Gaza – Speciale InfoPal. Si è spenta ieri mattina in un ospedale israeliano una ragazza palestinese di 18 anni. E’ un’altra vittima di “Piombo Fuso”, la guerra che Israele lanciò contro Gaza tra il 2008 e il 2009.
Hanin Abu Jalalah, del campo profughi di Bureji, al centro di Gaza, era stata raggiunta da armi al fosforo bianco utlizzato da Israele anche nei missili, mentre si trovava davanti casa.
Era stata ricoverata al locale ospadale ash-Shifa, per poi iniziare una trafila tra gli ospedali di al-Quds (Gerusalemme) e altrove, in Israele (Territori palestinesi occupati nel ’48, ndr).
Il nostro corripondente da Gaza ha raggiunto per telefono la madre di Hanin. La donna è riuscita a raccontare cosa è accaduto con esattezza: “Hanin soffriva di crisi respiratorie perché aveva inalato passivamente il fosforo bianco che le aveva infettato i polmoni. Dapprima, in un ospedale a Gerusalemme si erano rifiutati di prelevare un campione da analizzare, cosa che è stata fatta successivamente nel centro Hadassah”.
Il padre ha aggiunto: “Ci avevano rassicurato che l’operazione di prelievo sarebbe durata appena 10 minuti e, invece, ci hanno impiegato tre ore, a partire dalle quali mia figlia è entrata in coma per restarvi 18 giorni fino a quando, ieri è morta”.
Nonostante il dolore, la madre trova la forza di esprimere la propria opinione: “E’ Israele il responsabile della morte di mia figlia. E’ un caso di negligenza medica e, fino ad ora, il personale medico si rifiuta di consegnarci una copia della cartella clinica di Hanin”.
Il corpo senza vita di Hanin è rientrato a Gaza ieri pomeriggio per la sepoltura nel campo profughi dove viveva.
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