GRTv. Egitto: la Cia sostiene la Fratellanza e la dittatura giova agli Stati Uniti

Nell’ambito del vasto e complesso dibattito, spesso contraddittorio, sulle Primavere arabe, pubblichiamo qui di seguito un articolo di GRTv , “Egitto: la Cia sostiene la Fratellanza e la dittatura giova agli Stati Uniti”, pur non condividendo la linea tranciante dell’analisi. Verità e manipolazione, nelle rivolte popolari arabe, non possono essere distinte così nettamente da riuscire a emettere un giudizio così definitivo quando la cronaca è ancora in atto. Giudizi di merito chiari potranno essere dati soltanto tra qualche tempo, quando la cronaca diventerà storia, facendo tuttavia attenzione a non accreditare, come sempre accade, la versione dei “vincitori”, chiunque essi saranno.

L’Egitto è esploso un’altra volta, la Siria è in fiamme, la Libia è a pezzi e priva di guida e il “nuovo” governo della Tunisia si batte per reinventare il Paese. Le proteste sono di nuovo all’ordine del giorno. È questa la prova del fallimento della Primavera araba?

È raro che una “rivoluzione” svanisca inosservata. Ma ciò che sta avvenendo nel mondo arabo è un vero e proprio disastro. La speranza di un cambiamento reale è stata violentemente rimpiazzata dalla disperazione e dalla frustrazione.

La folla sta nuovamente occupando le strade in Egitto, con assembramenti nell’ormai famosa piazza Tahrir, in segno di protesta contro il neo-eletto presidente-faraone Mohammed Morsi, avido di poteri auto-conferitisi, e contro la costituzione a base islamica.

Anche i tunisini sono nuovamente scesi nelle strade, questa volta per protestare contro il fallimento del nuovo governo nell’affrontare l’aumento della disoccupazione e della crescita vertiginosa del debito. Le nuove proteste e gli scontri durano ormai da due mesi: numerose sono le vittime e più di 400 i feriti.

Lo scenario libico non è migliore: il paese in frantumi continua ad essere diviso dal caos, da lotte meschine e dall’influenza occidentale. Bengasi è diventata il centro dei disordini e il legame violento della “liberazione” a guida statunitense continua.

Fazioni come i Fratelli musulmani, in combutta con l’Occidente sotto gli auspici del popolo, fanno giochi pericolosi. Ma la loro ricomparsa e il loro desiderio di imporre un credo islamico radicale sono in realtà salutate con favore da Washington, come ritiene l’analista geopolitico F. William Engdahl.

“È un veicolo, un’organizzazione islamica internazionalista, una società segreta simile alla massoneria, le cui azioni non sono trasparenti. La Cia ha avuto a che fare con la Fratellanza da quando la spostò dall’Egitto all’Arabia Saudita, nei primi anni Cinquanta, e prima di allora se ne occupò l’intelligence britannica. Così, conoscendola dall’interno, sentono di avere una sorta di controllo sulla Fratellanza, e potrebbero riservare delle sorprese”.

Ma nonostante questi movimenti alquanto sinistri, le proteste e le rivolte a cui stiamo assistendo ora sono in un certo senso più reali di quelle che hanno dato il via alla Primavera araba. Sembra quasi che la gente abbia finalmente trovato la forza e la voce per capovolgere ciò che ha finora subito. È come se fosse stato strappato il velo dai suoi occhi rivelando la farsa per quello che è. Il pericolo è che, quando le emozioni sono forti, si rischia di essere sfruttati.

Traduzione per InfoPal a cura di Stefano Di Felice