Continuano gli scontri tra membri di Fatah e forze esecutive ministeriali: 1 palestinese ucciso e 36 feriti.

La guerra civile è all’orizzonte. Ve ne sono le premesse. Chi, oltre a Fatah, ne promuove la causa? La tattica usata è sempre la stessa, come in tutti i conflitti del pianeta: divide et impera. A chi giovano questi scontri intestini ormai diffusi anche nei Territori della West Bank e non solo più nella Striscia di Gaza? Perché gruppi di palestinesi si stanno prestando a questo gioco al massacro che va solo a discapito della popolazione e della causa palestinese?

Dal nostro corrispondente.

Un palestinese attivista di Fatah è stato ucciso e 36 altre persone sono state ferite: questo è il tragico bilancio degli scontri nel campo profughi di Al- Bureij, tra sostenitori di Fatah, che avevano inscenato una protesta, e le Forze Esecutive del ministero degli Interni intervenute per disperderli.

Fonti sanitarie nell’ospedale Martiri di Al-Aqsa nella città di Deir Al-Balah, hanno reso noto che un cittadino, Ashraf Abu Dalal, 26 anni, è morto e che 36 altri sono stati feriti.

L’attivista stava cercando di tirare una bomba contro l’abitazione di uno dei leader del movimento di Hamas nel campo profughi di Al-Bureij.

L’incidente è scoppiato durante la marcia di ieri sera organizzata dal movimento di Fatah nel campo profughi di Nusseirat – marcia che è giunta fino al vicino campo di Al-Bureij, invadendone le strade.

Fonti locali hanno raccontato che i manifestanti hanno sparato e lanciato sassi contro la casa di Sheikh Mohammed Taha, uno dei leader di Hamas – un personaggio noto e stimato tra la popolazione di Gaza.
Testimoni oculari hanno spiegato che Abu Dalal ha lanciato la bomba contro la moschea nei pressi all’abitazione di Taha, ma gli è scoppiata vicino e lo ha ucciso all’istante. 

I manifestanti hanno spaccato le finestre della casa di Taha e della vicina moschea di Takwa.

Centinaia di abitanti del campo di Al-Bureij si sono recati da Taha a portargli solidarietà e a condannare l’attacco.

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