‘Gli Usa peggio dell’Iran’.

D’Escoto: «All’Onu chiamato da Dio. Gli Usa peggio dell’Iran»
(Intervista a Miguel D’Escoto)

Corriere della Sera

Parla il prete sandinista presidente dell’Assemblea generale

Scomunicato da Giovanni Paolo II, negli anni Ottanta sfuggì a un
tentativo di avvelenamento della Cia

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK – Ha perdonato sia gli americani, che negli anni Ottanta
cercarono di assassinarlo col cianuro, sia il Vaticano, che lo
scomunicò ai tempi di papa Giovanni Paolo II, col beneplacito
dell’allora cardinale Ratzinger. È certo che a chiamarlo al Palazzo di
Vetro sia stato Dio e non ha dubbi circa la sua missione: «Realizzare
la mia vocazione sacerdotale di missionario di Dio al servizio dei
poveri e diseredati; costruire la pace e la giustizia nel mondo». «La
verità più importante da cui dipende la nostra stessa sopravvivenza è
che siamo tutti fratelli e sorelle», racconta al Corriere Miguel
D’Escoto, il prete cattolico ed ex ministro degli Esteri del governo
sandinista nicaraguense di Daniel Ortega che il mese scorso è stato
eletto presidente della 63esima Assemblea generale dell’Onu. La stessa
che venerdì ha bocciato l’ingresso dell’Iran nel Consiglio di sicurezza
come membro non permanente.

Quella dell’Iran era dunque una candidatura sbagliata?
«Ogni membro Onu ha diritto di aspirare a quel posto: fa parte della
dinamica democratica. I membri che non adempiono alle risoluzioni del
Consiglio di sicurezza non dovrebbero farne parte? Ma allora diciamo
che nessun Paese della terra ha violato più risoluzioni Onu degli Usa,
il cui complesso di superiorità e ipocrisia nell’usare metri diversi
sono sconfinati».

A che cosa si riferisce in particolare?
«Il peggiore crimine impunito perpetrato oggi nel mondo è la guerra in
Iraq, priva di qualsiasi giustificazione legittima e in violazione
dello statuto Onu».

Un mese fa l’ambasciatrice d’Israele Gabriela Shalev l’ha criticata per
aver abbracciato Mahmoud Ahmadinejad dopo il suo discorso scriteriato
di fronte all’Assemblea generale.
«La Shalev è l’unico ambasciatore che non ho ancora incontrato e spero
di colmare presto la lacuna. Mi auguro anche che Israele inizi a
rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza sui territori
occupati, invece di trincerarsi dietro i continui veti Usa».

Come giudica la rinascita dell’America Latina e il tentativo russo di
rimpiazzare gli Usa nella regione?
«I russi non hanno mai coltivato mire espansionistiche in America
Latina, che ha sofferto le conseguenze dell’imperialismo americano. Ma
quella fase è finita perché le masse guidate dai leader del gruppo Alba
(Alternativa bolivariana para los pueblos de nuestra América) hanno
riconquistato il diritto di decidere il proprio destino. Il sueño de
Bolívar di unificazione del continente sta per realizzarsi. Non avrei
mai immaginato di vivere abbastanza per vedere quel giorno. È l’inizio
di una nuova era, grazie a Dio, la migliore della nostra storia».

Cosa pensa della proposta di John McCain di creare una «Lega delle
nazioni» di Paesi amici per bypassare l’Onu?
«È destinata a fallire perché i comportamenti imperialisti sono
incompatibili con lo statuto Onu. Siamo le Nazioni Unite non le Nazioni
Asservite».

Tifa per Obama?
«Tifo per il presidente che ami l’America abbastanza da capire che non
è mai stata più impopolare nel mondo e si impegni a riscattare la sua
reputazione di Stato farabutto e guerrafondaio. Nessuno poteva
danneggiarne l’immagine più di quanto hanno fatto i suoi leader».

Ha fatto pace con il Vaticano?
«Non sono tipo che serba rancori e comunque non ho tempo per litigare
con la Santa Sede. Ho buoni rapporti con l’arcivescovo Celestino
Migliore, nunzio apostolico osservatore permanente all’Onu. Amo la mia
chiesa e ringrazio tutti i giorni Dio per avermi guidato al sacerdozio.
Ho assolto anche i sicari della Cia, perché il perdono è essenziale per
la vita. Il contrario è la morte».

Che tipo di riforma del Consiglio di sicurezza vorrebbe vedere?
«Serve una redistribuzione di potere più equilibrata che includa le
varie zone geografiche. Il potere di veto è andato alla testa degli Usa
e sarebbe importante che nessuno si sentisse più al di sopra delle
leggi umane e divine».

Come giudica il ruolo dell’Italia in seno all’Onu?
«È molto importante e mi auguro che continui a esserlo. Nessuno può
sedersi sugli allori perché il mondo è in un caos inenarrabile in cui è
stato cacciato dal nostro folle egoismo. L’unica via d’uscita è la
fratellanza e l’amore: questo è il messaggio che voglio portare dal
pulpito delle chiese all’Onu».

Alessandra Farkas
Corriere della Sera, 23 ottobre 2008

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