Campagna di intimidazione contro la diplomazia svizzera.

Campagna di intimidazione contro la diplomazia svizzera

23 Marzo 

Voltaire, édition
internationale

L’impresa zurighese Electricité de Laufenbourg (EGL) e la National Iranian Gas Export Company (Nigec) hanno firmato un contratto a Teheran in presenza del capo della diplomazia elvetica Micheline Calmy-Rey. Il contratto prevede la fornitura, dal 2011, di 5,5 miliardi di metri cubi di gas
all’anno da parte della società nazionale iraniana di esportazione di
gas. Quel gas è destinato principalmente ad alimentare le centrali
combinate di EGL in Italia.

Immediatamente, l’ambasciatore degli Stati Uniti a Berna Peter R. Coneway ha fatto sapere che i suoi servizi esamineranno questo accordo nei dettagli per verificare se esso contravvenga all’Iran Sanction Act. Di ritorno in Svizzera, la signora Calmy-Rey ha ribattuto che il suo paese non riconosce l’extra-territorrialità delle leggi statunitensi e che il contratto non viola le risoluzioni dell’ONU, perché non ha per oggetto niente che possa
essere ricondotto ad un programma nucleare militare. Dopotutto, non
viola nemmeno la legge statunitense, la quale penalizza unicamente gli
investimenti consistenti in Iran e non questo tipo di transazioni.

Questo vivace scambio di battute non ha chiuso la polemica. L’ambasciatore della Svizzera in Israele, William Haffner, è stato
convocato dal ministro degli Esteri israeliano che gli ha espresso il
suo « vivo rammarico » e ha definito il contratto « atto non amichevole ». In un comunicato, il ministro ha precisato : « La Svizzera e la
comunità internazionale sono consapevoli del pericolo posto dall’Iran.
Israele si attende che la Svizzera si unisca agli sforzi internazionali
su tale dossier (…) Israele ritiene che non sia appropriato concludere
commerci con l’Iran nel momento in cui la comunità internazionale si
sforza di indurlo a rinunciare al suo programma nucleare ».

Unendo le pressioni personali alle ingiunzioni diplomatiche, il movimento
sionista ha organizzato una campagna ad hominem contro la signora Calmy-Rey. Sono state diffuse delle immagini del suo incontro con il
presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad in cui si vede il diplomatico
con la testa coperta da un velo bianco. Diverse associazioni sono
allora intervenute per deplorare che Micheline Calmy-Rey si fosse
piegata alle usanze locali e avesse indossato « un segno di
sottomissione della donna ». Ella ha risposto : « Non è stato un atto
di sottomissione, né per me né per le persone che mi hanno
accompagnato. Anche in Svizzera ci sono delle donne che portano il velo
senza che questo sia un segno di sottomissione. Non ho voluto creare un
incidente diplomatico. »

16 marzo 2008

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