“Il suo cuore potrebbe arrestarsi da un momento all’altro per quanto è debole”, avevano ammonito attivisti dei Diritti Umani che l’avevano incontrata nella clinica israeliana Meir dove era ricoverata da tempo.
In seguito a un accordo raggiunto tra le parti, con la mediazione di organizzazioni internazionali, Israele ha deciso di rilasciarla, deportandola a Gaza – dove vi resterà 3 anni – anziché farla rientrare a casa, a Jenin.
Rilasciata ieri, ash-Shalabi ha potuto incontrare i genitori prima di essere deportata a Gaza a bordo di un’ambulanza attraverso il valico di Beit Hanoun (Eretz), dove è arrivata nel tardo pomeriggio.
L’ex detenuta è stata subito trasferita all’ospedale ash-Shifa dove il medico Yahiya Khader, ha detto: “Hana’ non è più in pericolo di vita, sebbene vada alimentata gradualmente, poiché è disidratata e ha perso molto peso”.
L’ex detenuta ha ammesso di aver subito pressioni senza precedenti da parte dell’Intelligence sionista per porre fine al proprio sciopero.
Nel debole commento rilasciato alla stampa da Gaza, Hana’ ha affermato: “Sono comunque a casa mia”.