Famiglia di un insegnante palestinese ucciso chiede di investigare sulla sua morte

412990CBetlemme-Ma’an. La famiglia di Yaqub Moussa Abu al-Qian, insegnante di matematica, cittadino palestinese di Israele, a cui le forze di polizia israeliane hanno sparato, uccidendolo, mercoledì scorso, hanno chiesto giovedì che la stessa polizia di Israele apra un’inchiesta sulla sua morte. 

La ONG Adalah – Centro Legale per i Diritti della Minoranza Araba di Israele, che rappresenta la famiglia di Abu al-Qian, giovedì ha reso pubblica una dichiarazione con la quale si chiede di aprire un’inchiesta sulle circostanze della morte di Abu al-Qian, che, come afferma Adalah, aveva cinquant’anni, sebbene dichiarazioni precedenti sostenevano ne avesse 47. 

La polizia israeliana sostiene che l’insegnante di matematica stesse compiendo un attacco con un’autovettura a seguito del quale è rimasto ucciso l’agente di polizia Erez Levi, 34 anni, anche se un elevato numero di testimoni e di ufficiali palestinesi con cittadinanza israeliana ha contestato la successione degli eventi fornita dalle forze di sicurezza israeliane, dicendo che gli ufficiali di polizia hanno aperto il fuoco contro Abu al-Qian nonostante egli non rappresentasse nessun pericolo in quel momento, facendogli perdere il controllo dell’autovettura con la quale ha poi colpito mortalmente Levi. 

Il membro della Knesset israeliana Taleb Abu Arar ha detto che la polizia ha ucciso Abu al-Qian a sangue freddo. Il sito israeliano di news Ynet ha riportato le sue parole: “La polizia lo ha ucciso senza nessun motivo. Le affermazioni secondo le quali egli abbia cercato di investire la polizia non sono assolutamente vere”. 

Abu al-Qian è stato ucciso mentre si trovava alla guida della sua auto, nel villaggio beduino di Umm al-Hiran, mentre gli israeliani si stavano preparando per le demolizioni di numerose abitazioni. Le manifestazioni di protesta si sono poi trasformate in violenti scontri durante tutta la giornata di mercoledì, quando le forze israeliane hanno utilizzato proiettili ricoperti di gomma, lacrimogeni e granate assordanti per reprimere violentemente gli abitanti locali e gli altri manifestanti venuti per dare appoggio agli abitanti che si erano riuniti per resistere contro le demolizioni. 

Il portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld, ha riferito in una dichiarazione che “un veicolo guidato da un terrorista del Movimento Islamico aveva intenzione di colpire numerosi agenti compiendo un attacco”, e che la polizia ha risposto sparando ed uccidendo il guidatore.

Un residente del villaggio ha dichiarato al sito israeliano di news Ynet che la polizia “è arrivata all’improvviso senza nessun avvertimento, mi ha buttato sul pavimento e mi hanno sparato ad una gamba. Mio zio, che loro dicono era un terrorista, era invece un insegnante di scuola… era nella sua auto per un normale viaggio e regolarmente segnalato”.

Anche altri testimoni oculari hanno riferito ad Adalah che Abu al-Qian stava cercando di allontanarsi dal villaggio ed ha perso il controllo della propria auto dopo che la polizia gli ha sparato.

Nella dichiarazione di giovedì, Adalah ha riportato che i genitori di Abu al-Qian ha chiesto alla ONG di rappresentarli e hanno domandato che la Divisione investigativa della polizia del ministero della Giustizia israeliano, “Mahash”, compia indagini sulle circostanze nelle quali è morto il loro figlio.

Secondo quanto riferito da Adalah, i suoi avvocati hanno inviato una lettera al Mahash nella serata di mercoledì rivelando che la sequenza video dell’incidente, effettuata dalla polizia, e le testimonianze di chi ha assistito ad esso, rivelano che gli agenti hanno aperto il fuoco contro l’auto di Abu al-Qian prima che lui accelerasse nella loro direzione. “Ciò contraddice totalmente quel che sostiene la polizia e cioè che Abu al-Qian abbia cercato di ‘speronarli’ con la sua auto”, afferma la dichiarazione.

Adalah ha anche sottolineato il fatto che, secondo i testimoni, gli agenti di polizia hanno impedito all’ambulanza di avvicinarsi al luogo dell’accaduto e non hanno permesso ai medici di soccorrere Abu al-Qian per almeno tre ore dal momento della sparatoria.

“Anche solo questo fatto indica che le forze di polizia hanno violato la legge e sorgono domande sulla credibilità della testimonianza della polizia per quel che riguarda l’esatto svolgersi degli eventi durante l’accaduto”, rivendica Adalah.

Gli avvocati della associazione hanno anche fatto rilevare che gli agenti israeliani ad Umm al-Hiran “non hanno agito in base ai regolamenti della polizia riguardanti l’uso delle armi, secondo i quali gli agenti possono aprire il fuoco soltanto come ultima possibilità, e solo allo scopo di scongiurare un immediato pericolo”.

Adalah ha chiesto “una azione immediata per effettuare l’autopsia sul corpo senza ritardi e prima del funerale. Anche noi allo stesso modo chiediamo che venga condotta una autopsia sul corpo dell’agente di polizia che è rimasto ucciso quando è stato colpito, apparentemente, dall’auto di Abu al-Qian”.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi