del comitato locale di Issawiya, Muhammad Abu al-Hummus, ha dichiarato che le truppe israeliani hanno invaso l’area di Habayel al-Arab, a sud di Issawiya, consegnando ordini di demolizione a oltre 30 appartamenti in 10 edifici. 200 persone vivono in quelle abitazioni, appartenenti alle famiglie Mahmoud, Elayyan, Abu al-Hummus e Abu Irmeileh.
Abu al-Hummus ha spiegato che tali edifici furono costruiti dai 10 ai 30 anni fa e che alcuni hanno i permessi rilasciati dalla municipalità, mentre altri fecero domanda anni fa, ma non è stata mai data approvazione.
Martedì mattina sono state demolite strutture a Sur Bahir e Beit Hanina, sobborghi di Gerusalemme, secondo i dati dell’Ufficio Onu per il coordinamento per gli Affari umanitari (OCHA).