Egitto: rabbia tra gli egiziani in seguito all’aggressione israeliana contro Gaza

Il Cairo-Quds Press. L’ultima aggressione israeliana condotta a Gaza ha suscitato forti reazione in tutto l’Egitto, le richieste popolari spingono per l’adozione di posizioni ufficiali più efficaci, atte a fermare l’aggressione sionista.

Movimenti popolari, politici e religiosi egiziani hanno ribadito la necessità di sostenere Gaza, con l’adozione di misure più decise, in linea con il cambiamento rivoluzionario che ha avuto luogo in Egitto. 

Mohamed Mukhtar al-Mahdi, segretario generale delle associazioni religiose in Egitto, e membro del Consiglio dei veterani di al-Azhar, ha affermato che quanto sta accadendo a Gaza è “naturale e logico, perché il risveglio del mondo arabo ha allarmato Israele avvertendola che il genio è uscito dalla bottiglia, e che essa dovrà confrontarsi con tutta la nazione islamica”. 

Dobbiamo prepararci per affrontare i sionisti, prima con l’unità del pensiero e gli obiettivi, poi preparando i mezzi e mobilitare i giovani e la nazione e far conoscere loro il pericolo sionista sulla terra Santà”, ha aggiunto al-Mahdi. 

Per Mohammed Seif el-Dawla, consulente politico del presidente egiziano Mohammed Mursi, “l’aggressione israeliana contro Gaza è diretta contro l’Egitto ancor prima della Palestina. Israele ha voluto rivolgere un messaggio, il cui contenuto indica che le sue mani, legate negli ultimi mesi a causa della rivoluzione egiziana, ora non lo sono più”. 

Gli israeliani hanno voluto colpire la rivoluzione egiziana e la popolarità del presidente Mursi; Israele, eliminando materialmente Ahmad al-Ja’bari, ha inteso assassinare moralmente il presidente egiziano”, ha dichiarato Seif el-Dawla, sottolineando le decisioni prese dalla presidenza egiziana dopo l’aggressione, compreso il ritiro dell’ambasciatore egiziano da Tel Aviv. 

Ahmed Bahaa’ Eddin Sha’aban, segretario generale del Partito socialista d’Egitto, e coordinatore dell’Associazione nazionale per il Cambiamento, ha condannato “l’atteggiamento vergognoso della comunità internazionale, e le forze che si definiscono democratiche ma adottano dei concetti ambigui per delineare i diritti umani”, sottolineando la mancanza di reazioni, a livello internazionale, atte a frenare l’aggressione. Egli ha esortato Mursi a “sospendere le relazioni con Tel Aviv e fermare il processo di normalizzazione, per costringerla a frenare la sua aggressione”. 

Magdy Qarqar, segretario generale del Partito laburista egiziano, ha dichiarato che “il nemico sionista sceglie attentamente la tempistica delle aggressioni: esso è preoccupato dagli islamisti arrivati al potere in Egitto, sapendo benissimo che i suoi comportamenti avranno delle conseguenze negative, alla luce della cooperazione tra l’Egitto e la Palestina, dovuta alla posizione preminente che la causa palestinese occupa nell’ideologia degli egiziani”. 

Secondo Qarqar, Tel Aviv è consapevole del fatto che “l’Egitto si trova in una situazione di instabilità, a causa delle lacune nelle sue istituzioni legislative, il che spinge gli egiziani ad occuparsi delle proprie faccende interne, a scapito di quelle estere. Tutto ciò ha dato l’opportunità ai sionisti, che hanno potuto aggredire Gaza”. 

Tuttavia egli ha voluto aggiungere che “essi (gli israeliani) non sanno che il popolo egiziano è più attaccato alla causa palestinese che ai suoi propri interessi. Inoltre, i sionisti non hanno tratto la lezione dell’aggressione condotta contro Gaza nel 2009, quando la resistenza palestinese diede una lezione da non dimenticare. 

Abdullah Omar, il figlio dello Shaykh Omar Abdel Rahman, leader spirituale della Jama’a al-Islamia (il Gruppo islamico), ha affermato che dopo la rivoluzione egiziana e la destituzione del tiranno Mubarak, “il popolo egiziano si deve preparare spiritualmente e materialmente ad una soluzione radicale della questione palestinese, e gli ultimi avvenimenti nella Striscia di Gaza lo confermano”.