Conflitti coloniali o guerre di religione? Il fondamentalismo alla riscossa

-598956433Di Angela Lano. Stamattina avevo deciso di non commentare più gli abomini israeliani…Scusate, non ce la faccio.

I nostri volgari media di disinformazione ci raccontano che i Palestinesi sono “terroristi” perché ogni tanto accoltellano qualche colono israeliano (colono=colonizzatore violento di una terra che non gli appartiene).
Ma i colleghi giornalisti, o dovrei dire, pennivendoli, sanno cosa vuol dire vedersi ammazzare davanti agli occhi una figlia di 2 anni? Un figlio adolescente, pieno di speranze? Una madre incinta? Un padre anziano?

Voi, che sporcate la carta con il vostro inchiostro al servizio delle veline dei più forti, o riempite gli schermi con le vostre menzogne, avete una coscienza? Avete figli? Sapete cosa si prova a vederseli sbranare ogni giorno dalla belva sionista fondamentalista ebraica?
Sì, diciamo questo nome, ebraico, perché per l’islam e il cristianesimo fondamentalisti non abbiamo paura ad usare certi termini e ad associarli con il “male”. Con l’ebraismo no, perché scatta l’autocensura. Sappiatelo: esiste un ebraismo fondamentalista, terribile e disastroso come quello cristiano, islamico, hindù, ecc. Come esiste un ebraismo pacifico e illuminato dalla scintilla di Dio, esattamente come per tutte le altre religioni. Negare la parte marcia, virulenta, sterminatrice significa negare anche la parte sana, luminosa, veicolatrice o custode di un’Antica Sapienza (pensiamo alla numerologia cabalistica, ad esempio).

Quella in atto in Palestina è una lotta coloniale, sì, vecchia di oltre 100 anni e contemporaneamente nuova. Ma è anche una guerra di religione e un conflitto “etnico”. Infatti, i coloni che accoltellano e violentano tutti i giorni i Palestinesi lo fanno nel nome distorto della loro religione.
Quando orde di coloni e soldati scorrazzano per i cortili di al-Aqsa, a Gerusalemme, lo fanno con i loro testi sacri in mano e non in nome di una qualche teoria socialista di vita comunitaria in qualche kibbutz.
I Palestinesi che difendono al-Aqsa lo fanno per rispettare il loro luogo sacro, il terzo dell’Islam, e non perché è un sito dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Non limitiamoci alle analisi marxiste o laiche che arrivano fino a un certo punto: cioè al materiale. Ci sono elementi immateriali che vengono tenuti fuori dalle dotte analisi, ma che sono potentissimi quanto e più di quelli materiali.

In tutto il Vicino e Medio Oriente è ormai in atto da anni un conflitto su base “etnico”-religiosa, che le potenze coloniali occidento-arabe usano, strumentalizzano, fomentano, finanziano, armano, ecc., per i soliti scopi coloniali. Ma sono cause esterne e interne che si mescolano e alimentano producendo gli effetti devastanti che abbiamo davanti agli occhi.