Tribunale fa cadere le accuse contro due guardie di sicurezza israeliane per l’omicidio di due fratelli palestinesi

401144CBetlemme˗Ma’an. Mercoledì un tribunale israeliano ha fatto cadere le accuse contro due guardie di sicurezza israeliane che ad aprile hanno sparato a due fratelli palestinesi, uccidendoli, a un checkpoint, stabilendo che non vi sono prove sufficienti per dimostrare che abbiano agito in modo improprio.

Una guardia di sicurezza privata aveva ucciso il 27 aprile Maram Salih Hassan Abu Ismail, 23, e il suo fratello 16enne, Ibrahim Salih Hassan Taha, al checkpoint di Qalandiya, fra la Cisgiordania occupata e Gerusalemme Est, dopo che, a quanto riferito dalle forze israeliane, Abu Ismail, incinta di cinque mesi, aveva lanciato un coltello in direzione dei soldati israeliani da circa 20 metri di distanza.

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, i procuratori hanno dichiarato che Abu Ismail aveva lanciato il coltello, mancando però le forze israeliane, mentre suo fratello aveva cercato di trascinarla via.

Hanno inoltre dichiarato che Taha aveva una mano in tasca mentre si avvicinava al checkpoint, provocando il “ragionevole sospetto” che stesse tentando di compiere un attacco. A quanto riferito, le forze israeliane hanno trovato un coltello sul suo corpo dopo averlo ucciso.

Tuttavia, i testimoni hanno riferito che i due fratelli non costituivano una minaccia quando sono stati uccisi, mentre entravano per errore nella parte sbagliata del checkpoint e non capivano ciò che gli israeliani dicevano in ebraico.

Un altro testimone ha dichiarato che i soldati avevano piazzato i coltelli sulla scena.

Secondo quanto riportato dal notiziario israeliano Ynet, l’ufficio del procuratore dello stato israeliano ha dichiarato che si è trattato di un “chiaro” caso di “autodifesa”.

Il Times di Israele ha riportato che la polizia israeliana ha rifiutato di rilasciare i video della telecamera di sicurezza, nonostante le richieste della famiglia di Abu Ismail e di numerosi organi di stampa israeliani.

Abu Ismail e Taha sono due dei 235 palestinesi uccisi dalle forze israeliane a partire dall’ondata di agitazioni iniziata a ottobre 2015. Decine di palestinesi sono stati uccisi presso i checkpoint militari: perlomeno cinque in quello di Qalandiya.

Circa 34 israeliani sono stati uccisi nello stesso periodo.

L’uso eccessivo della forza da parte di Israele contro i palestinesi è stato condannato da organizzazioni non governative locali e internazionali, da alti funzionari dell’ONU e leader stranieri.

Traduzione di F.G.