Washington – The Palestine Chronicle. Dopo aver recentemente negato al direttore di Palestine Chronicle, Ramzy Baroud, il suo status di “amministratore” sulla pagina Facebook di Palestine Chronicle, altri editori del giornale sono stati informati che la pagina potrebbe essere limitata o rimossa completamente.
“Lunedì 12 dicembre ho ricevuto una notifica che mi informava che il mio account del profilo Facebook era stato limitato e che erano state imposte ‘restrizioni multiple'”, ha dichiarato Romana Rubeo, caporedattore di Palestine Chronicle.
Il motivo dietro l’avvertimento è una foto di Palestine Chronicle che mostra un combattente di Hamas che indossa le insegne della Tana dei Leoni.
Il giorno seguente è arrivato un altro avvertimento, questa volta rivolto alla pagina di Palestine Chronicle.
“L’altra notifica è arrivata martedì, avvertendo che la nostra pagina è ‘a rischio di essere rimossa e ha una distribuzione ridotta ed altre restrizioni, a causa delle continue violazioni degli standard della comunità'”, ha aggiunto Rubeo.
Il motivo era lo stesso, ossia l’uso di foto di combattenti palestinesi, o palestinesi comuni che portavano manifesti di combattenti palestinesi.
“Questo è oltraggioso perché siamo un giornale, registrato negli Stati Uniti come organizzazione educativa”, ha detto il direttore di Palestine Chronicle, Ramzy Baroud. “Pubblichiamo immagini e video che sono coerenti con le notizie del giorno o corrispondono alle caratteristiche e ai commenti”.
Baroud ha aggiunto: “Immaginate che il New York Times venga limitato per l’utilizzo di immagini di combattenti appartenenti ad un’organizzazione ritenuta terroristica dal Dipartimento di Stato degli USA. È uno standard del settore da fare. Altrimenti è solo pessimo giornalismo”.
Quella logica non ha risparmiato le pagine di Baroud, poiché gli è stato negato l’accesso a diverse pagine Facebook relative ai suoi libri e tour di conferenze, e alla fine allo stesso Palestine Chronicle.
The Palestine Chronicle non è l’unica vittima delle pratiche anti-palestinesi di Facebook. Il popolare giornale palestinese in inglese e francese, tuttavia, è stato sottoposto ad un controllo incessante da parte di Facebook, Instagram e altre piattaforme di social media.
Nel dicembre 2021, un’indagine indipendente avviata da Human Rights Watch ha rilevato che “Facebook ha rimosso e soppresso ingiustamente i contenuti dei palestinesi e dei loro sostenitori, comprese le violazioni dei diritti umani commesse in Israele e Palestina durante le ostilità del maggio 2021”.
“Oltre a rimuovere i contenuti in base alle proprie politiche, Facebook spesso lo fa per volere dei governi. Il governo israeliano è stato aggressivo nel cercare di rimuovere i contenuti dai social media”, continua il rapporto.
Nel settembre 2022, un rapporto della stessa Facebook ha illustrato come il gigante dei social media viola costantemente “i diritti degli utenti palestinesi alla libertà di espressione, di riunione, partecipazione politica e non discriminazione, e quindi […] la capacità dei palestinesi di condividere informazioni e approfondimenti sulle loro esperienze nel momento in cui si sono verificate”.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.