Gerusalemme-Imemc. Pubblicato dall’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA): Dichiarazione rilasciata da Jamie McGoldrick, Gwyn Lewis e James Heenan.
Stiamo seguendo da vicino gli sviluppi nell’area di Sur Bahir del Governatorato di Gerusalemme. Diciassette palestinesi, compresi nove rifugiati, sono a rischio di sfratto e oltre 350 persone rischiano la perdita massiccia di proprietà, a causa dell’intenzione delle autorità israeliane di demolire 10 edifici, inclusi circa 70 appartamenti, a causa della loro vicinanza alla barriera con la Cisgiordania. Un mese fa, in seguito all’esaurimento di quasi tutte le misure legali interne, le forze israeliane hanno inviato ai residenti un “avviso di intenzione di demolizione” [scaduto giovedì 18 luglio].
Demolizioni e sgomberi forzati sono alcune delle molteplici pressioni che generano il rischio di sfratto forzato per molti palestinesi in Cisgiordania. I residenti di Gerusalemme Est e le aree adiacenti sono stati particolarmente colpiti, con un significativo aumento delle demolizioni nel 2019.
Tra i diciassette palestinesi ora a rischio di sfollamento, nove di loro sono rifugiati palestinesi, tra cui una coppia di anziani e cinque bambini. Per molti rifugiati in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, lo sfratto è sia una memoria viva sia un rischio imminente. Lo sfollamento, in particolare per i più vulnerabili, è traumatico e ha conseguenze durature.
Ci uniamo ad altri della comunità internazionale, chiedendo ad Israele di fermare i piani per demolire queste ed altre strutture e di mettere in atto politiche di pianificazione equa che consentano ai palestinesi residenti in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, di soddisfare le loro esigenze abitative e di sviluppo, in in linea con i suoi obblighi in quanto potenza occupante.