Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato alla Campagna “Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana”, sabato 8 giugno a Piazza del Popolo a Roma. Contro l’uso dello Sport per legittimare l’occupazione israelo-sionista e alle violazioni dei Diritti umani in Palestina.
Coloro che hanno deciso organizzare un Campionato Europeo di Calcio, la Coppa UEFA Under 21 in Israele: un Campionato Europeo in un paese Asiatico, cosa hanno voluto dire?
Hanno voluto dare appoggio materiale, morale e politico a una potenza militare (Israele possiede il quarto esercito al mondo, dopo quello cinese): occupante, oppressiva, aggressiva, razzista, hanno voluto premiare uno Stato che ha fatto dell’abuso e della violenza, della violazione e della negazione di ogni diritto ai palestinesi e da più di 65 anni, una pratica e un dottrina.
Abbiamo chiesto ed insieme a noi tanti al mondo – ricordiamo Desmond Tutu, Ken Loach e tanti altri -, di spostare i Campionati europei in un Paese europeo, ma non hanno voluto sentire, rimanendo sordi, ciechi, zitti e complici (la politica delle tre scimmie).
SPORT = PACE, tolleranza, solidarietà, fratellanza fra gli uomini e i popoli del mondo. Israele ha distrutto tutte le infrastrutture palestinesi: gli Stadi, le palestre, i centri sociali e culturali, le scuole e gli ospedali. Ha arrestato vari giocatori della Nazionale palestinese (Mohammed Nimr, Omar Abu Rois e tutti si ricordano il caso di Mahmoud Sarsak…), limita e impedisce il loro movimento e spostamento.
Tutto il mondo sa che la maggior parte degli Stadi israeliani dove si giocano le partite, sono stati costruiti sui villaggi e paesi palestinesi rasi al suolo e cancellati dalla faccia della terra (più di 532) nel 1947-1948, durante la Nakba palestinese (la Catastrofe).
Qualcuno ha detto che l’Europa ha accolto Israele a giocare nel suo Campionato di Calcio per il rifiuto degli arabi a farla aderire al Campionato Asiatico, però non ha detto che lo sport è pace e Israele non vuole fare Pace con gli arabi e con i palestinese.
Pace vuol dire che Israele dovrà prima di ogni cosa definire i suoi confini (l’unico Stato al mondo che non ha depositato i suoi confini presso l’ONU), riconoscere lo Stato Palestinese sulla base dell’opzione 2 Stati per 2 popoli, bloccare la costruzione delle colonie e ritirarsi dai territori occupati palestinesi. Gli arabi avevano offerto la pace ad Israele, il riconoscimento e le relazioni diplomatiche e commerciali complete attraverso il Piano Arabo per la Pace del 2002 di Beirut, al quale la risposta di Sharon è stata immediata: Non abbiamo bisogno del vostro riconoscimento.
Israele non può pretendere tutto dai palestinesi e dagli arabi senza volere vivere in Pace e Sicurezza con i suoi vicini, la Comunità Internazionale dovrà costringerlo ad accettare le regole della convivenza civile sulla base delle risoluzioni ONU e della Legalità Internazionale.
L’Europa deve uscire dal suo silenzio, indifferenza, ipocrisia e complicità con lo stato sionista, riaffermando di fatto i suoi fondamenta e principi di libertà, di giustizia, di uguaglianza e di pace.
La Palestina deve VIVERE e deve essere riconosciuta in pieno, deve essere riconosciuto il diritto all’Autodeterminazione, allo Stato Palestinese con Gerusalemme Est, sua Capitale, il Diritto al Risarcimento e al Ritorno dei palestinesi cacciati con la forza delle armi, dalle loro case e dalle loro terre, applicando le risoluzione ONU al riguardo, la n.194 del 1948.
Essere a fianco del popolo palestinese, vuol dire sentirsi vicini a una storia di diritti violati, di abusi e di violenza, di negazione dell’identità: è una questione di civiltà.
Un cartellino rosso all’Apartheid israeliana deve essere dato…