Ciclone Al-Aqsa, decolonizzazione e Sud Globale

InfoPal. Di Angela Lano. Ciò che sta accadendo in Palestina è senza precedenti, nella Storia recente di questa terra colonizzata e oppressa, e va inteso all’interno di un più ampio processo geopolitico internazionale. Si tratta, infatti, di una battaglia de-coloniale, di una ribellione popolare, di una resistenza armata ben organizzata contro l’occupante israeliano, i cui servizi di intelligence e capacità militari non sono poi così perfetti come l’hasbara (propaganda) vorrebbe. Un colonizzatore che arrivò dall’Occidente durante il colonialismo anglosassone di un secolo fa volto alla conquista di aree importanti, a livello di risorse e di posizione strategica, del Medio Oriente.

La battaglia Ciclone Al-Aqsa è una battaglia a 360 gradi del popolo palestinese contro il suo centenario oppressore: il sionismo e i suoi coloni (vecchi e nuovi, perché la differenza tra loro è davvero inesistente), e la politica genocida, di pulizia etnica, di aggressioni brutali, di violenza psicopatica, di rapina, di incarcerazione politica di massa, di stupro della vita dei giovani, di violazioni dei luoghi santi e della stessa Storia e Cultura della popolazione autoctona. In una parola: è un processo di decolonizzazione ascrivibile a dinamiche simili in atto in Africa – pensiamo, ad esempio, al Niger che, finalmente, si sta liberando dai colonizzatori schiavisti e ladri di risorse francesi -, pienamente inserito nei rapidi e potenti cambiamenti geopolitici del Sud e dell’Est del mondo contro il Potere egemonico occidentale.

I Palestinesi stanno scacciando i coloni che avevano sottratto e occupato l’area intorno alla Striscia di Gaza – si parla di decine di colonie liberate -, e pare che siano riusciti a riaprire il corridoio fino alla Cisgiordania, dove i loro connazionali stanno lottando contro la barbara occupazione quotidiana sionista.

Il fatto che il mondo non sia più unipolare, sotto gli stivali da guerra angloamericani/NATO, ma multipolare e per una grande parte si stia rivolgendo a Oriente, e non più all’egemonico e tirannico Occidente, dà alla battaglia per la decolonizzazione palestinese una prospettiva globale, forte e coerente con i nuovi scenari geopolitici in atto.

Ovviamente, politici, governanti e i media mainstream (tutti appartenenti a una manciata di corporazioni internazionali che fanno capo alla Cupola finanziaria angloamericana) fanno a gara nel condannare i “terroristi di Hamas” e nell’ostentare la bandierina dello Stato canaglia israeliano come forma di solidarietà razzista e suprematista verso uno degli ultimi vessilli di colonialismo dell’Occidente al collasso. In questo sono scontati e prevedibili – tutti, governi e loro finte opposizioni, piuttosto patetiche e inutili -, ma non cambieranno il nuovo corso della Storia del Sud Globale di cui la Palestina decolonizzata è pienamente parte.